Suore in PRIMA LINEA? - Santannavallecrosia.it

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dovevano subire le vessazioni del caporale Franz*…”San Vittore era un inferno ma, per fortuna,
c’erano le Suore…” : è il ritornello che ancora si sente ripetere da chi ne ha fatto l’esperienza, a
distanza di tempo…
Quando una detenuta “politica” veniva posta in isolamento, non aveva diritto al
materasso, ma le Suore sapevano che la “coperta” era consentita: così capitava che andassero al
magazzino a prelevare “sei coperte” da consegnare alla detenuta “politica”…
Per i Preti reclusi la privazione più dolorosa era quella della celebrazione dell’Eucaristia
ma…c’erano le Suore…e c’era la loro Cappella!
Le Suore uscivano tutte le mattine per andare a Messa e la Superiora si confessava tutti
i giorni: in realtà lo faceva per conto di terzi: in questo modo passavano i messaggi più urgenti…e
molte scarcerazioni furono possibili grazie alla tempestività delle informazioni fornite da Suor
Enrichetta. che era coraggiosa e prudente, e anche in Comunità non parlava mai delle operazioni più
rischiose perché sapeva che bastava lasciarsi sfuggire una sola parola per provocare disastri
irreparabili.
“ Hanno arrestato la Superiora !”
Sabato, 23 settembre 1944, ore tredici.
A S. Vittore è successo qualcosa di incredibile. Suor Enrichetta ha ormai il numero di
matricola: 3209 e viene condotta in isolamento: una cella che al solo nominarla, mette i brividi
addosso e lei lo sa… E’ la “cella di rigore”, nel carcere maschile, la cosiddetta cella dei “topi”.
Cosa è mai successo ?
La sera del 22 settembre arrivano quattro nuove detenute nella Sezione Femminile Politica. Tre
sono le sorelle del Parroco di un paese vicino, la quarta è la signora Potumian, una donna di origine
armena, sulla trentina il cui marito collabora con gli Americani: una “soffiata” permette ai tedeschi
di mettersi sulle sue tracce ma, in casa, trovano solo la moglie e l’arrestano, il marito riesce in
qualche modo a fuggire. Frugando tra i materassi essi trovano materiale scottante: una lista
comprendente i nomi di un’ottantina di collaboratori.
La Potumian è disperata: in città ci sono i suoi fratelli che sono completamente
all’oscuro dell’attività di suo marito,: bisogna avvertirli perché si mettano in salvo.
Suor Enrichetta le ripete all’infinito che è troppo rischioso, che non si può fare e che non ha
nessuno a cui si possa affidare una missione così delicata. , ma quella insiste drammaticamente e la
buona Superiora, mossa a compassione finisce per cedere. Una guardiana le dice che si incarica lei
di recapitare il biglietto. Sr. Ennrichetta dà un’occhiata allo scritto della Potumian e vi aggiunge di
suo pugno qualche riga, quindi lo affida alla guardiana che, però a sua volta l’affida a persone di
buona volontà ma poco sperimentate. Quando la persona incaricata di recapitare il biglietto
raggiunge la casa dei fratelli Potumian scopre di essere già stata preceduta dai tedeschi : un
ufficiale, in borghese chiede il nome del mittente e lei fa il nome di Sr. Enrichetta.