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Norberto Bobbio,<br />
filosofo italiano del Novecento<br />
1. Torinese, Bobbio ha pubblicato in gran parte con editori<br />
della sua città, dividendo la sua imponente produzione<br />
tra Einaudi, Edizioni di Comunità, Giappichelli,<br />
Utet, non senza spaziare verso Laterza, Garzanti, Editori<br />
Riuniti ecc. Non a caso il suo maggior successo editoriale<br />
(Destra e sinistra) ha premiato un’opera di filosofia<br />
militante, egregiamente voluta, pubblicata e portata<br />
ai primi posti nella classifica dei best-seller per la saggistica<br />
da un editore militante come Donzelli. Eccezione<br />
assoluta per uno scrittore civile, fedele, anche se con<br />
molto disincanto, alle sue origini e alle sue ambizioni di<br />
filosofo del diritto. Non di queste proporzioni nelle cifre<br />
statistiche, ma più profonda e duratura la risposta del<br />
pubblico a Profilo ideologico del Novecento (Einaudi,<br />
1986), già apparso in forma ridotta ne Il Novecento, volume<br />
IX della Storia della letteratura italiana (Garzanti,<br />
1969).<br />
In quel saggio memorabile c’è il Bobbio che esercita il<br />
suo ufficio più alto nella storia dell’<strong>It</strong>alia civile, prima tra<br />
i pari, nelle file degli opinion makers, provenienti quasi<br />
tutti dalla letteratura e dalla storia e dalla politica assai<br />
più che dalla filosofia. Ed una volta tanto le patrie istituzioni<br />
non restano indifferenti, si dimostrano anzi sensibili<br />
e sollecite nel migliore dei modi. Racconta Bobbio in<br />
un’intervista a Giulio Nascimbeni ("Corriere della Sera",<br />
20 febbraio 1985): “Il 18 luglio [1984] il presidente Pertini<br />
mi ha nominato senatore a vita, e mi sono trovato coinvolto<br />
in un’attività, per la quale non credo di avere una<br />
grande vocazione. A ogni elezione politica o amministrativa,<br />
ho sempre detto di no. Adesso devo recarmi abbastanza<br />
spesso a Roma. Mi sono reso conto che quella del<br />
parlamentare è una professione. Come senatore sono un<br />
dilettante”.<br />
La filosofia italiana è stata rappresentata nel Parlamento<br />
repubblicano da degnissimi uomini di pensiero, provenienti<br />
per lo più dall’università per la normale via dell’elezione<br />
nei vari partiti. A Bobbio è stata riservata una<br />
distinzione in più, più unica che rara, rispetto a colleghi<br />
come Banfi, Leporini, Firpo, Tessitore, Fasullo, Salvucci,<br />
Colletti, Miglio, Del Noce, Cacciari, De Giovanni ecc.<br />
La scuola di Torino – in quella sua specificità che si definisce,<br />
passando anche per Ivrea, dal suo rapporto con<br />
l’illuminismo, non si sa bene se Martinetti incluso o<br />
Francesco MERCADANTE<br />
2<br />
escluso (nessun dubbio invece su Geymonat) – ha istituzionalizzato<br />
attraverso l’opera di Bobbio un vero e<br />
proprio ius imperii, sulla linea di una filosofia pratica,<br />
che intanto rifiuta con pari determinazione dogmatismo<br />
e pragmatismo, più forte in difesa – nell’interdizione,<br />
nella polemica talvolta settaria – che nelle geometrie<br />
dell’attacco.<br />
2. Difficile cercare Bobbio nelle sue dottrine, sempre in<br />
movimento, tranne che per il dispositivo, confermato<br />
nella sua formula più dotta ed efficace, in coerenza con<br />
gobettismo e azioniamo, della condanna del fascismo come<br />
“male assoluto”. Scritto nell’eco del Maggio ’68, il<br />
Profilo mantiene solo in parte il proposito, stampato con<br />
un rigo lapidario in quarta di copertina: “critica del giacobinismo<br />
e difesa della democrazia difficile”. Nel saggio<br />
si regolano conti. L’aggettivo del titolo Profilo ideologico<br />
è da intendere tanto in senso oggettivo, quanto in<br />
senso soggettivo. È un ideologo a fare da ideologo storia<br />
delle ideologie, in un profilo che oggi non è più quello di<br />
ieri, e domani potrebbe essersi anche rapidamente esaurito.<br />
“Non mi sono trattenuto – scrive Bobbio – dal mostrare<br />
le mie preferenze con giudizi talora troppo aspri,<br />
lo riconosco: ma anche ora [1984] non ho alcuna ragione<br />
di nascondere che le mie simpatie vanno a Turati più che<br />
ad Antonio Labriola, a Rodolfo Mondolfo più che ai sindacalisti<br />
rivoluzionari, ai detestati positivisti più che agli<br />
irrazionalisti, ai conservatori che avanzano con tanta<br />
prudenza da sembrare sempre fermi, piuttosto che agli<br />
iconoclasti sempre pronti a inventare nuove rivoluzioni<br />
che non faranno”. A momenti, dietro queste scelte, juste-milieu,<br />
spunta Pareto.<br />
3. La Scuola di Torino perde Bobbio, l’<strong>It</strong>alia perde l’icona<br />
della Scuola di Torino. Il compianto ha avuto accenti<br />
inconsueti, nel nostro paese. Ci vorrà tempo per decifrarne<br />
tutte le vibrazioni. L’unanimità dei riconoscimenti<br />
si è raccolta intorno all’uomo pubblico, mai diventato<br />
uomo politico: e tuttavia con una certa enfasi non soltanto<br />
mass-mediatica; un’enfasi interiore che religiosa<br />
sicuramente non è, ma neppure esente, del tutto esente.<br />
Il richiamo testamentario alla “religione dei padri”, nominata<br />
con tanto pudore, ha suscitato emozione. Nella<br />
cerchia più ristretta delle amicizie e insomma nel priva-