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Rivista Slsi 1-4 /2004 - Slsi.It

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di per sé sacro: la Cappella Branda Castiglioni della<br />

Basilica romana di San Clemente, affrescata da Masolino<br />

da Panicale con la ipotizzata (soltanto da alcuni<br />

studiosi) collaborazione di Masaccio nella parte<br />

centrale della Crocifissione. Conosco bene quella cappella,<br />

restaurata dopo gravissimo e rapido deterioramento,<br />

e non mi è facile scorgere, nei cavalli della<br />

parte inferiore, l’ “equestre rabbia convertita in roccia”<br />

che vi riconosceva Ungaretti, visitando la basilica<br />

in una Settimana Santa (vigilia liturgica, dunque, della<br />

Resurrezione) di uno dei più drammatici anni di<br />

guerra, in compagnia di un poeta particolarmente<br />

esperto in storia dell’arte, Alessandro Parronchi. Concludo<br />

la rassegna, riportando da questo testo un passo,<br />

che è forse l’unico nella poesia italiana a contenere<br />

nello stesso verso, che è l’ultimo qui riportato, due<br />

sinonimi denotanti leggerezza: “Allora fu che, entrato<br />

in San Clemente, / Dalla crocefissione di Masaccio /<br />

M’accolsero, d’un alito staccati / mentre l’equestre<br />

rabbia / Convertita giù in roccia ammutoliva, / Desti<br />

dietro il biancore / Delle tombe abolite, / Defunti, su<br />

montagne / Sbocciate lievi da leggere nuvole”. Non è<br />

E M E R I C O G I A C H E R Y<br />

G. Balla, Automobile in corsa (studio per), matita su cartoncino, 1914, cm 22,3x32,5<br />

24<br />

certo abusivo collegare i “defunti su montagne” che<br />

compaiono anche nel titolo al momento epifanico e<br />

quasi sacro dell’arrivo in patria in una poesia del 1932,<br />

dal titolo 1914-1915: “Vedeva per la prima volta i<br />

monti / Consueti agli occhi e ai sogni / Di tutti i suoi<br />

defunti”. Nel diario d’anima di Giorno per giorno<br />

nella parte iniziale del Dolore compaiono vette immortali,<br />

non lontane dalle montagne dell’affresco, investite<br />

dall’idea di resurrezione, dell’immortalità evocata<br />

dalle “tombe abolite”: “ogni altra voce è un’eco<br />

che si spegne / Ora che una mi chiama / Dalle vette<br />

immortali...”. Potrebbe sembrare qui rigenerato, in un<br />

contesto totalmente diverso, uno struggente motivo<br />

di quel Petrarca tanto amato e studiato da Ungaretti:<br />

la voce dell’amata perduta che chiama dal cielo rinasce<br />

nella voce dell’amatissimo figlioletto perduto che<br />

chiama dalla dimensione celeste. E anche nel verso<br />

del frammento seguente “In cielo cerco il tuo felice<br />

volto” potrebbe risuonare come un’eco dello splendido<br />

verso petrarchesco “Quella ch’io cerco et non ritrovo<br />

in terra”.

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