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LA RIVOLUZIONE PUNK<br />
Fino al 20 marzo<br />
all’accademia di Francia a<br />
Roma, la prima mostra sul<br />
movimento nato 35 anni fa e<br />
che continua ad influenzare le<br />
principali forme d’arte.<br />
Il rifiuto del controllo:<br />
questa era l’idea fondante del<br />
movimento punk. Una<br />
negazione degli stereotipi, del<br />
potere dei mass-media, delle<br />
organizzazioni religiose che<br />
risulta evidente nella mostra<br />
“Europunk: la cultura visiva<br />
punk in Europa, 1976-1980”,<br />
che sarà possibile visitare fino<br />
al 20 marzo all’Accademia di<br />
Francia di Roma. 550 elementi,<br />
tra oggetti e documenti, sono<br />
riuniti nell’esibizione per far<br />
capire l’importanza e<br />
l’influenza del fenomeno punk<br />
nell’arte visiva degli anni<br />
Settanta-Ottanta a livello<br />
europeo. “Europunk” è infatti<br />
la prima mostra a respiro<br />
internazionale che presenta la<br />
produzione alternativa nel<br />
66 MARZO 2011<br />
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campo delle arti visive, in<br />
particolare quella realizzata<br />
nel Regno Unito e in Francia,<br />
ma anche in Germania,<br />
Svizzera, Italia e Olanda.<br />
Aperta dallo scabroso<br />
video “So It Goes” dei Sex<br />
Pistols, la mostra racconta il<br />
punk nelle sue diverse forme:<br />
esso infatti non si limita<br />
semplicemente alla musica,<br />
ma tocca anche il mondo<br />
dell’arte e della moda, fino a<br />
diventare una forma di cultura<br />
a sé, uno stile di vita.<br />
Da quando nacque nella<br />
seconda metà degli anni ‘70 in<br />
Inghilterra, la cultura punk<br />
intendeva soprattutto<br />
comunicare il disagio sociale<br />
che i giovani ventenni della<br />
classe operaia inglese vivevano<br />
allora. Il modo scelto per dar<br />
voce a questa condizione era<br />
l’estetica stravagante.<br />
Il movimento punk si<br />
espresse attraverso oggetti,<br />
copertine di dischi, poster,<br />
filmati e disegni, tutti ispirati<br />
da un’unica ideologia:<br />
cancellare il passato,<br />
boicottare le tradizioni e<br />
demolire qualsiasi mito. Il<br />
punk andava in cerca del nuovo<br />
e in questa sua indagine non<br />
passava di certo inosservato:<br />
provocatori e rivoluzionari, gli<br />
artisti punk ribadivano con<br />
forza le loro convinzioni,<br />
spazzando via anche quegli<br />
ideali hippy tipici della cultura<br />
precedente, così<br />
profondamente diversi.<br />
Fomentavano nuove proposte, i<br />
punk, e lo facevano incitati da<br />
una creatività irrompente.<br />
Attraversando le sale di<br />
Villa Medici si è inondati da<br />
una valanga di immagini<br />
create da artisti che la cultura<br />
punk la rappresentavano e<br />
omaggiavano. Un esempio fu<br />
Jamie Reid, ideatore di<br />
numerose copertine dei Sex<br />
Pistols, che scandalizzò molti<br />
inglesi raffigurando il volto<br />
della Regina Elisabetta con gli<br />
occhi e la bocca coperta dal<br />
nome della rock band.<br />
Ma anche il gruppo<br />
artistico francese Bazooka<br />
affermò la potenza della<br />
cultura punk: di uno dei pochi<br />
gruppi che riuscì a<br />
raggiungere un’estrema<br />
potenza visiva attraverso il<br />
linguaggio del fumetto, la<br />
mostra propone copertine di<br />
dischi, volantini di stampo<br />
anarchico e collages.<br />
Realizzazioni dal sapore<br />
“cattivo” ma che colpiscono<br />
per la loro potenza.<br />
EUROPUNK<br />
di ELISA RODI<br />
✑ LA CULTURA VISIVA<br />
PUNK IN EUROPA, 1976-1980<br />
Fino al 20 marzo 2011<br />
Accademia di Francia a Roma<br />
Villa Medici<br />
www.villamedici.it<br />
Una sensazione che si<br />
prova davanti alle creazioni di<br />
moda degli artisti punk, come<br />
gli abiti di Malcom McLaren e<br />
Vivienne Westwood, stilista<br />
inglese che arrivò ad usare<br />
provocatoriamente la svastica<br />
sulla sua “Destroy shirt” del<br />
1976.<br />
Linguaggi spregiudicati sui<br />
volantini, manifesti, fotocopie<br />
che campeggiano sulle pareti<br />
di Villa Medici; immagini dallo<br />
stile che sfiora e in alcuni casi<br />
oltrepassa la censura, ma che<br />
ad essa non bada perché frutto<br />
di un estro che non ha limiti. È<br />
un caos creativo, lo stesso che<br />
ha stupito, scandalizzato e<br />
trascinato milioni di giovani.<br />
Una mostra che valorizza il<br />
lavoro di artisti che tali non<br />
volevano esser considerati, ma<br />
che con le loro immagini<br />
hanno voluto comunque<br />
cambiare il mondo.