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Il numero di contatti ottenuti è variato nei diversi<br />
mesi, con una netta prevalenza di risposte in aprile<br />
e maggio (Fig. 5).<br />
Civetta e Assiolo hanno presentato il massimo di<br />
contatti nei mesi di aprile e maggio. Il Gufo comune<br />
ha mostrato il massimo di contattabilità a<br />
marzo in relazione alla sua stagione riproduttiva<br />
precoce.<br />
Infine, sulla base dei dati raccolti è possibile stimare<br />
il numero di territori presenti nel sistema delle<br />
Gravine dell’arco ionico, almeno per civetta, assiolo<br />
e Gufo comune. Il Barbagianni necessiterebbe<br />
di indagini ad hoc soprattutto in ragione della<br />
N. CILLO<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
morfologia del territorio ricco di pareti rocciose e<br />
per le abitudini rupicole della specie.<br />
La stima dei territori occupati si basa sui dati riportati<br />
nel grafico in Fig. 3, considerando, secondo<br />
quanto illustrato da takats & Holroyd (1997),<br />
che ciascun transetto ha consentito di indagare<br />
una superficie di 1500 ettari per il transetto A,<br />
1000 per B e 1200 per C..<br />
Sulla base di tali presupposti si stimano, per i 267<br />
kmq delle gravine dell’arco ionico, 61 territori di<br />
Assiolo, 147 di Civetta e 53 di Gufo comune, con<br />
densità pari a, 0.23, 0.55 e 0.20 territori/kmq rispettivamente.<br />
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BUX M., RIZZI V. 2005. Dieta della civetta, Athene noctua, in una salina dell’Italia meridionale. In: Mastrorilli M., Nappi<br />
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S e r e n a S c o r r a n o<br />
Introduzione<br />
Il Gufo reale (Bubo bubo) è specie sedentaria e<br />
strettamente territoriale durante tutto il corso dell’anno,<br />
eccetto alcune popolazioni di montagna<br />
che possono compiere migrazioni verticali nel<br />
periodo invernale (Mikkola, 1983; Cramp, 1985).<br />
La specie è considerata SPEC 3, secondo BirdLife<br />
International (2004).<br />
Il Gufo reale è irregolarmente distribuito in tutta<br />
l’Italia ad eccezione della Sicilia, dove si è recentemente<br />
estinto (Sarà et al., 1987) e della Sardegna<br />
dove la specie non è mai stata presente (Fasce,<br />
1993). La specie è ben distribuita in tutte le regioni<br />
dell’arco alpino, dalla Liguria al Friuli Venezia<br />
Giulia. Procedendo lungo la dorsale appenninica<br />
la distribuzione appare puntiforme con un livello<br />
conoscitivo molto più deficitario, eccetto che per<br />
alcune aree.<br />
Nonostante negli ultimi anni vi sia stato un aumento<br />
del numero di ricerche (Marchesi et al., 1997,<br />
1999; Sascor & Maistri, 1997; toffoli & Bionda,<br />
1997; Casanova & Galli, 1998; Bionda, 2003; Forconi,<br />
2002; Rassati, 2002; Scaravelli et al., 2003; Bassi,<br />
2002, 2003; Muscianese, 2006; Scorrano, 2007), lo<br />
stato delle attuali conoscenze della specie risulta<br />
ancora frammentario e carente per molte regioni<br />
italiane. Chiavetta (1988), fornisce stime sulla consistenza<br />
della popolazione alpina in oltre 100 coppie<br />
e in poco più di 50 per quella appenninica.<br />
Il Gufo reale è una specie estremamente eclettica,<br />
adattabile ad una grande varietà di ambienti purché<br />
accomunati da alcune caratteristiche fondamentali,<br />
come la disponibilità di prede (Martinez<br />
& Zuberogoitia, 2001) in territori di caccia situati<br />
nelle immediate vicinanze del sito di nidificazio-<br />
Questo lavoro è stato svolto all’interno del programma di monitoraggio<br />
dei rapaci notturni coordinato da Michele Bux.<br />
ne (Penteriani, 1996). Soddisfatte queste esigenze<br />
fondamentali, il Gufo reale può essere rinvenuto<br />
in quasi tutte le tipologie ambientali aperte o semiaperte,<br />
dalla macchia mediterranea alla tundra,<br />
dal livello del mare ad oltre 2000 metri di quota<br />
(Bayle, 1992; Penteriani, 1996).<br />
Allo stato attuale delle conoscenze, la popolazione<br />
di Gufo reale in Italia è stimata in circa 250-300<br />
coppie (BirdLife International, 2004).<br />
Per la regione Puglia, sono disponibili poche indicazioni,<br />
spesso riferibili ad osservazioni occasionali<br />
riconducibili al promontorio del Gargano (di<br />
Carlo, 1965) dove si segnala una sola osservazione<br />
diretta (Sigismondi, com. pers.), e all’area delle gravine,<br />
zona quest’ultima in cui è stata documentata<br />
con certezza la nidificazione con 2 giovani involati<br />
nel 1984 (Sigismondi, 1987). Attualmente si stima<br />
la presenza di 2-3 coppie relativamente all’area<br />
delle Gravine (Sigismondi et al., 2005).<br />
Area di studio<br />
L’area di studio si estende ai piedi del rilievo murgiano,<br />
nella porzione sud-orientale dell’altopiano<br />
delle Murge, che va dalla provincia di taranto a<br />
quella di Matera comprendendo l’intero arco ionico<br />
delle gravine pugliesi e lucane. L’area in esame<br />
include i comuni di Matera, Laterza, Ginosa,<br />
Castellaneta, Palagianello, Palagiano, Mottola,<br />
Massafra e Statte, per una superficie complessiva<br />
di 1.136 Km2 (113.600 ha). Le gravine del territorio<br />
materano rientrano nella perimetrazione del<br />
“Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese<br />
Rupestri del Materano”, istituito dalla regione Basilicata<br />
nel 1990 (L.R. 11/90) (Fig. 1).<br />
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