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Il percorso lavorativo delle donne con disabilità - Associazione ...

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significati profondi nella nostra vita attraverso la riflessione e la narrazione di ciò che<br />

abbiamo vissuto. Per questo le storie hanno un forte valore di empowerment per i gruppi<br />

che risultano svantaggiati all’interno <strong>delle</strong> relazioni di potere del nostro sistema sociale, ed<br />

è anche per questo che l’intervista narrativa è stata adottata in questa ricerca.<br />

I rac<strong>con</strong>ti autobiografici hanno la capacità di generare <strong>con</strong>oscenza. Permettono al ricercatore<br />

di tratteggiare una realtà sociale che esiste al di là <strong>delle</strong> vicende narrate e che viene descritta<br />

nel rac<strong>con</strong>to, ma anche di guardare alla singola storia come costrutto sociale. Consentono<br />

all’intervistato di prendere coscienza del significato della propria vicenda esistenziale. Fanno<br />

sì che il lettore possa apprendere dall’esperienza di altri.<br />

Benché alla narrazione autobiografica si possa applicare una metodologia di ricerca piuttosto<br />

uniforme, l’intervista narrativa è sostanzialmente un modello, che si applica diversamente in<br />

situazioni diverse<br />

[ Le fasi della ricerca ]<br />

[1] . A differenza dell’utilizzo di un questionario, l’intervista narrativa non<br />

<strong>con</strong>sente di disporre dei dati in forma aggregata, ma offre il vantaggio di non fornire all’intervistato<br />

una mappa precostituita attraverso la quale descrivere il territorio. All’intervistato<br />

si chiede di rac<strong>con</strong>tare liberamente quegli episodi della propria esperienza che <strong>con</strong>sidera<br />

significativi in riferimento all’oggetto della ricerca. A sua volta, l’intervistatore partecipa<br />

attivamente, scegliendo quando e come intervenire a sostegno del rac<strong>con</strong>to, attraverso<br />

sollecitazioni volte a focalizzare, approfondire e ampliare la narrazione, <strong>con</strong> l’obiettivo di<br />

arricchire il materiale senza influenzarne il <strong>con</strong>tenuto.<br />

Per lo svolgimento <strong>delle</strong> interviste, alle cinquanta <strong>donne</strong> che hanno accettato di rac<strong>con</strong>tare<br />

la propria storia è stato chiesto di narrare le esperienze più significative della propria vicenda<br />

lavorativa, ponendo domande solo allo scopo di approfondire ciò che veniva di volta in volta<br />

riportato. Le interviste sono state realizzate da tre coppie di ricercatori, ciascuna composta<br />

da almeno una donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>. Per garantire quanto più possibile omogeneità nelle<br />

modalità di lavoro, ciascuna coppia ha realizzato al suo interno un’intervista-pilota, in cui<br />

il ruolo dell’intervistata è stato ricoperto dalla ricercatrice <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>. Queste prime tre<br />

interviste sono entrate a far parte del campione finale, ma hanno avuto lo scopo primario<br />

di far riflettere gli intervistatori sulle “regole del gioco”. Esse sono state, infatti, registrate e<br />

discusse in gruppo, alla presenza di un esperto di metodologia della ricerca sociale <strong>con</strong> esperienza<br />

nel campo <strong>delle</strong> indagini sulla <strong>disabilità</strong> e nell’utilizzo degli strumenti di rilevazione<br />

adottati, al fine di definire una traccia <strong>con</strong>divisa di presentazione e sviluppo dell’intervista,<br />

nonché di individuare possibili modalità di sostegno al rac<strong>con</strong>to da utilizzare nelle diverse<br />

situazioni. Ciò ha avuto anche lo scopo fondamentale di sviluppare <strong>con</strong>sapevolezza nelle<br />

<strong>donne</strong> <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> presenti nel gruppo di lavoro, le quali hanno potuto imparare su loro<br />

[1]<br />

Cfr. R. Atkinson, L’intervista narrativa, Raffaello Cortina, Milano, 1998.<br />

9 ]

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