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Rivista Slsi 1-4 /2004 - Slsi.It

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E ancora in entrambi ha importanza il motivo della maschera,<br />

del carnevale. Sono tutti e due grandi smascheratori,<br />

demistificatori. Inoltre son fissati altri punti e atteggiamenti<br />

che i due artisti hanno in comune. Bisogna<br />

però procedere, e ciò è molto importante, con cautela:<br />

“suggerire con cautela possibili accostamenti, enunciare<br />

associazioni: in un discorso di questo genere non si<br />

può né si deve fare di più” (p. 131). Lo studioso rievoca<br />

singole illuminazioni ermeneuti che “che da postazioni<br />

diverse convergono sull’evento centrale e nodale che<br />

avvicina due destini di scrittori vissuti in tempi e luoghi<br />

diversi (anche se entrambi accoglibili entro l’ampio arco<br />

del realismo ottocentesco): l’incontro con un personaggio<br />

antropologico e linguistico di eccezionale vitalità<br />

e autenticità. La fecondità dell’incontro è stata proporzionale<br />

alla disponibilità umanamente e artisticamente<br />

generosa con cui i due scrittori hanno offerto e prestato<br />

il proprio spazio creativo a quel personaggio, si sono<br />

lasciati parlare dalla sua voce, l’hanno aiutato a incarnarsi<br />

e a durare nella coscienza letteraria degli italiani e<br />

di quanti si accostano alle esperienze più vitali della no-<br />

M. Ernst, La città intera, 1935-36<br />

C A R M I N E C H I O D O<br />

58<br />

stra letteratura” (pp. 131-132). Nel libro l’interprete valorizza<br />

i temi della poesia belliana e li rinnova – questo<br />

è un altro dato interessante del volume – mediante l’inserimento<br />

nella cornice più ampia della riflessione teorico-letteraria<br />

e storico-critica. E ovviamente nel corso<br />

del libro non solo ricorre il nome del poeta romanesco<br />

ma pure quelli di Bachtin e Spitzer, ad esempio. Un libro,<br />

questo di Emerico Giachery, utile e nello stesso<br />

tempo allarga la conoscenza dell’arte poetica di belli.<br />

L’interprete è stato, sia pure in ani lontani, studioso della<br />

poesia realistico-giocosa, e ha creduto di “trovare nella<br />

grande arte di Belli il coronamento di quella tradizione,<br />

troppo spesso trasandata ovvero oziosamente accademica,<br />

in una dimensione finalmente autentica, e insieme<br />

il suo superamento in una compiuta palingenesi”<br />

(p.8).<br />

È appunto il confronto , che è presente in parecchie<br />

pagine del libro, non fa che “confermare ad ogni passo<br />

l’originalità vitale della generosa vena belliana”(ivi).<br />

Un libro anche che precisa e documenta per informare<br />

nel modo più conciso e meno accademico.

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