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nebbia “amministrative” - Home • PROGRESS Online

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to spesso dai Ministeri e realizzati<br />

da importanti pubblicitari,<br />

i quali ricorrono alle<br />

loro strategie per indurre i<br />

destinatari del messaggio a<br />

prendere coscienza del problema<br />

segnalato.<br />

La pubblicità sociale<br />

parla alla gente e attende una<br />

sua risposta. Per farlo, è chiaro,<br />

deve parlare il suo stesso<br />

linguaggio. Se la società cambia anche il modo<br />

di approcciarsi ad essa si trasforma ed è evidente<br />

quanto cammino abbia fatto in questo senso<br />

anche quella forma di pubblicità che guarda alle<br />

tematiche sociali. Essa, infatti, ha dovuto prima<br />

di tutto spostare la propria attenzione sulle<br />

problematiche di maggior urgenza e poi, di<br />

conseguenza, ricorrere ad un linguaggio e ad<br />

uno stile adatto a questi stessi cambiamenti.<br />

Messaggi più diretti, toni più accesi hanno iniziato<br />

a veicolare le nuove problematiche sociali,<br />

cercando così di scuotere le coscienze in maniera<br />

a volte anche più dura. Ma una cosa bisogna<br />

però precisare: questo tipo di operazione è<br />

stata per la maggior parte messa in atto da<br />

aziende pubblicitarie distanti dal lavoro di associazioni<br />

no-profit quali Pubblicità Progresso.<br />

Questa, ad esempio, predilige ricorrere, sì ad<br />

un messaggio diretto, ma che non sia mai troppo<br />

aggressivo. Serio ma non eccessivamente<br />

pungente.<br />

TECNICA DELLO SCHOCK<br />

Campagne dirette, provocatorie, sconvolgenti. Come quelle<br />

firmate dal fotografo Oliviero Toscani, maestro unico nel suo<br />

genere<br />

Quando Pubblicità Progresso<br />

nacque, nel 1971, la sua<br />

campagna d’esordio riguardava<br />

la donazione del sangue, tematica<br />

sintetizzata con lo slogan “C’è<br />

bisogno di sangue. Ora lo sai”:<br />

un messaggio chiaro che invitava<br />

a prendere coscienza, che pacatamente<br />

invitava a ragionare.<br />

Da quegli anni Settanta Pubblicità<br />

Progresso ha sempre continuato,<br />

dal punto di vista dello stile, a viaggiare<br />

sulla stessa scia, sviluppando i temi tradizionali<br />

della solidarietà sociale e del sostegno ai più<br />

deboli: a favore del volontariato, a difesa dei<br />

non vedenti, per la solidarietà verso i malati e –<br />

a partire dagli ultimi anni ’90 – l’educazione alla<br />

civiltà, il piacere di fare un buon gesto,<br />

l’alfabetizzazione informatica del Paese. Un<br />

leggero cambiamento, quello dell’ultimo periodo,<br />

da attribuire alla concorrenza da parte di altri<br />

soggetti di sviluppare campagne a sfondo<br />

sociale e che, quindi, hanno indotto Pubblicità<br />

Progresso a spendersi su nuove aree ancora po-<br />

“<br />

co esplorate. Al di là di queste alterazioni, la<br />

fondazione ha continuato sempre a dialogare<br />

con la gente utilizzando toni pacati - sarà anche<br />

per via della collaborazione con enti istituzionali<br />

- e immagini di grande impatto emotivo<br />

piuttosto che eccessivamente scioccanti.<br />

A sfruttare l’effetto shock sono state invece<br />

le agenzie di advertising più esterne ai<br />

circuiti istituzionali e che hanno voluto affrontare<br />

tematiche di carattere sociale realizzando<br />

campagne pubblicitarie crude, forti.<br />

Estremamente provocatorie, non lasciano spazio<br />

all’immaginazione ma trasmettono il messaggio<br />

in maniera nuda, senza ricorrere a troppe<br />

maschere o sottintesi.<br />

Giudicate spesso troppo eccessive, in Italia<br />

si cerca di mantenersi lontani dalla realizzazione<br />

di pubblicità sociali estreme, molto ricorrenti<br />

invece nei Paese anglosassoni. Non è una<br />

combinazione che gli esempi italiani di pubbli-<br />

ADVERTISING PUBBLICITÀ SOCIALE<br />

cità shock siano sempre stati preceduti e seguiti<br />

da polemiche. Un esempio su tutti la campagna<br />

sull’anoressia, realizzata da Oliviero Toscani<br />

per la casa di moda Nolita: un semplice slogan<br />

“No all’anoressia” e l’immagine di una modella<br />

scheletrica occupavano lo spazio pubblicitario,<br />

rendendo così palese il problema e la sua<br />

LA PUBBLICITÀ SOCIALE PARLA ALLA GENTE E ATTENDE<br />

UNA SUA RISPOSTA. “C’È BISOGNO DI SANGUE. ORA LO<br />

SAI”: UN MESSAGGIO CHIARO CHE INVITAVA A PRENDERE<br />

COSCIENZA, CHE PACATAMENTE INVITAVA A RAGIONARE<br />

”<br />

tragicità. È una provocazione che, come ci ha<br />

raccontato anche lo stesso Toscani nell’intervista<br />

presente in questo numero, è costruita per<br />

provocare interesse.<br />

La “tecnica dello shock” si ritiene infatti<br />

che in determinati casi sia più adatta alla società<br />

odierna, perché più efficace nello scuotere<br />

la gente - troppo spesso distratta da frivolezze<br />

-, svegliarla bruscamente e porla davanti al<br />

problema, così che lo shock sarà dovuto alla<br />

realtà più che dell’immagine.<br />

Se alle pubblicità a sfondo sociale segua o<br />

meno un adeguato comportamento è ancora<br />

difficile da stabilire; molti hanno l’impressione<br />

che in alcuni casi di quelle campagne siano solo<br />

lo slogan o l’immagine trasmessa ad essere ricordati,<br />

ma è altrettanto veritiero che a volte,<br />

per ricordare l’esistenza e l’emergenza di alcuni<br />

problemi, serve qualcuno che ce ne ricordi, anche<br />

in maniera cruda.<br />

■<br />

LEGGILO SU <strong>PROGRESS</strong>ONLINE.IT<br />

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