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GIANCARLO PIREDDU, Un mondo di vinti - Pavia University Press

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Giancarlo Pireddu – <strong>Un</strong> <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>vinti</strong><br />

collocare semplicemente persone in terre vergini, con il solo fine geopolitico <strong>di</strong> occupare<br />

gli spazi vuoti del Brasile senza infrastrutture logistiche e con l’aiuto della sola tecnologie<br />

del «taglia e brucia», risultò un fiasco colossale pagato da conta<strong>di</strong>ni ridotti in povertà e<br />

privi <strong>di</strong> servizi sociali. Invece i gran<strong>di</strong> proprietari terrieri avviarono un’inefficiente<br />

attività <strong>di</strong> allevamento del bestiame, nel senso che la fazenda era gestita senza<br />

competenze manageriali e impiego <strong>di</strong> tecniche agrarie. L’unico obiettivo, per altro tipico<br />

dell’agricoltura sottosviluppata, era quello <strong>di</strong> allevare un numero massimo <strong>di</strong> capi <strong>di</strong><br />

bestiame. <strong>Un</strong> modello economico perdente, perché da un lato fondato sull’impiego <strong>di</strong><br />

risorse naturali ritenute <strong>di</strong>sponibili in quantità illimitate, praticamente a costo zero, e<br />

dall’altro basato sull’impiego <strong>di</strong> poveri conta<strong>di</strong>ni ‘aggregati’ al <strong>mondo</strong> delle fazendas,<br />

lasciati volutamente nell’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza. Conseguentemente il modello <strong>di</strong><br />

crescita economica <strong>di</strong> Poxoréu ha generato una società sottosviluppata con enormi<br />

<strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to tra pochi ricchi e molti poveri emarginati privi <strong>di</strong> ogni assistenza<br />

sociale <strong>di</strong> base.<br />

<strong>Un</strong> modello <strong>di</strong> crescita economica che ha rappresentato la <strong>di</strong>scontinuità con il passato<br />

fu portato da una nuova colonizzazione. I nuovi coloni (gaúchos), in prevalenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scendenza italiana e veneta in particolare, erano agricoltori che durante la decade 1980-<br />

90 seppero espandere in modo impressionante sulle terre del cerrado ritenute<br />

improduttive colture ad alto valore aggiunto, come ad esempio soia e cotone, per la<br />

domanda proveniente dal mercato domestico e da quello internazionale. Per questo<br />

motivo nel libro i gaúchos sono in<strong>di</strong>cati come i ‘vincitori’.<br />

La chiave del successo dei ‘vincitori’ può essere <strong>di</strong>visa in tre perio<strong>di</strong>. Il primo periodo<br />

iniziò nella decade 1970-80 con l’adattamento <strong>di</strong> nuove varietà <strong>di</strong> soia alle caratteristiche<br />

chimico-fisiche del cerrado, potendo così <strong>di</strong>mostrare che il suolo, se opportunamente<br />

trattato, non era un terreno senza valore economico e per questo vocato esclusivamente<br />

all’allevamento brado ed estensivo. Il secondo periodo fu caratterizzato dalla rapida<br />

espansione della superficie messa a coltivazione <strong>di</strong> soia e dalla costruzione delle<br />

infrastrutture <strong>di</strong> immagazzinamento e commercializzazione. Al riguardo il più articolato<br />

ed efficiente sistema <strong>di</strong> vie terrestri <strong>di</strong> comunicazione verso le aree economicamente più<br />

sviluppate del paese e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> fonti energetiche furono le due con<strong>di</strong>zioni<br />

necessarie per dare sbocco commerciale alla produzione del cerrado verso il mercato<br />

nazionale e internazionale. Il terzo periodo, a partire dal 1985, si caratterizzò per<br />

l’integrazione verticale della fase <strong>di</strong> coltivazione con le fasi a valle. La verticalizzazione<br />

delle attività determinò in particolare la nascita <strong>di</strong> due filiere, la prima ‘granaglie-carne’ e<br />

la seconda ‘carne-prodotti oleosi-razioni alimentari per animali’, organizzate da<br />

importanti imprese nazionali e internazionali. L’integrazione del settore agro-zootecnico<br />

al settore agroindustriale me<strong>di</strong>ante la nascita della filiera produttiva fu la vera chiave del<br />

successo perché riuscì a valorizzare le opportunità derivanti dal processo <strong>di</strong><br />

globalizzazione dell’economia mon<strong>di</strong>ale.<br />

In pochi anni questi coloni-impren<strong>di</strong>tori, hanno creato dal nulla un’isola <strong>di</strong><br />

modernizzazione agro-zootecnica del tutto estranea alla società tra<strong>di</strong>zionale locale. Il<br />

successo ha messo ancor più in evidenza la marginalizzazione economica dell’agricoltura<br />

<strong>di</strong> sussistenza e della zootecnia estensiva e il sottosviluppo della società. Il loro merito è<br />

stato quello <strong>di</strong> portare nella regione competenze manageriali nella gestione dell’azienda<br />

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