SACCOLONGO E CRÈOLA: STORIA ED ARTE - Comune di ...
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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Saccolongo e Crèola<br />
Concilio Vat.II ha debellato defi nitivamente il “cancro della commenda”(F. Trolese, op. cit. pag<br />
277) per evitare il cumulo dei benefi ci o possibili abusi e per ridare così la libertà ai monasteri.<br />
(7) Don<strong>di</strong> dell’ Orologio, Dissertazioni…VIII, pag. 118<br />
(8) Si legge che le abbazie benedettine maschili erano talvolta considerate come un mezzo facile<br />
per ottenere benefi ci ecclesiastici e pecuniari: tale è il caso <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Saccolongo e<br />
<strong>di</strong> S. Daniele in Monte (F.Trolese, op. cit. pag. 153). La causa prima della decadenza del nostro<br />
monastero fu appunto l’eccessiva ricchezza: alcuni abati passavano con facilità da una abbazia<br />
all’altra e, uscendo, “portavano con sé, com’era d’uso, beni del monastero” (F. Trolese, op. cit.<br />
194). Mancando alla comunità religiosa un abate autentico come voleva la Regola, cioè ”un padre<br />
spirituale” e “un maestro” capace <strong>di</strong> guidare le anime con la dottrina e con l’esempio, esso veniva<br />
sostituito da un “commendatario” spesso estraneo per mentalità e interessi all’ideale benedettino.<br />
Di pochi monaci abati, oltre i due sopra citati, conosciamo il nome: Zeno da Verona abate nel<br />
1434 e qualche anno dopo Giacomo da Padova. E’ scritto che nel 1448 fungeva da “parroco”<br />
<strong>di</strong> Saccolongo il monaco Costantino da Vicenza: a questi il Vicario vescovile dovette intimare <strong>di</strong><br />
condurre una vita onesta.( F. Trolese. pag. 158 ).<br />
(9) Dizionario bibliografi co degli italiani, vol. 36. Istit. Encicl. Treccani, 1988<br />
(10) F.J. Salomonio, inscriptiones sacrae et prophanae, pag. 237<br />
(11) F. Sartori, Memorie storiche delle chiese parrocchiali ed oratori oggidì spettanti alla forania <strong>di</strong><br />
Selvazzano, Padova 1833, pag. 30<br />
(12) Una”Tavola”(n.1) benedettina dell’epoca colloca la presenza del monastero tra il XII e il XVI<br />
secolo (Biblioteca <strong>di</strong> santa Giustina).<br />
(13) Da:”Monasticon Italiae”, Centro storico benedettino italiano – Tre Venezie- Cesena 2001, pag.<br />
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