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Rivista Slsi 1-4 /2004 - Slsi.It

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Il Diario di Angelina Lanza<br />

Comunicazione letta a Milazzo il 24 febbraio 2001<br />

Sono debitore di un particolare ringraziamento a<br />

Peppino Pellegrino e a Francesco Mercadante per<br />

avermi invitato alla presentazione del Diario di Angelina<br />

Lanza, la cui pubblicazione attendevamo da parecchi<br />

anni. I due studiosi attraverso questo grande testo di<br />

mistica, destinato forse ad influenzare profondamente il<br />

rinnovamento della vita spirituale, ritengo abbiano reso<br />

alla cultura un servizio di straordinaria importanza.<br />

Fra Milazzo e Tropea, da cui provengo, abbiamo in comune<br />

non solo la stessa visione dello Stromboli con le sue evanescenti<br />

volute di fumo, ma ancora fra la calabria e la Sicilia<br />

è percepibile una segreta corrispondenza spirituale.<br />

San Francesco di Paola, in seguito a premurosi inviti, navigando<br />

sul suo mantello steso sulle acque giunse prima<br />

a Messina e si fermò quindi in questa città di Milazzo,<br />

fondandovi un convento e rimanendovi fino al 1468.<br />

Vorrei anche ricordare che nella vicina S. Lucia del Mela<br />

nacque Vincenzo Galluppi, il padre del filosofo Pasquale.<br />

Questi, compiuti a Tropea i primi studi, all’età di<br />

tredici anni fu mandato dal padre a perfezionare la propria<br />

formazione nel Seminario di S. Lucia, restando poi<br />

legato da filiale affetto al vescovo Santacolomba.<br />

La Calabria e la Sicilia hanno inoltre sempre condiviso una<br />

grande attenzione verso la figura e la dottrina di Antonio<br />

Rosmini. Basti pensare per la Sicilia a don Luigi Sturzo, rosminiano<br />

intenzionalmente senza lessico rosminiano, a<br />

Giovanni Gentile, pur se interprete di Rosmini in senso<br />

kantiano, a Vincenzo La Via e a Michele Federico Sciacca,<br />

spirito “ardimentosamente combattivo (…), intellettualmente<br />

consapevole dell’assoluta necessità e attualità del<br />

pensiero di Rosmini”. Vorrei ricordare ancora Giulio Bonafede,<br />

il cui nome ricorre più volte nel Diario di Angelina<br />

Lanza: la mistica lo definisce”giovane, intelligentissimo,<br />

semplice, buono”. Per quanto riguarda il rosminianesimo<br />

dei calabresi, si possono per tutti menzionare Francesco<br />

Acri e Felice Battaglia. L’Acri, “maestro indimenticabile<br />

dell’Ateneo di Bologna”, rosminiano a modo suo, quale egli<br />

si dichiara in Videmus in Aenigmate, ci ha lasciato, in<br />

questa raccolta di scritti, una delle più limpide sintesi della<br />

filosofia di Rosmini. Felice Battaglia, docente di filosofia<br />

del diritto prima all’Università di Siena e quindi in quella<br />

della stessa di Bologna, di cui fu anche Rettore, raggiunge<br />

il pensiero di Rosmini sollecitato dall’esigenza di una revisione<br />

critica dell’idealismo sia crociano che gentiliano.<br />

Giuseppe LO C ANE<br />

9<br />

Con riferimento al colloquio spirituale tra Sicilia e Calabria,<br />

Mercadante in un seminario di spiritualità tenuto<br />

parecchi anni addietro a Tropea, si domandava se la visione<br />

di Milazzo, nelle giornate limpide distinguibile sia<br />

dall’Etna che da Capo Vaticano, non diventi occasione di<br />

misteriosi dialoghi che dicano l’unità delle nostre terre e<br />

delle nostre anime.<br />

Ed è proprio così, ove si pensi oltre che a S. Francesco di<br />

Paola o al comune interesse per la filosofia del Rosmini,<br />

ad Angelina Lanza e al tropeano servo di Dio don Francesco<br />

Mottola, il quale peregrinò da anima ad anima, da<br />

Tropea a Reggio, a Firenze, a Roma, ma anche a Catania.<br />

In quest’ultima città dal 12 al 20 ottobre 1941 tenne un<br />

corso di esercizi spirituali al clero e contemplando poi dal<br />

“colle del paradiso” la piana di Catania e lontano la sfumatura<br />

azzurra dei monti di Calabria, come lui stesso<br />

scrive, ebbe “nell’anima un sogno divino di conquista,<br />

quella di Paolo, veleggiante da Siracusa a Reggio: tutto<br />

donare a Cristo Re”.<br />

Angelina Lanza il 22 luglio 1932 si sente consacrata apostola<br />

del voto di vittima, perché il diluvio si avvicina. “Oggi<br />

comincia il tuo apostolato – le dice la Voce – e tu mi condurrai<br />

anime, ed ogni anima che mi si consacrerà, in conseguenza<br />

della tua attività, che io oggi t’impongo, sia come<br />

una creatura generata da te; anche se tu le resterai ignota”.<br />

La Voce le dice di volgere ogni suo pensiero e desiderio”<br />

non tanto a cercare le singole anime vicine, quanto a<br />

spargere, senza palesarsi, questo spirito di oscuro sacrificio,<br />

questo amore di intera e assoluta donazione, di vita<br />

nascosta…”. Lo spirito di oscuro sacrificio si può dire<br />

raggiunga misteriosamente anche Tropea e la Calabria,<br />

ove negli stessi anni trenta compaiono creature, generate<br />

anime vittime. Mentre la mistica siciliana diffonde il<br />

voto di vittima tra gli ascritti all’istituto della carità, pensando<br />

per essi al nome di “anime oblate” che lei prende<br />

dall’espressione rosminiana “oblazione del sangue” , a<br />

Tropea il 17 giugno 1930 i primi sacerdoti Oblati, fondati<br />

da don Mottola, emettono i loro voti; nel 1933 nascono le<br />

prime Oblate del S. Cuore e nel 1937 gli Oblati laici (questi<br />

celibi o coniugati), chiamati tutti a offrire la propria vita<br />

in oblazione piena. In anni pieni di retorica e ostentazione<br />

don Mottola scriveva che l’eroismo non è “un gesto<br />

da palcoscenico…, non un punto, ma una linea, una linea<br />

di sangue”. La quadrilogia soffrire, tacere, godere, dimenticarsi<br />

che riecheggia la trilogia rosminiana adorare,<br />

tacere, godere, diventa riferimento delle meditazioni

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