Suore in PRIMA LINEA? - Santannavallecrosia.it

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Suor Enrichetta faceva di tutto per vedere gli Ebrei al momento della partenza, anche
se era uno spettacolo che, ogni volta, le straziava il cuore.
Ci sono stazioni, nella “via crucis dell’uomo” in cui non è possibile nascondersi, anche se non si
può far nulla.. Suor Enrichetta vuole essere presente sempre e comunque ( collocandosi nei punti
più strategici ), per esprimere la propria solidarietà alle vittime, la propria silenziosa protesta contro
gli aguzzini.
Le operazioni si svolgono nel cuore della notte, oppure alle prime luci dell’alba, in
modo da non attirare la curiosità della gente. Nessuno veniva risparmiato. C’erano persone
prelevate di forza dagli ospedali e che ancora stavano in barella, anziani che camminavano a stento.
“C’erano donne che si presentavano con tre, quattro creature, che non potevano reggere in braccio,
allora le SS buttavano i bambini sui camion come la legna”( A. Ravelli)
Suor Enrichetta assiste,
in un angolo dell’androne d’ingresso
alle penose operazioni di “carico”
che, stavolta avvengono in pieno
giorno, con il solito rituale di
brutalità e sadismo.
Passandole accanto, gli Ebrei le
tendono la mano e lei ha qualcosa da
dare a ciascuno.
Quando ormai la processione si è
sciolta, compare una donna con un
bambino al collo: - Sorella, per me
non c’è nulla ?” Suor Enrichetta è
desolata, smarrita. La borsa è vuota
e le tasche pure..
Interviene con ghigno feroce uno delle SS e dice: -La Suora non ha più niente da darti? Ci penso
io!” Strappa dalle mani della madre la creaturina e la scaraventa a spiaccicarsi contro il muro.
Il cuore di Sr. Enrichetta, già debolissimo, sembra non reggere allo schianto.
Ma qualche volta succede anche il miracolo e succede proprio dentro l’inferno dove
c’è uno dei diavoli più scatenati : il famigerato Franz.
Si trattava di una delle solite, strazianti partenze. Una donna ebrea è allineata, con altri,
dietro l’autocarro che la porterà al convoglio dell’infamia. Sr. Enrichetta l’ha intercettata e non
riesce a staccare lo sguardo da quella poveraccia che reca una creatura in grembo e l’altra in
braccio…Sente che deve fare qualcosa, anche l’impossibile, se è il caso: affronta con decisione il
caporale Franz, lo scuote dalla sua indifferenza, lo obbliga a guardare a quella madre e gli grida, più
col cuore che con le parole : “Se anche lei ha una moglie e un bambino, ebbene, pensi a queste
creature che non sono diverse da loro e faccia qualcosa per salvarle!”.
Incredibile! Le parole accorate della Suora fanno breccia in quel cuore di pietra: Franz, non soltanto
annulla la partenza della donna, ma ne dispone l’immediata scarcerazione.
Quel giorno, nell’inferno, si è verificato un miracolo, per colpa di una piccola Suora.
Sr. Enrichetta considera l’amore come la parola chiave, definitiva, del linguaggio
cristiano.
Nella sua vita non c’è stato solo il grande miracolo del caporale Franz che ha avuto pietà di una
donna e delle sue due creature, ci sono stati tanti altri miracoli che non faranno mai notizia e che
hanno avuto come protagonisti individui i quali, all’improvviso, hanno deciso di avere pietà di se
stessi e della propria vita sgangherata.
Ma, all’inferno di S. Vittore, non c’erano solo gli Ebrei, c’erano anche le detenute e i
detenuti ”politici”, colpevoli di non piegarsi all’ideologia ”impazzita” dominante e anch’essi