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Rivista Slsi 1-4 /2004 - Slsi.It

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Norberto Bobbio,<br />

filosofo italiano del Novecento<br />

1. Torinese, Bobbio ha pubblicato in gran parte con editori<br />

della sua città, dividendo la sua imponente produzione<br />

tra Einaudi, Edizioni di Comunità, Giappichelli,<br />

Utet, non senza spaziare verso Laterza, Garzanti, Editori<br />

Riuniti ecc. Non a caso il suo maggior successo editoriale<br />

(Destra e sinistra) ha premiato un’opera di filosofia<br />

militante, egregiamente voluta, pubblicata e portata<br />

ai primi posti nella classifica dei best-seller per la saggistica<br />

da un editore militante come Donzelli. Eccezione<br />

assoluta per uno scrittore civile, fedele, anche se con<br />

molto disincanto, alle sue origini e alle sue ambizioni di<br />

filosofo del diritto. Non di queste proporzioni nelle cifre<br />

statistiche, ma più profonda e duratura la risposta del<br />

pubblico a Profilo ideologico del Novecento (Einaudi,<br />

1986), già apparso in forma ridotta ne Il Novecento, volume<br />

IX della Storia della letteratura italiana (Garzanti,<br />

1969).<br />

In quel saggio memorabile c’è il Bobbio che esercita il<br />

suo ufficio più alto nella storia dell’<strong>It</strong>alia civile, prima tra<br />

i pari, nelle file degli opinion makers, provenienti quasi<br />

tutti dalla letteratura e dalla storia e dalla politica assai<br />

più che dalla filosofia. Ed una volta tanto le patrie istituzioni<br />

non restano indifferenti, si dimostrano anzi sensibili<br />

e sollecite nel migliore dei modi. Racconta Bobbio in<br />

un’intervista a Giulio Nascimbeni ("Corriere della Sera",<br />

20 febbraio 1985): “Il 18 luglio [1984] il presidente Pertini<br />

mi ha nominato senatore a vita, e mi sono trovato coinvolto<br />

in un’attività, per la quale non credo di avere una<br />

grande vocazione. A ogni elezione politica o amministrativa,<br />

ho sempre detto di no. Adesso devo recarmi abbastanza<br />

spesso a Roma. Mi sono reso conto che quella del<br />

parlamentare è una professione. Come senatore sono un<br />

dilettante”.<br />

La filosofia italiana è stata rappresentata nel Parlamento<br />

repubblicano da degnissimi uomini di pensiero, provenienti<br />

per lo più dall’università per la normale via dell’elezione<br />

nei vari partiti. A Bobbio è stata riservata una<br />

distinzione in più, più unica che rara, rispetto a colleghi<br />

come Banfi, Leporini, Firpo, Tessitore, Fasullo, Salvucci,<br />

Colletti, Miglio, Del Noce, Cacciari, De Giovanni ecc.<br />

La scuola di Torino – in quella sua specificità che si definisce,<br />

passando anche per Ivrea, dal suo rapporto con<br />

l’illuminismo, non si sa bene se Martinetti incluso o<br />

Francesco MERCADANTE<br />

2<br />

escluso (nessun dubbio invece su Geymonat) – ha istituzionalizzato<br />

attraverso l’opera di Bobbio un vero e<br />

proprio ius imperii, sulla linea di una filosofia pratica,<br />

che intanto rifiuta con pari determinazione dogmatismo<br />

e pragmatismo, più forte in difesa – nell’interdizione,<br />

nella polemica talvolta settaria – che nelle geometrie<br />

dell’attacco.<br />

2. Difficile cercare Bobbio nelle sue dottrine, sempre in<br />

movimento, tranne che per il dispositivo, confermato<br />

nella sua formula più dotta ed efficace, in coerenza con<br />

gobettismo e azioniamo, della condanna del fascismo come<br />

“male assoluto”. Scritto nell’eco del Maggio ’68, il<br />

Profilo mantiene solo in parte il proposito, stampato con<br />

un rigo lapidario in quarta di copertina: “critica del giacobinismo<br />

e difesa della democrazia difficile”. Nel saggio<br />

si regolano conti. L’aggettivo del titolo Profilo ideologico<br />

è da intendere tanto in senso oggettivo, quanto in<br />

senso soggettivo. È un ideologo a fare da ideologo storia<br />

delle ideologie, in un profilo che oggi non è più quello di<br />

ieri, e domani potrebbe essersi anche rapidamente esaurito.<br />

“Non mi sono trattenuto – scrive Bobbio – dal mostrare<br />

le mie preferenze con giudizi talora troppo aspri,<br />

lo riconosco: ma anche ora [1984] non ho alcuna ragione<br />

di nascondere che le mie simpatie vanno a Turati più che<br />

ad Antonio Labriola, a Rodolfo Mondolfo più che ai sindacalisti<br />

rivoluzionari, ai detestati positivisti più che agli<br />

irrazionalisti, ai conservatori che avanzano con tanta<br />

prudenza da sembrare sempre fermi, piuttosto che agli<br />

iconoclasti sempre pronti a inventare nuove rivoluzioni<br />

che non faranno”. A momenti, dietro queste scelte, juste-milieu,<br />

spunta Pareto.<br />

3. La Scuola di Torino perde Bobbio, l’<strong>It</strong>alia perde l’icona<br />

della Scuola di Torino. Il compianto ha avuto accenti<br />

inconsueti, nel nostro paese. Ci vorrà tempo per decifrarne<br />

tutte le vibrazioni. L’unanimità dei riconoscimenti<br />

si è raccolta intorno all’uomo pubblico, mai diventato<br />

uomo politico: e tuttavia con una certa enfasi non soltanto<br />

mass-mediatica; un’enfasi interiore che religiosa<br />

sicuramente non è, ma neppure esente, del tutto esente.<br />

Il richiamo testamentario alla “religione dei padri”, nominata<br />

con tanto pudore, ha suscitato emozione. Nella<br />

cerchia più ristretta delle amicizie e insomma nel priva-

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