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RInGRAZIAMEnTI<br />
Si ringraziano Vittorio Giacoia, Francesco Barberio e Marco Gustin per l’aiuto offerto nella raccolta dei dati.<br />
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COnCLUSIOnI<br />
La Zona a Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria denominato “Area delle Gravine”, pur<br />
avendo subito negli ultimi 50 anni importanti cambiamenti ambientali che hanno, in alcuni casi, stravolto la<br />
struttura stessa degli ecosistemi originari, conserva ancora aree con notevoli caratteristiche di naturalità e tali<br />
da consentire la sopravvivenza di una flora e di una fauna rara e d’interesse conservazionistico a livello Comunitario.<br />
Questo volume per la prima volta raccoglie studi, ricerche e monitoraggi riguardanti la poco investigata<br />
avifauna delle gravine ioniche della provincia di Taranto, colmando un vuoto storico di informazioni che,<br />
lungi da voler essere esaustivi e completi, hanno posto una base conoscitiva per ulteriori approfondimenti ed<br />
auspicabili studi e ricerche sul campo.<br />
Nella ZPS sono presenti oltre 600 specie botaniche, 70 specie di uccelli nidificanti, 30 specie di mammiferi,<br />
17 specie di rettili, 7 specie di anfibi, alcune delle quali risultano di importanza prioritaria per la conservazione<br />
a livello europeo e fanno della ZPS “Area delle Gravine” uno dei territori a maggiore biodiversità<br />
presenti a livello regionale.<br />
Sarà quindi fondamentale nei prossimi anni intensificare gli sforzi e adoperarsi con sempre maggior<br />
impegno, nella tutela e nella conservazione di questi ambienti tanto affascinanti, quanto ecologicamente peculiari<br />
e fragili.<br />
Numerosi purtroppo sono oggi i fattori di impatto negativi che direttamente o indirettamente insistono<br />
ed “accerchiano” gli ultimi baluardi naturali della ZPS.<br />
Dal ben conosciuto fenomeno dello spietramento, tanto diffuso purtroppo nella limitrofa Murgia di<br />
Nord-ovest, che ha visto ridurre notevolmente l’estensione dell’habitat di pseudosteppa, all’invadenza di<br />
un’agricoltura intensiva, che ha eroso anno dopo anno, inesorabilmente, fasce sempre più ampie di aree naturali,<br />
all’abuso di pesticidi, agli incendi ricorrenti che hanno drasticamente ridotto le superfici boschive.<br />
Purtroppo si affacciano all’orizzonte nuovi fattori negativi che potrebbero impoverire in maniera ancor<br />
più marcata il paesaggio e la fauna ornitica in particolare. Il mega eolico previsto nell’”Area delle Gravine”,<br />
oggi preoccupa per il suo mastodontico impatto visivo, che comporterà l’apertura di nuove strade, di nuovo<br />
cemento, e l’inevitabile impatto che avrà sull’avifauna.<br />
È noto infatti, che tutte le popolazioni di rapaci diurni e di migratori in particolare, subiscono effetti disastrosi<br />
dalla presenza di tali impianti. Studi effettuati per anni in altri paesi europei, in cui l’eolico è una realtà<br />
ormai consolidata da tempo, parlano chiaro: le collisioni sono un problema rilevante per la sopravvivenza dell’avifauna<br />
ed in particolare per le specie di rapaci diurni. Contenere la dimensione di tali impianti e relegarli in<br />
aree di scarso pregio paesaggistico, sufficientemente distanti dalle zone frequentate dall’avifauna migratoria e<br />
da quella stanziale di interesse conservazionistico, rappresentano scelte fondamentali per un corretta gestione<br />
dell’eolico nella “Terra delle Gravine”.<br />
Sapranno gli Enti gestori di tali Aree, i Comuni interessati, le popolazioni locali, salvaguardare e consegnare<br />
alle generazioni future questo vitale e straordinario patrimonio paesaggistico, naturalistico e floro- faunistico<br />
rappresentato dal mondo delle “gravine”?<br />
Sapranno ancora le gravine esercitare quel “fascino primordiale” sulle nuove generazioni, fascino che<br />
per millenni l’uomo ha elaborato positivamente, creando in esse dimore e insediamenti che ancora oggi stupiscono<br />
per la loro eco compatibilità e per il loro intrinseco rispetto della natura?<br />
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