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SACCOLONGO E CRÈOLA: STORIA ED ARTE - Comune di ...

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Saccolongo e Crèola<br />

traduzione:<br />

A BEN<strong>ED</strong>ETTO CRIVELLI<br />

FORTISSIMO COMANDANTE DI FANTERIA<br />

PER LE SUE PRESTAZIONI ECCELLENTI<br />

IN FAVORE DELLA REPUBBLICA VENETA<br />

RICOMPENSATO<br />

CON GRANDI DONI<br />

E SIMULTANEAMENTE DAL SENATO VENETO<br />

NELL’ORDINE PATRIZIO<br />

ACCOLTO ALVISE PISANO<br />

ESSERE DEL SIGNOR PROCURATORE MARCO<br />

SECONDO IL TESTAMENTO DEL BENEFICIO DI MARCO<br />

MORI’ NEL 1516<br />

Sopra la cassa si trova, come da canoni prettamente classici, il letto funebre, sopra<br />

il quale giace, <strong>di</strong>steso, il capitano morto, ritratto vestito con la possente, metallica<br />

armatura, con la spada posta lungo il fi anco sinistro. Di notevole rilievo la precisione<br />

con cui sono resi i particolari dell’armatura, la rigi<strong>di</strong>tà metallica <strong>di</strong> quest’ultima che<br />

contrasta fortemente con la “morbida” delicatezza del lenzuolo e dei cuscini su cui<br />

poggiano la testa ed i pie<strong>di</strong> del condottiero.<br />

La testa, ritratta senza l’elmo, posa sul cuscino con i capelli ondulati spartiti in<br />

due bande regolari e simmetriche che scendono lungo i lati del viso, fi no quasi a<br />

congiungersi, con la barba del defunto, anch’essa scolpita con naturale realismo. Il<br />

volto, composto ed assorto, non è rigido, ma delicato nei suoi passaggi sfumati <strong>di</strong> luce<br />

ed ombra.<br />

Il monumento venne attribuito a scultori come il padovano Zuan Maria detto il<br />

Mosca, inoltre a Girolamo Dentone bolognese, al Sor<strong>di</strong> ed a Tullio Lombardo. Nel<br />

1991 la stu<strong>di</strong>osa ricercatrice americana Anne Markham Schuulz, dell’Università <strong>di</strong><br />

Cambridge, dopo attenti confronti con opere scultoree del Rinascimento veneto e<br />

una analisi archivista <strong>di</strong> fonti storiche e bibliografi che, ha attribuito l’opera a Lorenzo<br />

Bregno scultore lombardo attivo nel Veneto ai primi decenni del ‘500 (1).<br />

“Lo scultore possiede un’eccezionale maestria nell’uso dello scalpello, trattando<br />

abitualmente il marmo, tanto da riuscire a rendere i <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> consistenza,<br />

nonché la <strong>di</strong>fferente matericità dei materiali che <strong>di</strong> volta in volta va a trattare: la rigi<strong>di</strong>tà<br />

metallica dell’armatura, la leggerezza della stoffa del lenzuolo e dei cuscini, la <strong>di</strong>versa<br />

consistenza dei capelli e della barba e del volto”. Ma l’abilità dell’autore si evidenzia<br />

anche nel tratteggiare il sentimento <strong>di</strong> quiete, <strong>di</strong> pace del guerriero, ritratto nel sonno<br />

della morte, riuscendo a creare una forte suggestione.<br />

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