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SENZA UNA GUIDA Il Belgio è senza un governo dal Giugno dello scorso anno. Le elezioni anticipate, tenutesi dopo la caduta dell'esecutivo di Yves Leterme, hanno prodotto un parlamento estremamente frammentato e litigioso. In basso: la senatrice Marleen Temmerman ha proposto alle donne - in particolare alle donne dei politici del paese - di iniziare uno “sciopero del sesso”, finché non si arrivi finalmente alla formazione di un governo nomisti, impensieriti dal fatto che lo stallo istituzionale comprometta la reputazione finanziaria del paese - anche perché senza governo non può esserci politica fiscale, senza politica fiscale non ci sono i tagli e senza tagli il debito pubblico continua a crescere sotto il peso del tasso di interesse - ma anche e soprattutto le preoccupazioni dei cittadini del Belgio che, stufi della situazione, il 23 gennaio di quest’anno sono scesi in piazza per denunciare l’inattività politica - e quella dei politici – di fronte a tali circostanze. Al grido di “Shame” si è svolta a Bruxelles la “Marcia della Vergogna”, pensata e organizzata da cinque ventenni che hanno diffuso il loro messaggio tramite i social networks, dando appuntamento a un impensabile numero di utenti/cittadini. Stiamo parlando di circa cinquantamila persone che hanno rivendicato il loro diritto ad essere guidati da un governo stabile. Sempre in questo senso, nel corso degli ultimi mesi, sono state intraprese anche altre curiose iniziative. La senatrice Marleen Temmerman, appartenente alle fila del partito socialista fiammingo, rievocando la Lisistrata di Aristofane, ha proposto alle donne - in particolare alle donne dei politici del paese - di iniziare uno “sciopero del sesso”, finché non si arrivi finalmente alla formazione di un governo. E solo qualche tempo prima, l’attore vallone Benoit Poelvoorde aveva invitato i suoi concittadini a non radersi più, finché la situazione politica non fosse uscita dall’impasse. Le iniziative, per così dire, più “ufficiali”, invece, sono state condotte dal Re del Belgio, Alberto II che, già dall’ottobre del 2010, aveva incaricato il mediatore fiammingo Johan Vande Lanotte di trovare una soluzione il prima possibile, invitandolo a gestire i negoziati tra le parti coinvolte per la costituzione di un nuovo governo. Tuttavia, Lanotte si è visto costretto a rassegnare ben presto le dimissioni da un incarico così difficile da portare a compimento, perché l’accordo fra i partiti fiamminghi e quelli francofoni è ben lontano dall’essere raggiunto, soprattutto a causa dell’eterna divisione che soggiace tra le due componenti della popolazione belga. All’indomani delle elezioni del 13 giugno, infatti, nel nord del paese avevano raggiunto il successo elettorale gli autonomisti fiamminghi di Bart De Wever, e a sud i socialisti francofoni di Elio Di Rupo. Da qui, le ipotesi della divisione dello Stato del Belgio, avevano acquistato sempre maggiore concretezza. È ben noto che, a differenza di quello che avviene in altri paesi con comuni sistemi democratici, lo scontro politico belga non si svolge sull’asse tradizionale destra-sinistra, ma bensì su quello regionale tra fiamminghi-valloni. Questa eterna e profonda spaccatura genera anche situazioni, a dir poco, paradossali: si pensi, per esempio, al raddoppio delle formazioni politiche presenti, dovuta all’anomalia delle diverse formazioni partitiche che non ESTERI RECORD EUROPEI figurano unitariamente in tutto il paese, ma si differenziano in due versioni regionalistiche, totalmente indipendenti le une dalle altre. Per questo, non esistono partiti politici su base nazionale, capaci di raccogliere un consenso trasversale che superi la disarticolazione interna e le frontiere linguistiche. Si può, dunque, comprendere come in realtà le elezioni federali belghe siano due elezioni regionali ben distinte che, a ben vedere, concorrono inevitabilmente sia all’allontanamento tra le due differenti componenti linguistiche della popolazione, sia – di conseguenza – all’incapacità di trovare un comune accordo fra le parti. Occorre poi sottolineare anche la scarsa fiducia che godono entrambi i leaders vincitori della tornata elettorale al di fuori delle proprie comunità linguistiche. Di Rupo viene percepito nelle Fiandre come il tipico politico del sud, dunque come l’espressione di blocchi di potere che tendono a favorire il mantenimento dello status-quo a favore dei francofoni. Similmente, De Wever viene percepito dal sud come l’uomo che porrà fine al Belgio guidando le Fiandre verso l’indipendenza. Più in generale, negli ultimi venti anni è cresciuto sempre di più il distacco economicosociale interno che ha spinto i partiti fiamminghi ad accelerare il processo per l’autonomia delle Fiandre. Se ciò non bastasse, alla questione economica si è aggiunta l’annosa querelle intorno alla difesa a oltranza della lingua della propria comunità, da sempre simbolo dell’identità collettiva fiamminga, che è uno dei principali nodi della contesa. Trovare una quadratura politica a tutto ciò sembrerebbe davvero impossibile e l’uscita dalla paralisi sembrerebbe ancora lontana. A meno che, di fatto, l’Unione Europea non decida di intervenire e di dire la sua sulla questione, magari sollecitando una soluzione condivisa, dato che il Belgio è uno di quei paesi membri da sempre motore dell’iniziativa europeista, pur conservando - allo stesso tempo e paradossalmente - forti spinte autonomistiche al suo interno. ■ LEGGILO SU <strong>PROGRESS</strong>ONLINE.IT 45
POLITICA NAPOLI VERSO LE AMMINISTRATIVE di Ivano Basile e Stefano Sabella È SEMPRE LA VECCHIA POLITICA NOTTE FONDA SUL GOLFO Dall'inchiesta sui rifiuti alle Primarie della vergogna. Le risse, le accuse reciproche, i ricorsi, i sospetti e le denunce di brogli, di inquinamento del voto, addirittura di infiltrazioni della criminalità organizzata. Legalità, democrazia e trasparenza da tempo solo soltanto involucri vuoti per Napoli e i napoletani perché nessuno è in grado di garantirle c(Cantava Elio) Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate... Le primarie del Pd...son truccatissime. Napoli aspetta con ansia il suo sindaco e a questo punto si augura che non sia anch’esso truccato. Chi risolverà i problemi della città? Mastella, Bassolino, Iervolino... gente che non potrebbe riabilitarsi nemmeno con la più riuscita operazione di maquillage. L’unica mossa possibile sarebbe quella degna del miglior Harry Oudini: sparire (dalla circolazione) e cambiare lavoro (una volta per tutte). Perché quando commetti così tanti errori, in qualsiasi ambito lavorativo, l’unica soluzione possibile è la riti- 46 MARZO 2011 rata. La situazione venutasi a creare con le Primarie poi, ha contribuito ad aumentare il tasso di malcontento e rappresenta una ferita aperta nel PD, non solo campano ed è una bastonata al popolo delle Primarie. Napoli oggi non è altro che il paradigma della situazione italiana in cui la politica è diventata sinonimo di corruzione, malcostume, disonestà. A NAPOLI È CAOS CANDIDATI A due mesi dalle elezioni e dopo il flop delle primarie del Partito Democratico, regna ancora una grande confusione sui possibili candidati a sindaco per il Comune di CAOS CANDIDATI Umberto Ranieri e Andrea Cozzolino
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