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Rivista Slsi 1-4 /2004 - Slsi.It

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Èstata una lirica di Franz Maria D’Asaro a provocare<br />

il primo e unico dibattito che il Parlamento abbia<br />

dedicato alla poesia. Dibattito piuttosto tempestoso,<br />

per il fatto che la lirica di D’Asaro ‘I datteri matureranno’,<br />

vincitrice del Premio Tripoli 1949, era stata<br />

pubblicata con la prefazione del maresciallo Graziani. (“Il<br />

condottiero africano”), all’epoca detenuto all’Ospedale<br />

Celio, dopo la sua esperienza di capo delle Forze Armate<br />

della Repubblica Sociale. Per colmo di paradosso era stato<br />

una piccola casa editrice comunista, Umanitas, che, fiutato<br />

l’affare, si era accollata il rischio di pubblicare la poesia<br />

impegnata di un autore notoriamente di destra con<br />

quella compromettente firma del prefatore. Alla Camera<br />

rabbiose interrogazioni e indignati interventi cui, aveva<br />

abilmente messo fine l’allora Sottosegretario alla Presidenza<br />

del Consiglio, Andreotti, con questa dichiarazione:<br />

“L’adesione del Maresciallo Graziani alla Repubblica Sociale<br />

non può farci dimenticare il suo ardente passato coloniale”.<br />

Quella poesia fu il primo passo di un lungo percorso<br />

che porterà D’Asaro ad essere selezionato al Premio<br />

Viareggio con il volume”L’ultima estate”, prefazione di<br />

Diego Fabbri, selezionato ma non premiato perché – così<br />

riferì Repaci ed Antonio Altomonte – “La destra è stata<br />

sufficientemente accontentata con il premio al romanzo<br />

di Brignetti”. Nel frattempo altre pubblicazioni di poesia:<br />

“Coriandoli al sole”, “Carmi persiani”, “Canti verdi”, “Cartoline<br />

d’Oriente”, “In volo sull’Indocina”, “Il canto del Nilo”,<br />

tradotto in arabo dal grande poeta giordano Issa. I.<br />

Nouri, e poi fatto adottare dal Presidente egiziano Sadat<br />

per l’inaugurazione della diga di Assuan. Per le sue poesia<br />

africane D’Asaro ha ricevuto anche il compiacimento di<br />

Leopold Senghor, massimo esponente della poesia della<br />

“Negritudine”. Quando nel 1986 le Nazioni Unite, tramite<br />

l’Università della Pace, selezionarono alcuni poeti in tutto<br />

il mondo per contribuire all’iniziativa di un’antologia poetica<br />

universale sul tema della pace. D’Asaro fu incluso fra<br />

gli autori prescelti. La sua lirica comincia così: “Non vogliamo<br />

svegliarci /sterili e disperati / su un pianeta di<br />

ghiaccio”. E finisce con la speranza di una pace realizzata:<br />

“E allora Iddio / potrà ritirarsi / nella lanterna del sole / e<br />

contemplare finalmente / il riposo del mondo”. Quindi il filone<br />

spaziale, con “Pianeti di vetro” (prefazione di Vittorio<br />

Vettori) e la spettacolare “Assalto allo spazio”, tradotta<br />

in molte lingue (anche in giapponese da Hiroshi Nakaema)<br />

e diventato un testo teatrale per iniziativa di Paola<br />

Borboni, poi interpretato anche da Renato Cucciolla,<br />

Franz Maria D’Asaro<br />

Sandro GIOVANNINI<br />

14<br />

Arnoldo Foà, Carlo D’Angelo, (“la più bella voce del teatro<br />

italiano”), Ubaldo Lai, Virginio Gazzolo. Significativo il<br />

commento dell'’astronauta John Glenn: “peccato che lei<br />

non sia astronauta e che io non sia poeta perché lei ha saputo<br />

descrivere ciò che ha potuto soltanto immaginare e<br />

io non sono in grado di descrivere con la stessa efficacia<br />

ciò che ho visto. Quando le grandi imprese hanno il conforto<br />

di poemi come il suo si possono dire definitivamente<br />

compiute”. Grazie al successo di “Assalto allo spazio”,<br />

D’Asaro è stato invitato ad entrare nel direttivo dei<br />

“S.U.H.A.” (Scienza, umanesimo, Habitat, Aerospazio) e<br />

ad assumere la presidenza dei Premi nazionali e internazionali<br />

del gruppo Teamar, uno dei quali intitolato al compianto<br />

poeta e scrittore Massimo Grillandi. Con i “Seminari<br />

<strong>It</strong>ineranti” del S.U.H.A. è stato in Russia, Turchia,<br />

Portogallo, Spagna e Grecia. Di portata storica l’intervista<br />

a E. A. Mario (alias Giovanni Gaeta) con la quale l’autore<br />

della Leggenda del Piave rivela che fu De Gasperi per ripicca<br />

(non aveva ottenuto lo spartito per l’inno della Democrazia<br />

Cristiana) a impedire che il Piave diventasse<br />

l’Inno Nazionale lasciando spazio a l’Inno “provvisorio” di<br />

Mameli che provvisorio è rimasto. Piacevole conservatore,<br />

fra le sue conferenze sono da ricordare quelle tenute nei<br />

circoli culturali nelle comunità italo-americane, specialmente<br />

quella che ha visto affollare i saloni del Gran Hotel<br />

Vista, a Pittsburgh, in Pennysilvania. Con l’”Agenzia Continentale”<br />

e il collegato periodico ”Ovest-documenti” riuscì<br />

a realizzare notevoli servizi sulle drammatiche realtà<br />

dell'’Europa comunistizzata dall’Est. In particolare quando<br />

al Tribunale Sacharov” di Copenaghen raccolse raccapriccianti<br />

testimonianze dai superstiti dei lager sovietici.<br />

Dal saggista D’Asaro sono da ricordare “Eritrea SOS”;<br />

“Asmara chiama, Roma non risponde”; “Dalla Libia Romana<br />

alla Libia di Gheddafi”; “Appunti per una interpretazione<br />

di una cultura di destra”; “Classicità e Romanticismo<br />

nelle prospettive di una cultura di destra” (co-autore);<br />

“8 Settembre, pietà e tragedia” (co-autore); “Noi<br />

adulteri” (prefazione di Flora Antonioni), “Un libro che<br />

tutti i giovani sposi dovrebbero tenere sotto il cuscino”<br />

(Giulietta Masina su “La Stampa”).“Socialismo e nazione”,<br />

epistolario con il socialista Enrico Landolfi, prefazione di<br />

Giano Accame; “Il fascismo di Peron”, il quale scrisse una<br />

lettera di vivissimo compiacimento all’autore affermando,<br />

fra l’altro, che il volume contiene una documentazione<br />

“completa e perfetta; “Evola, il profeta del futuro”; “Marinetti,<br />

il politico”; “Alberto Giaquinto un caduto per la li-

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