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Untitled - RAPACI DELLE GRAVINE

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G u i d o C e c c o l i n i , A n n a C e n e r i n i<br />

Introduzione<br />

Il Progetto WWF Capovaccaio si pone l’obiettivo di<br />

incrementare la popolazione italiana della specie<br />

Neophron percnopterus percnopterus, in imminente<br />

pericolo di estinzione (Liberatori & Penteriani<br />

2001; Ceccolini et al. 2006), attraverso un programma<br />

di riproduzione in cattività ed azioni di<br />

restocking.<br />

Nel centro di riproduzione, ubicato nel Cerm, Centro<br />

rapaci minacciati di rocchette di Fazio (Gr),<br />

sono nati sino al 2007 dodici capovaccai, sette dei<br />

quali sono stati liberati. Inoltre nel 2005 il centro<br />

ha curato l’allevamento di tre giovani capovaccai<br />

provenienti da un sequestro effettuato dal nucleo<br />

CITes del CFs, due dei quali sono stati poi rilasciati<br />

in natura.<br />

Grazie alla realizzazione di un piano d’azione locale<br />

per la conservazione del Capovaccaio nella<br />

zPs-sIC area delle Gravine, attivo dal 2003, a cura<br />

della LIPU, e gestito dal Comune di Laterza (Ta),<br />

nell’ambito del P.O.r. Puglia 2000-2006, misura<br />

1.6, salvaguardia del patrimonio naturale regionale,<br />

sei esemplari (Laerte, alì, Turchino, arianna,<br />

barbara e arturo) sono stati liberati nell’Oasi LIPU<br />

Gravina di Laterza (Ta). altri due (David e Fidel)<br />

in Toscana, nell’alta valle dell’albegna, all’interno<br />

della riserva Naturale di rocconi (Gr).<br />

Nel 2006 la migrazione di arianna e barbara è stata<br />

seguita mediante radiotelemetria satellitare.<br />

Nel 2007 è stata seguita con lo stesso metodo la<br />

migrazione di arturo. I dati riportati di seguito si<br />

riferiscono ai sei esemplari rilasciati nell’Oasi LIPU<br />

di Gravina di Laterza.<br />

Materiali e metodi<br />

Metodo Hacking<br />

Il metodo “hacking” consiste nel sistemare dei giovani<br />

uccelli, capaci di termoregolarsi ed alimentarsi<br />

autonomamente ma non di volare, in una cavità<br />

rocciosa o in una cassa-nido nell’area di rilascio,<br />

nella quale vengono trattenuti sino al momento<br />

in cui sono in grado di volare. La liberazione è supportata<br />

dall’attivazione di alcuni carnai nei pressi<br />

del sito hacking.<br />

Il metodo presenta il vantaggio di imitare l’involo<br />

dei giovani allo stato selvatico e permette agli<br />

uccelli di disporre di sufficiente tempo per familiarizzare<br />

con l’ambiente circostante e soprattutto<br />

di memorizzare il luogo del rilascio per tornarvi a<br />

nidificare (Ceccolini & Cenerini 2005).<br />

La giovane Arianna si alimenta nella cavità-nido, rifornita di cibo<br />

ed acqua per mezzo di due tubi.<br />

G. CeCCOLINI<br />

ProtoCoLLo HACkIng APPLICAto ALLA SPeCIe CAPovACCAIo<br />

Per il rilascio dei capovaccai nella Gravina di Laterza (Ta) si è adottato il seguente nuovo e specifico<br />

protocollo hacking, testato con successo dal 2004 al 2007 senza alcuna perdita di soggetti nell’area<br />

di liberazione.<br />

1. sCeLTa DeL LUOGO DI rILasCIO<br />

La liberazione dei giovani deve avvenire in un’area protetta dove la specie era storicamente presente<br />

come nidificante e quindi caratterizzata da pareti rocciose dotate di numerose cavità. La<br />

gestione dell’area protetta deve garantire un controllo costante del territorio, almeno nelle fasi di<br />

rilascio.<br />

2. sCeLTa DeLLa CavITà DI rILasCIO<br />

Nell’area protetta prescelta si individua una cavità di una parete rocciosa che presenti le seguenti<br />

caratteristiche:<br />

- dimensioni minime di 2 m di larghezza, 2 m di profondità ed un metro di altezza;<br />

- ingresso rivolto a sud o sud-ovest;<br />

- non contornata da vegetazione, per evitare l’accesso di predatori terrestri;<br />

- ampia zona sottostante libera da vegetazione per evitare che nei primi voli i giovani capovaccai<br />

possano cadere tra i rami e rischiare di rovinarsi il piumaggio;<br />

- distante da luoghi frequentati da persone e mezzi meccanici;<br />

- facilmente accessibile solo a speleologi e/o scalatori.<br />

La cavità prescelta deve essere attrezzata inoltre con:<br />

- lana su di una parte del fondo, a simulare un nido;<br />

- un tubo corrugato esternamente e liscio internamente, tipo “cavidotto” di almeno 11 cm (di colore<br />

mimetico), che deve scendere dalla parte sommitale della parete ed essere fissato in più punti sino<br />

all’interno della cavità. Nell’interno del nido il tubo deve arrivare a circa 50 cm dal fondo. L’imboccatura<br />

di ingresso del tubo deve essere chiusa con un sistema di sicurezza od essere posta in una<br />

zona nascosta e sicura per evitare l’immissione nella cavità di prodotti nocivi da parte di malintenzionati;<br />

- un tubo per l’acqua, solidale al precedente cavidotto, che deve raggiungere il fondo di un piccolo<br />

abbeveratoio in cemento (circa 30 cm x 30 cm, profondità 10 cm) ed essere fissato stabilmente<br />

sul bordo interno dello stesso contenitore. Il tubo deve essere di piccolo diametro, circa 1 cm, per<br />

evitare che l’acqua scenda troppo velocemente;<br />

- un sistema di videocontrollo composto da una o due telecamere e da un monitor portatile. L’impianto<br />

può essere alimentato da una batteria per auto a 12 volt posta in un luogo idoneo, lontano<br />

dalla cavità prescelta, e caricata con un pannello solare. e’ consigliabile anche l’uso di un sistema di<br />

trasmissione radio che permetta di osservare l’interno della cavità anche a notevole distanza;<br />

- una rete di protezione in plastica morbida a maglia fitta, tesa a chiudere l’imboccatura della cavità<br />

per impedire che i giovani possano uscire dal nido troppo presto, prima di essersi ambientati<br />

nell’area di rilascio. La rete deve essere fissata con un sistema di fili che ne consenta la rimozione<br />

senza dover operare di fronte alla cavità.<br />

La cavità prescelta nella Gravina di Laterza, oltre alle caratteristiche generali di cui sopra, presentava<br />

anche il raro vantaggio di essere accessibile da dietro, attraverso un passaggio da una caverna<br />

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