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Untitled - RAPACI DELLE GRAVINE

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sottostante, cosa che ha permesso una facile e rapida immissione dei soggetti da liberare. Il passaggio<br />

veniva chiuso con una rete, una volta inseriti nel nido i capovaccai. La cavità è stata adattata<br />

alle esigenze richieste con la creazione di una cengia artificiale in legno che ha consentito di<br />

allargare di molto l’imboccatura originaria.<br />

Tutte le operazioni di preparazione del sito sono state effettuate da personale specializzato in assoluta<br />

sicurezza (speleologi o scalatori).<br />

3. PreParazIONe e GesTIONe DeI GIOvaNI Da rILasCIare<br />

I giovani capovaccai, prima dell’immissione nella cavità, devono essere dotati di:<br />

- un anello INFs metallico e di un anello plastico per il riconoscimento a distanza;<br />

- una radiotrasmittente vhF, fissata alle due timoniere centrali, per il controllo degli animali nei<br />

dintorni dell’area di rilascio con ricevitori terrestri ed antenne direttive Yagi a tre elementi;<br />

- una radio satellitare a zainetto, se possibile, per il controllo degli spostamenti ad ampio raggio.<br />

La radio deve essere montata tassativamente da personale esperto per evitare danni fisici agli<br />

animali.<br />

Le radio trasmittenti vhF utilizzate, del peso di circa 12 gr, sono prodotte dalla società inglese<br />

biotrack. Le radio satellitari utilizzate sono state: microwave Telemetry solar Power PTT-100, 35<br />

gr argos (arianna); Northstar solar PTT, 40 gr argos (barbara) e microwave Telemetry solar Power<br />

PTT-100, 45 gr argos/GPs (arturo).<br />

Per facilitare il riconoscimento in volo è opportuno decolorare alcune penne remiganti primarie<br />

(con prodotti decoloranti per capelli), sulla base di uno schema di decolorazione prefissato, diverso<br />

per ogni soggetto liberato.<br />

I giovani capovaccai devono essere inseriti nella cavità-nido a 65 - 70 giorni di età, quando le penne<br />

remiganti primarie non sono ancora completamente sviluppate, e devono esservi trattenuti<br />

per 4-7 giorni. Durante la permanenza nel nido vengono somministrati giornalmente, attraverso<br />

gli appositi tubi, 300 gr di topi per soggetto ed acqua.<br />

4. rILasCIO e CONTrOLLO<br />

Il giorno in cui si decide di liberare i giovani, avendo verificato direttamente o attraverso il monitor<br />

il completo sviluppo delle penne e ripetuti “esercizi” di volo, si spargono nelle vicinanze del nido (a<br />

una distanza non superiore ai 150-200 metri) alcuni topi e conigli, aperti nell’addome ed in parte<br />

spellati. Il cibo deve essere collocato in punti che il capovaccaio possa facilmente avvistare durante<br />

il volo e nei quali possa atterrare senza difficoltà, anche nei primi giorni successivi alla liberazione.<br />

spuntoni di roccia isolati e piccoli ripiani rocciosi, possibilmente non accessibili a predatori terrestri<br />

come volpi e cani randagi, sono ideali punti di alimentazione. se non ci sono pozze naturali, in<br />

un luogo idoneo e sicuro si deve sistemare anche una vaschetta in cemento, simile a quella posta<br />

all’interno della cavità, rifornita sempre di acqua.<br />

Un sito adatto ove posizionare cibo ed acqua è rappresentato dalla zona da cui partono i tubi<br />

di alimentazione che scendono nel nido, perché il capovaccaio li riconoscerà facilmente e potrà<br />

scendervi accanto.<br />

I punti di alimentazione devono essere riforniti giornalmente: l’operazione deve essere compiuta<br />

accertandosi preliminarmente che i capovaccai siano posati e non in vista. se i giovani, nei giorni<br />

successivi all’involo, frequentassero la cavità-nido si dovrà continuare a rifornirla di cibo ed acqua.<br />

5. sOrveGLIaNza<br />

La sorveglianza dell’area deve essere continua, dall’alba al tramonto, sino al momento della partenza<br />

dell’ultimo giovane. Ciò evita o riduce fortemente fenomeni di disturbo causati da turisti o<br />

curiosi che possono interferire con l’adattamento degli avvoltoi all’area di rilascio.<br />

In particolare nella Gravina di Laterza la sorveglianza è stata effettuata da una caverna situata nella<br />

parete di fronte al nido, a circa 450 metri di distanza, in modo tale da non interferire con le fasi di<br />

ambientamento degli uccelli liberati e garantire nel contempo il controllo di un ampio tratto della<br />

gravina. Inoltre una guardia dell’oasi sorvegliava l’area alle spalle del nido per evitare il passaggio<br />

incontrollato di persone o automezzi. sono stati utilizzati binocoli e cannocchiali di diversa focale,<br />

questi ultimi sono stati utili anche per scattare foto digitali e fare riprese video a lunga distanza<br />

(digiscoping).<br />

Arturo appena inserito nel nido dall’apertura posteriore.<br />

32 33<br />

Risultati<br />

1. Comportamento al nido<br />

Gli individui, una volta inseriti nel nido, non hanno<br />

mostrato alcun segno di stress o irrequietezza,<br />

trascorrendo il tempo a mangiare, riposare ed<br />

osservare l’esterno. essi non hanno mai tentato<br />

di uscire dalla cavità prima della rimozione della<br />

rete. Le dimensioni della cavità hanno permesso<br />

loro di allenarsi al volo, con movimenti di apertura<br />

e battito delle ali nei quali si sono esercitati con<br />

maggior frequenza con il passare del tempo.<br />

2. Comportamento nell’area di rilascio<br />

Il momento dell’involo, seguito alla rimozione<br />

della rete, è variabile: solo in un caso (Laerte nel<br />

2004) è avvenuto a poche ore dalla rimozione della<br />

rete, per gli altri giovani l’involo è avvenuto tra il<br />

secondo ed il quinto giorno.<br />

Nei primi giorni di libertà i giovani hanno sempre<br />

compiuto voli di ricognizione e spostamento<br />

molto limitati, della durata non superiore ai cinque<br />

minuti. Con il trascorrere dei giorni la durata<br />

dei singoli voli è aumentata sino a raggiungere al<br />

massimo i 30 minuti consecutivi.<br />

Nei primi giorni di volo i giovani non si sono mai<br />

alimentati, probabilmente per la necessità di perdere<br />

peso. successivamente tutti hanno utilizzato<br />

i carnai temporanei apprestati nei dintorni. arturo<br />

(2007) si è alimentato in un carnaio temporaneo<br />

soltanto sette giorni dopo l’involo. arturo è stato<br />

anche l’unico capovaccaio a frequentare, per otto<br />

giorni consecutivi, un carnaio fisso dell’Oasi LIPU,<br />

situato a circa 600 metri dal nido.<br />

Quattro dei sei giovani liberati sono tornati nella<br />

cavità-nido nei giorni successivi all’involo (alì e<br />

Turchino, 2005; barbara ed arianna, 2006) utilizzando<br />

il cibo ivi disponibile.<br />

Tutti i giovani hanno compiuto la maggior parte<br />

degli spostamenti in volo rimanendo entro un<br />

raggio di circa 300 metri dal nido. soltanto nei<br />

giorni immediatamente precedenti alla partenza<br />

i capovaccai hanno compiuto voli esplorativi più<br />

ampi ma sempre di breve durata, tornando a trascorrere<br />

la notte nei pressi del nido.<br />

F. beLLINI

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