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fascicolo didattico (documento pdf (3,92 Mb) - Teatro Regio di Torino

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sciata la carrozza: riconosce Angelina e le chiede <strong>di</strong> sposarlo. Le sorellastre e Don Magnifi<br />

co ridono della sorella, facendo arrabbiare il principe, ma Angelina richiama tutti alla<br />

pace: questo giorno per lei è talmente felice che non vuole lasciarselo rovinare da rancori,<br />

ma con<strong>di</strong>viderlo con quella che considera comunque la sua famiglia. Di fronte a tanto cuore<br />

perfi no Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co sono<br />

costretti a cede cedere, lasciandosi trascinare in un<br />

unico grande ab abbraccio fi nale.<br />

Quella <strong>di</strong> Cenerentola Cene è tra le favole più co-<br />

nosciute della tra<strong>di</strong>zione popolare, fa par-<br />

te senz’altro dei ricor<strong>di</strong> infantili <strong>di</strong> tutti<br />

e, inutile negarlo, ne non per ultimo grazie al<br />

cartone animato ani <strong>di</strong> Walt Disney. La favola<br />

che conosciamo conosc noi, in realtà, è però sol-<br />

tanto la più <strong>di</strong>ffusa delle tante versioni<br />

della storia st e deriva dalla Cendrillon<br />

scritta da Charles Perrault nel 1697,<br />

che a su sua volta prendeva spunto da La<br />

gatta gatta Cenerentola Ce <strong>di</strong> Giambattista Ba-<br />

sile (del<br />

1634); anche i fratelli Grimm,<br />

nell’800, nell’80 ne scrissero un’altra versione<br />

s (un po’ più macabra...) dal<br />

titolo Aschenputtel. Ma la<br />

storia <strong>di</strong> questa eroina perseguitata<br />

ha origini molto<br />

più antiche, tanto che si<br />

ttrovano<br />

perfi no una Rodophis<br />

greca<br />

del I sec. a.C. e una Yen-Shen<br />

cinese del IIX<br />

sec. (che spiega, fra l’altro,<br />

il perché della scarpetta sc risolutrice, vista l’im-<br />

portanza data dalla cultura<br />

antica cinese al piede minuto<br />

come rappresentativo rappresentativo <strong>di</strong> vi virtù). Cenerentola nel corso dei<br />

secoli ha poi subito numero numerose ulteriori metamorfosi ed è<br />

<strong>di</strong>ventata soggetto principa principale <strong>di</strong> forme artistiche <strong>di</strong>verse,<br />

come il balletto, il fi lm e natu<br />

naturalmente anche l’opera.<br />

Rossini, si sa, compone La Cenerentola nel 1817 (in 24 giorni!), musicando un libretto<br />

scritto da Jacopo Ferretti (in 22 giorni!) che era ispirato all’opera <strong>di</strong> un altro librettista<br />

francese, a sua volta partito da Perrault: e qui torniamo ad un nome e ad una versione<br />

della storia che dovrebbero esserci familiare... Eppure ci si scontra subito con alcune<br />

novità molto interessanti.<br />

Innanzi tutto scopriamo presto che la matrigna si è trasformata in patrigno: e un patrigno<br />

certamente meglio si prestava a <strong>di</strong>ventare il personaggio comico <strong>di</strong> un’opera buffa. Ma<br />

la novità sostanziale è un’altra: Ferretti, infatti, decide <strong>di</strong> abolire totalmente la magia!<br />

Niente fata madrina, niente zucca o cetriolo che si trasforma in carrozza e niente topi<br />

che <strong>di</strong>ventano cavalli. E se la matrigna ora è un patrigno, la madrina <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong><br />

‘padrino’: Alidoro, un saggio fi losofo che nella “nostra” versione dell’opera <strong>di</strong> Rossini è<br />

sostituito da Alfonso, Donato e Rodolfo, i tre saggi maestri del principe Ramiro. Questi<br />

sanno subito riconoscere la bontà <strong>di</strong> Cenerentola ed apprezzarne il valore, senza lasciarsi<br />

ingannare dalle apparenze, e <strong>di</strong>mostrando uno spirito d’iniziativa in grado <strong>di</strong> trasformare<br />

gli eventi al meglio: saranno proprio loro a creare il tramite più forte tra palcoscenico e<br />

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