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Il Diario di Angelina Lanza<br />
Comunicazione letta a Milazzo il 24 febbraio 2001<br />
Sono debitore di un particolare ringraziamento a<br />
Peppino Pellegrino e a Francesco Mercadante per<br />
avermi invitato alla presentazione del Diario di Angelina<br />
Lanza, la cui pubblicazione attendevamo da parecchi<br />
anni. I due studiosi attraverso questo grande testo di<br />
mistica, destinato forse ad influenzare profondamente il<br />
rinnovamento della vita spirituale, ritengo abbiano reso<br />
alla cultura un servizio di straordinaria importanza.<br />
Fra Milazzo e Tropea, da cui provengo, abbiamo in comune<br />
non solo la stessa visione dello Stromboli con le sue evanescenti<br />
volute di fumo, ma ancora fra la calabria e la Sicilia<br />
è percepibile una segreta corrispondenza spirituale.<br />
San Francesco di Paola, in seguito a premurosi inviti, navigando<br />
sul suo mantello steso sulle acque giunse prima<br />
a Messina e si fermò quindi in questa città di Milazzo,<br />
fondandovi un convento e rimanendovi fino al 1468.<br />
Vorrei anche ricordare che nella vicina S. Lucia del Mela<br />
nacque Vincenzo Galluppi, il padre del filosofo Pasquale.<br />
Questi, compiuti a Tropea i primi studi, all’età di<br />
tredici anni fu mandato dal padre a perfezionare la propria<br />
formazione nel Seminario di S. Lucia, restando poi<br />
legato da filiale affetto al vescovo Santacolomba.<br />
La Calabria e la Sicilia hanno inoltre sempre condiviso una<br />
grande attenzione verso la figura e la dottrina di Antonio<br />
Rosmini. Basti pensare per la Sicilia a don Luigi Sturzo, rosminiano<br />
intenzionalmente senza lessico rosminiano, a<br />
Giovanni Gentile, pur se interprete di Rosmini in senso<br />
kantiano, a Vincenzo La Via e a Michele Federico Sciacca,<br />
spirito “ardimentosamente combattivo (…), intellettualmente<br />
consapevole dell’assoluta necessità e attualità del<br />
pensiero di Rosmini”. Vorrei ricordare ancora Giulio Bonafede,<br />
il cui nome ricorre più volte nel Diario di Angelina<br />
Lanza: la mistica lo definisce”giovane, intelligentissimo,<br />
semplice, buono”. Per quanto riguarda il rosminianesimo<br />
dei calabresi, si possono per tutti menzionare Francesco<br />
Acri e Felice Battaglia. L’Acri, “maestro indimenticabile<br />
dell’Ateneo di Bologna”, rosminiano a modo suo, quale egli<br />
si dichiara in Videmus in Aenigmate, ci ha lasciato, in<br />
questa raccolta di scritti, una delle più limpide sintesi della<br />
filosofia di Rosmini. Felice Battaglia, docente di filosofia<br />
del diritto prima all’Università di Siena e quindi in quella<br />
della stessa di Bologna, di cui fu anche Rettore, raggiunge<br />
il pensiero di Rosmini sollecitato dall’esigenza di una revisione<br />
critica dell’idealismo sia crociano che gentiliano.<br />
Giuseppe LO C ANE<br />
9<br />
Con riferimento al colloquio spirituale tra Sicilia e Calabria,<br />
Mercadante in un seminario di spiritualità tenuto<br />
parecchi anni addietro a Tropea, si domandava se la visione<br />
di Milazzo, nelle giornate limpide distinguibile sia<br />
dall’Etna che da Capo Vaticano, non diventi occasione di<br />
misteriosi dialoghi che dicano l’unità delle nostre terre e<br />
delle nostre anime.<br />
Ed è proprio così, ove si pensi oltre che a S. Francesco di<br />
Paola o al comune interesse per la filosofia del Rosmini,<br />
ad Angelina Lanza e al tropeano servo di Dio don Francesco<br />
Mottola, il quale peregrinò da anima ad anima, da<br />
Tropea a Reggio, a Firenze, a Roma, ma anche a Catania.<br />
In quest’ultima città dal 12 al 20 ottobre 1941 tenne un<br />
corso di esercizi spirituali al clero e contemplando poi dal<br />
“colle del paradiso” la piana di Catania e lontano la sfumatura<br />
azzurra dei monti di Calabria, come lui stesso<br />
scrive, ebbe “nell’anima un sogno divino di conquista,<br />
quella di Paolo, veleggiante da Siracusa a Reggio: tutto<br />
donare a Cristo Re”.<br />
Angelina Lanza il 22 luglio 1932 si sente consacrata apostola<br />
del voto di vittima, perché il diluvio si avvicina. “Oggi<br />
comincia il tuo apostolato – le dice la Voce – e tu mi condurrai<br />
anime, ed ogni anima che mi si consacrerà, in conseguenza<br />
della tua attività, che io oggi t’impongo, sia come<br />
una creatura generata da te; anche se tu le resterai ignota”.<br />
La Voce le dice di volgere ogni suo pensiero e desiderio”<br />
non tanto a cercare le singole anime vicine, quanto a<br />
spargere, senza palesarsi, questo spirito di oscuro sacrificio,<br />
questo amore di intera e assoluta donazione, di vita<br />
nascosta…”. Lo spirito di oscuro sacrificio si può dire<br />
raggiunga misteriosamente anche Tropea e la Calabria,<br />
ove negli stessi anni trenta compaiono creature, generate<br />
anime vittime. Mentre la mistica siciliana diffonde il<br />
voto di vittima tra gli ascritti all’istituto della carità, pensando<br />
per essi al nome di “anime oblate” che lei prende<br />
dall’espressione rosminiana “oblazione del sangue” , a<br />
Tropea il 17 giugno 1930 i primi sacerdoti Oblati, fondati<br />
da don Mottola, emettono i loro voti; nel 1933 nascono le<br />
prime Oblate del S. Cuore e nel 1937 gli Oblati laici (questi<br />
celibi o coniugati), chiamati tutti a offrire la propria vita<br />
in oblazione piena. In anni pieni di retorica e ostentazione<br />
don Mottola scriveva che l’eroismo non è “un gesto<br />
da palcoscenico…, non un punto, ma una linea, una linea<br />
di sangue”. La quadrilogia soffrire, tacere, godere, dimenticarsi<br />
che riecheggia la trilogia rosminiana adorare,<br />
tacere, godere, diventa riferimento delle meditazioni