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64 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
conferimento del Premio Nobel per la<br />
Letteratura del 1926.<br />
IL MUSEO ETNOGRAFICO DI NUORO<br />
Per ospitare una collezione di oggetti e<br />
costumi della vita quotidiana<br />
sarda, l’architetto Antonio<br />
Simon Mossa ha progettato<br />
negli anni Sessanta la replica<br />
di un villaggio ideale, con le<br />
sue corti, le vie e le scale.<br />
Nelle sale, percorse ogni anno<br />
da 70.000 visitatori, si trovano<br />
mobili, gioielli, le forme del<br />
pane tradizionale, telai e<br />
tappeti e i costumi caratteristici<br />
della vita di tutti i giorni e<br />
delle feste. Ogni due anni, il<br />
museo ospita una rassegna di cinema<br />
antropologico ed etnografico nel mese<br />
di ottobre.<br />
MONTE ORTOBENE<br />
La città nacque sulle pendici granitiche<br />
del monte, e tutti i nuoresi hanno un<br />
rapporto speciale con questa montagna.<br />
Per salire verso i suoi boschi,<br />
bisogna uscire dalla città in direzione<br />
di Orosei, passando a fianco alla<br />
Chiesa della Solitudine, dove si<br />
trovano le spoglie di Grazia Deledda.<br />
Dopo una serie di tornanti in un<br />
ambiente fatto di boschi e grandi<br />
massi, si raggiunge la vetta, dove si<br />
erge la statua in bronzo del Redentore,<br />
che si affaccia sulla città sottostante.<br />
Nei pressi della statua si trova la chiesa<br />
di Nostra Signora del Monte che,<br />
l’ultima domenica d’agosto, diviene<br />
meta della grande processione che si<br />
tiene in onore del Redentore cui<br />
partecipano rappresentanze in<br />
costume di tutta la <strong>Sardegna</strong>.<br />
NECROPOLI DI SAS CONCAS<br />
Percorrere la SS 131 in direzione<br />
di Abbasanta, proseguire poi per<br />
Oniferi. La necropoli è poco<br />
lontana dallo svincolo sulla<br />
destra a poche decine di metri<br />
dalla strada. Il complesso è<br />
composto da una serie di<br />
domus de janas tra cui alcune,<br />
come la “Tomba<br />
dell’Emiciclo”, sono istoriate<br />
da incisioni e bassorilievi: il<br />
sito è aperto e incustodito.<br />
Utile, quindi, una torcia<br />
elettrica.<br />
BITTI<br />
Questo borgo pastorale deve la sua<br />
recente notorietà al gruppo musicale<br />
dei “Tenores de Bitti”, la cui interpretazione<br />
del canto polifonico tradizionale<br />
sardo ha conquistato estimatori in<br />
tutta Europa. Secondo molti studiosi, il<br />
dialetto di Bitti sarebbe la parlata sarda<br />
più simile al latino. Sulla piazza<br />
Giorgio Asproni si trova la<br />
ottocentesca chiesa di San Giorgio<br />
Martire, nella cui casa parrocchiale si<br />
può visitare una piccola collezione di<br />
reperti archeologici.<br />
Dintorni: non lontano dal paese in<br />
direzione di Orune (la strada è<br />
segnalata da cartelli ma non semplice<br />
da seguire) è il tempio a pozzo di Su<br />
Tempiesu, costituito da vari ambienti -<br />
realizzati con grandi pietre basaltiche<br />
squadrate - che ospitano il pozzo sacro<br />
che attingeva a una vena d’acqua<br />
utilizzata per scopi rituali. Nelle<br />
campagne attorno a Bitti si incontrano<br />
una serie di chiese campestri (tra<br />
queste Santo Stefano e Babbu Mannu,<br />
cioè Spirito Santo) che, in occasione<br />
delle ricorrenze annuali, si animano di<br />
feste.