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Il percorso lavorativo delle donne con disabilità - Associazione ...

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espressamente voluta una mia collega perché stavo in carrozzina, se<strong>con</strong>do lei avrei potuto dare<br />

un’immagine sbagliata del servizio.<br />

– Ho fatto anche una selezione interna, ma la persona che lavorava là dentro mi ha detto “entri<br />

tu <strong>con</strong> la carrozzina ed esco io!”.<br />

In questi casi, la <strong>con</strong>sapevolezza della discriminazione si accompagna alla volontà di affermare<br />

i propri diritti. Non mi ci ha mandato la carrozzina in pensione e non ci riuscirà certo tizio!<br />

Tuttavia ciò che emerge è l’isolamento <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> intervistate, che combattono da sole le<br />

proprie battaglie e si trovano a gestire gli eventi a livello personale.<br />

Altre volte, nella <strong>con</strong>vinzione di agire per il bene <strong>delle</strong> persone <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>, colleghi e<br />

superiori tendono ad assumere un atteggiamento protettivo, che ostacola il processo di<br />

inclusione sociale. In questi casi, il <strong>con</strong>testo <strong>lavorativo</strong> restituisce una visione della <strong>disabilità</strong><br />

che non facilita i percorsi di empowerment, ma che trova comunque una giustificazione nei<br />

rac<strong>con</strong>ti <strong>delle</strong> intervistate. <strong>Il</strong> mio capo era totalmente impreparato rispetto alla <strong>disabilità</strong> che era<br />

molto impacciato e tendeva a non farmi fare niente per paura di chiedermi troppo.<br />

Se sono molti i casi in cui è evidente la mancanza di pari opportunità nell’ambiente <strong>lavorativo</strong>,<br />

altrettanti sono i rac<strong>con</strong>ti in cui si sottolinea l’importanza che il rapporto <strong>con</strong> i colleghi<br />

ha avuto nel <strong>percorso</strong> di ri<strong>con</strong>oscimento <strong>delle</strong> proprie potenzialità. I miei colleghi sono<br />

persone in gamba, hanno capito che dovevo fare da sola e non mi aiutavano se non ce n’era<br />

bisogno. Io lo vedevo che mi guardavano da lontano per capire se dovevano intervenire, ma non<br />

sono mai intervenuti nel momento in cui sapevano che io quella cosa la potevo fare da sola, ed<br />

è stato fondamentale anche questo punto.<br />

L’aspetto ritenuto cruciale è il non essere <strong>con</strong>siderata quella che ha bisogno d’aiuto, che<br />

fa meno degli altri, ma l’essere trattata alla pari. Ciò non significa negare i propri limiti, ma<br />

affermare la propria identità, comunicare <strong>con</strong> i colleghi, avere uno scambio, un <strong>con</strong>fronto,<br />

se non addirittura uno s<strong>con</strong>tro. Se noi abbiamo da ridire, litighiamo, perché quando tu non hai<br />

s<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> una persona significa che lei pensa “poveraccia, lasciamola stare”.<br />

Fondamentale nel <strong>percorso</strong> di empowerment, inteso come potenziamento <strong>delle</strong> capacità e<br />

della <strong>con</strong>sapevolezza, è la possibilità di sperimentare le proprie abilità e di vedere ri<strong>con</strong>osciuto<br />

il lavoro svolto.<br />

<strong>Il</strong> capo del personale è una persona eccezionale, mi ha dato la possibilità di esprimermi in altro<br />

modo, in un altro settore. Ho fatto una cosa ed è andata bene, ne ho fatta un’altra ed è andata<br />

bene, faccio questo nuovo lavoro e sta andando molto bene.<br />

– Ho avuto subito, da parte del mio dirigente, molti incarichi, mi sono sentita molto realizzata,<br />

ormai sono diventata un punto di riferimento anche per le mie colleghe. Ho tenuto degli sportelli<br />

d’ascolto, faccio i corsi di formazione, faccio mille cose.<br />

L’importanza di essere <strong>con</strong>siderata una “vera lavoratrice” emerge <strong>con</strong> evidenza nei rac<strong>con</strong>ti<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong> <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> intellettiva. I sentimenti di paura, disagio, ansia, agitazione, che<br />

vengono descritti come prevalenti nell’impatto <strong>con</strong> il mondo del lavoro, sono superati nel<br />

momento in cui si ha l’opportunità di sentirsi accettati nella propria diversità e ri<strong>con</strong>osciuti

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