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REGIONE EMILIA ROMAGNA Linee guida per la diagnosi ... - Saluter

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4.7 Le indagini strumentali<br />

Gli esami strumentali indicati nel<strong>la</strong> valutazione del paziente demente hanno costituito<br />

oggetto di discussione <strong>per</strong> molti anni e tuttora vi è un ampio dibattito sul<strong>la</strong> loro reale utilità.<br />

Gli esami di screening sono stati proposti <strong>per</strong> differenziare le forme irreversibili da quelle<br />

potenzialmente reversibili. In realtà, <strong>la</strong> prevalenza delle demenze reversibili è<br />

estremamente variabile: in setting di tipo clinico le forme metaboliche vanno dallo 0% al<br />

12% e quelle associate a masse occupanti spazio dal 2 al 4%. Si può ritenere che <strong>la</strong><br />

frequenza di demenze secondarie a patologie somatiche, metaboliche o infettive sia<br />

inversamente proporzionale all’accuratezza con cui i pazienti anziani vengono valutati dai<br />

medici: una <strong>diagnosi</strong> di “demenza reversibile” indica quasi sempre che il paziente non è<br />

stato valutato e curato correttamente. Molto raramente, infatti, il decadimento cognitivo è<br />

l’unico o il principale segno di una patologia metabolica o infettiva. Quindi quale<br />

importanza hanno gli esami di screening? Pobabilmente poca se un paziente è ben<br />

seguito da un punto di vista internistico, molta se, invece, l’approccio all’anziano è<br />

su<strong>per</strong>ficiale.<br />

Gli esami di screening usualmente consigliati sono quelli riportati nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 21 (NHI<br />

Consensus Conference, 1987). La presenza di alterazioni degli esami di <strong>la</strong>boratorio è<br />

quasi sempre prevedibile sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> storia clinica e di un accurato esame fisico<br />

(Mayeux,1993). Nonostate ciò anche gli studi più recenti indicano che l’uso estensivo di<br />

questi migliora l’accuratezza diagnostica e le possibilità di una terapia appropriata nel 10-<br />

15% dei pazienti. L’utilizzo di tali esami è <strong>per</strong>ciò altamente raccomandato nel<strong>la</strong> fase di<br />

<strong>diagnosi</strong>; una volta che <strong>la</strong> <strong>diagnosi</strong> è definita, se non vi sono indicazioni cliniche, non è<br />

necessario <strong>la</strong> ripetizione degli stessi.<br />

Molti markers biologici <strong>per</strong> <strong>la</strong> conferma del<strong>la</strong> <strong>diagnosi</strong> di AD sono stati proposti; <strong>la</strong> loro<br />

utilità clinica resta <strong>per</strong>ò incerta. Tra i marker più studiati vi sono il livello del<strong>la</strong> proteina tau<br />

e del frammento solubile del<strong>la</strong> proteina precursore dell’amiloide nel liquido cerebrospinale,<br />

le proprietà metaboliche dei fibrob<strong>la</strong>sti, i livelli serici di me<strong>la</strong>notransferrina.<br />

È stato recentemente dimostrato che il genotipo ε4 dell’apolipoproteina E è corre<strong>la</strong>to ad un<br />

aumentato rischio di sviluppare <strong>la</strong> demenza di Alzheimer dopo i 65 anni. In circa il 50% dei<br />

soggetti affetti da AD si è dimostrata <strong>la</strong> presenza di almeno un allele <strong>per</strong> l'ApoE4 (contro il<br />

15% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale). Questi dati hanno suscitato un notevole interesse,<br />

<strong>per</strong>chè tenderebbero a dimostrare che fattori genetici sono implicati nel<strong>la</strong> patogenesi<br />

anche delle forme di AD ad esordio tardivo; a tutt'oggi, <strong>per</strong>ò, non è ancora<br />

______________________________________________________________________________________<br />

_<br />

chiaro se l'allele E4 del<strong>la</strong> apoE non rappresenti piuttosto un fattore aspecifico di rischio<br />

<strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttie neurodegenerative. Per questi motivi l’utilizzo a scopo diagnostico di apo E è<br />

attualmente sconsigliato (nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 8 sono già state presentate le raccomandazioni del<br />

National Institute on Aging/Alzheimer’s Association Working Group <strong>per</strong> l’uso dell’apoE;<br />

NIA, 1996).<br />

Il liquor è nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi di AD normale; solo occasionalmente si dimostra un<br />

lieve aumento delle proteine. Un esame liquorale è quindi consigliabile solo in presenza di<br />

demenza ad esordio prima dei 60 anni, nel sospetto di infezione del sistema nervoso<br />

centrale, in presenza di neop<strong>la</strong>sie, di positività serologica al<strong>la</strong> lue, di idrocefalo normoteso,<br />

nel caso di forme di demenza ad evoluzione rapida o atipica, in pazienti con ma<strong>la</strong>ttie<br />

autimmunitarie o nel caso di condizioni di immunosoppressione.<br />

Il tracciato elettroencefalografico non è caratteristico nell'AD. Nelle fasi iniziali può essere<br />

normale, mentre negli stadi avanzati del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia si rileva generalmente un diffuso<br />

rallentamento del ritmo, con onde delta e theta. Un quadro EEG normale in una demenza<br />

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