S A F F O - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste
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Il componimento, in conformità con la prassi poetica greca del ripetere innovando (fare poetico<br />
euristico-imitativo) è impreziosito sia dal fitto impiego <strong>di</strong> un formulario, desunto dall'epos che ne<br />
denuncia l'impianto tra<strong>di</strong>zionale sia da neoformazioni, che ne evidenziano la novità formale e stilistica.<br />
La struttura del componimento ricalca quella dell'inno cletico e suggerisce pertanto la sua destinazione<br />
cultuale, un rito in onore <strong>di</strong> Afro<strong>di</strong>te durante una festa non ufficiale, celebrato all'interno <strong>di</strong><br />
un'associazione religiosa. Le stesse in<strong>di</strong>cazioni interne confermano l'ipotesi e in particolare il riferimento<br />
allo sgabello variegato, che si riferisce all'oggetto situato probabilmente nel tempio e fisicamente visibile<br />
dalle persone radunate per la preghiera (vd. frr. 86+60+65 e 40).<br />
Valore para<strong>di</strong>gmatico ha il contrasto amoroso, a causa del quale la dea è invocata. Anche la vicenda,<br />
che costituisce il fulcro del canto, è descritta in modo stereotipo (come già avvenuta più volte nella<br />
medesima maniera con altre fanciulle) perché risulti comprensibile e riconoscibile dall'u<strong>di</strong>torio. Proprio<br />
questa tra<strong>di</strong>zionalità, senza negare la realtà dell'accaduto, ne suggerisce la verità in<strong>di</strong>scussa, in modo<br />
conforme alla coeva prassi poetica riscontrabile nella produzione <strong>di</strong> Alcmane, <strong>di</strong> Ibico e <strong>di</strong> Anacreonte.<br />
Nei canti <strong>di</strong> Saffo non è raro imbattersi in espressioni pertinenti all'eros tra persone <strong>di</strong> sesso<br />
femminile. Ci sono accenni a rapporti amorosi fra la poetessa (frr. 1 e 94) e singole fanciulle o fra<br />
compagne d'età <strong>di</strong>versa, in cui la più adulta ssume il ruolo <strong>di</strong> amante e la più giovane quella <strong>di</strong> amata. In<br />
altri componimenti si allude a ragazze che si erano allontanate dal tiaso per sposarsi, a conferma della<br />
transitorietà delle relazioni omoerotiche intrattenute al suo interno (frr. 48; 49; 54; 94 e 96). A volte si<br />
trovano esplicite invocazioni all'entità religiosa, che costituiva l'essenza <strong>di</strong> quei rapporti (frr. 47; 54; 130;<br />
159 e 164), le cui indefinibili sembianze erano raffigurate da statue aniconiche nelle regioni, in cui il <strong>di</strong>o<br />
era oggetto <strong>di</strong> culto da tempo immemorabile (Paus. IX 27,1). In analogia con quelli maschili durante il<br />
simposio, attraverso Eros si instaurava il legame tra l'amante e l'amata nei gruppi femminili all'interno del<br />
tiaso. Per questo motivo il paredro <strong>di</strong> Afro<strong>di</strong>te era invocato come potenza indomabile, creatrice <strong>di</strong> tensioni<br />
e suscitatrice <strong>di</strong> desiderio; anzi la sua posizione subor<strong>di</strong>nata non ne <strong>di</strong>minuiva la funzione, che lungi<br />
dall'essere esclusivamente complementare alla dea dell'amore, era considerata ad<strong>di</strong>rittura in<strong>di</strong>spensabile<br />
per l'appagamento fisico del desiderio erotico.<br />
In alcuni componimenti sono descritte altre storie <strong>di</strong> amore ancora in atto, come nel fr. 48, dove Saffo<br />
canta l'appagamento <strong>di</strong> uno slancio passionale (vd. fr. 126):<br />
Venisti, bene facesti, io ti bramavo, refrigerio portasti nel mio cuore ardente <strong>di</strong> desiderio.<br />
Altri poemi si soffermano sul ricordo <strong>di</strong> felici relazioni riuscite nel passato (fr. 94):<br />
Davvero vorrei essere morta. Lei mi lasciava piangendo a lungo e così mi <strong>di</strong>sse: “Ahimè, come soffriamo<br />
terribilmente, Saffo, davvero a malincuore ti lascio,” E io così le rispondevo: “Va', sii felice e ricordati <strong>di</strong> me,<br />
sai, infatti, come ti avevamo a cuore; altrimenti io voglio richiamarti alla memoria le tue parole e quante<br />
piacevoli e belle esperienze provavamo. Molte corone <strong>di</strong> viole e <strong>di</strong> rose e <strong>di</strong> crochi accanto a me ti ponesti<br />
intorno al capo e gettasti molte ghirlande, intrecciate intorno al collo delicato fatte <strong>di</strong> fiori e con abbondante<br />
unguento floreale ... e con balsamo regale ti ungesti. E su morbi<strong>di</strong> coltri dalla delicata Sar<strong>di</strong> ... appagavi il<br />
desiderio <strong>di</strong> fanciulle ... Non c'era alcuna festa nuziale né santuario né .. da cui fossimo lontane, né bosco<br />
sacro, né luogo <strong>di</strong> danza, né strepito <strong>di</strong> crotali ...<br />
I carmi, in particolare i frr. 16; 94; 95 e 96, sono imperniati sul tema della lontananza. Frequenti,<br />
infatti, erano nel gruppo i momenti del <strong>di</strong>stacco, quando le ragazze raggiungevano l'età biologica per<br />
contrarre il matrimonio. Anche questi componimenti erano inseriti nella tra<strong>di</strong>zione lesbia, relativa ad<br />
Afro<strong>di</strong>te, ed erano contrassegnati da una forte tensione emotiva, formalizzata verbalmente attraverso<br />
l'assunzione <strong>di</strong> un lessico desunto dall'epica. Tuttavia l'uscita dal tiaso non era avvertita come un<br />
tra<strong>di</strong>mento, bensì come una necessità inevitabile; proprio allora, quando il legame fisico si interrompeva,<br />
se ne riaffermava l'intensità e l'ardore con un canto appropriato (fr. 31):<br />
Mi sembra che sia pari agli dèi quell'uomo che <strong>di</strong> fronte a te siede e da vicino ascolta attento te, che<br />
dolcemente parli e sorri<strong>di</strong> amabilmente; questo davvero il cuore nel petto mi sbigottisce: come, anche per<br />
poco, ti guardo ecco che non riesco più a parlare, ma la lingua è spezzata, un fuoco sottile subito sotto la pelle<br />
si è <strong>di</strong>ffuso rapidamente, con gli occhi nulla vedo, le orecchie ronzano, su me il sudore si spande e un tremito<br />
tutta mi cattura, più verde dell'erba sono, poco lontano dall'essere morta sembro a me stessa.<br />
Nel momento del <strong>di</strong>stacco, compreso nella sua ineluttabilità, avvertito con dolore e tristezza, ci si<br />
abbandonava ai canti, ricordando le piacevoli esperienze con<strong>di</strong>vise in precedenza (frr. 94; 96 e 16).<br />
In particolare la lettura del fr. 96 consente <strong>di</strong> cogliere preziose in<strong>di</strong>cazioni sulla funzione della poesia<br />
saffica:<br />
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