S A F F O - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste
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... non è lecito che tu, Mica, rida <strong>di</strong> noi ... ma io non te lo permetterò, ... preferisti l'amore <strong>di</strong> una Pentilide e<br />
questo ha morso, o volubile, i nostri cuori ...<br />
Nel fr. 155 si legge ancora un'ironica allocuzione in<strong>di</strong>rizzata a una ragazza appartenente al ghenos dei<br />
Polianatti<strong>di</strong>, forse Gorgò, acerrima nemica della poetessa.:<br />
Tanti saluti da parte mia alla figlia del Polianattide<br />
Le rivali erano apertamente insultate per la smodata lussuria (fr. 144), per la loro insolente arroganza<br />
(frr. 68 a+70+75 a; 90 e 133), o per il loro rozzo portamento nel fr. 57:<br />
Quale zotica ti ammalia la mente ... e chi, vestita <strong>di</strong> zotica veste ... non sa far calare i suoi straccetti fino alle<br />
caviglie?<br />
e per la mancata frequentazione con le arti delle Muse nel fr. 55:<br />
Morta giacerai, né più alcuna memoria <strong>di</strong> te vi sarà mai in avvenire: non hai parte delle rose <strong>di</strong> Pieria, ma<br />
sconosciuta anche nella <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Ade ti aggirerai vagando tra le tetre ombre <strong>di</strong> morti, quando sarai volata<br />
via da qui.<br />
Qui Saffo proclamava la convinzione nella capacità della memoria poetica <strong>di</strong> concedere la fama<br />
immortale anche nel regno dei morti, <strong>di</strong> cui, però, la sua ricca rivale, ignorante e insensibile (Plut. Quaest.<br />
conv. II 1, 2, 646e-f; Praec. coniug. 145f-146a; Stob. III 4, 12), non avrebbe mai potuto godere (vd. fr.<br />
147).<br />
La sua aggressività giambica, pur esprimendosi nei mo<strong>di</strong> e nelle forme della poesia <strong>di</strong> Lesbo, tuttavia<br />
aveva le medesime valenze e gli stessi obiettivi <strong>di</strong> quell'usata in area ionica da Archiloco e da Ipponatte.<br />
Esemplare è, a questo proposito, una parte del fr. 68 a+70+75 a:<br />
... alla mia terra una contesa all'improvviso mi cacciò via ... tuttavia il ricordo fu non pari agli dèi. ma andrò<br />
all'attacco della trista colpevole <strong>di</strong> quei tormenti e <strong>di</strong> queste ansie; con dolore la beata Artemide, che dall'alto<br />
domina, condurrà sotto il carro Andromeda, in modo che quella avrà vergogna del suo carattere non gentile,<br />
ma duro ...<br />
nonché l'ode, recentemente ricostruita da F. Ferrari, grazie alla combinazione <strong>di</strong> alcuni lacerti papiracei,<br />
contro la sua acerrima rivale Andromeda (fr. 86+60+65):<br />
... tranquilla ... tu, che da Zeus egioco ottenesti in sorte ... i bei ... vieni in mio soccrorso, o Citerea, che ti<br />
prego, ... con animo propizio ... ascolta la mia preghiera se mai anche un'altra volta... avendo lasciato Cipro,...<br />
al mio grido venisti ... per aspro affanno ... dagli dèi beati avendo ottenuto ... e anche questo mio male tu<br />
voglia eliminare; perciò tu, che fra tutte sei la dea dai pensieri più astuti, dai compimento al mio desiderio. Tu<br />
certo eri solita appagare ogni mia invocazione e per realizzare questo proposito adesso aiutami secondo<br />
l'animo mio. La dea mi rispondeva così: "Per te non è <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole questo motivo e quello che tu vuoi ...<br />
ottenere non è affatto eccessivo da avere ... infatti non può combattere con me neppure Andromeda, ma per ciò<br />
che ha fatto confidando in una vita voluttuosa non potrà sfuggire agli immortali; tu infatti sai bene che Nemesi<br />
colpisce chi me<strong>di</strong>ta infamie e prevale su tutti. O Saffo, poiché ti ama applicò al carro le ruote e per te la<br />
veneranda sovrana <strong>di</strong> Cipro andò a supplicare Zeus e il Cronide le accordò <strong>di</strong> concederti un grande dono: che<br />
tutti quanti il Sole splendente circonda con i suoi raggi ... ovunque siano raggiunti dalla tua nobile fama ... e<br />
che tu sulle rive <strong>di</strong> Acheronte ...<br />
Altri frammenti, in conformità con la consuetu<strong>di</strong>ne invalsa nei giambografi arcaici, contenevano<br />
invettive rivolte alle amiche per certi comportamenti aberranti (frr. 71+61+87 [14] e 91) contrari alla<br />
raffinatezza e al buon gusto che <strong>di</strong>stinguevano il tiaso saffico (vd. fr. 82).<br />
I rapporti all'interno del gruppo, in effetti, non erano sempre i<strong>di</strong>lliaci: a volte nascevano screzi e<br />
<strong>di</strong>ssapori, descritti poi nei canti eseguiti durante gli incontri con le compagne. Così Irene fu definita “la<br />
più fasti<strong>di</strong>osa” tra le ragazze (fr. 91), Girinno fu considerata “arrogante e vanitosa” (fr. 90 a col. III,<br />
13ss.), dopo l'incrinatura <strong>degli</strong> amichevoli rapporti con Saffo, come era successo tra le dee Niobe e<br />
Latona (fr. 142). Quella situazione non fu eccezionale, poiché altri e più gravi <strong>di</strong>ssensi si manifestarono<br />
provocando l'abbandono del gruppo, come capitò nel caso dell'amata Attide (fr. 49, vd. fr. 96) che passò<br />
nel gruppo <strong>di</strong> Andromeda, una nemica <strong>di</strong> Saffo (fr. 130):<br />
Ancora una volta Eros che le membra scioglie mi tormenta, dolce-amaro irresistibile rettile ... Attide, a te<br />
venne a noia darti pensiero <strong>di</strong> me, ma voli da Andromeda.<br />
In ogni caso l'aspetto educativo e formativo, comune a tutta la poesia arcaica, emerge dai brani in cui<br />
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