Tinarelli - 2008 - Le antiche pilerie italiane e lindustria risiera
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<strong>Le</strong> prime Pilerie<br />
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La letteratura antica e le raffigurazioni d’arte ehe ci conducono alle pratiche<br />
asiatiche sulla elaborazione del riso si appaiano e talora, in preposto arcaico, si<br />
pongono in parallelo al costume millenario d’occidente per il quale un’attività simile<br />
era compiuta a ridurre i cereali in semola о farina. Il recipiente era un mortaio<br />
entro il quale, mediante il pestello, si esercitava l’ufficio di rottura dei grani fino<br />
a determinarne lo sfarinamento. Gli strumenti cavi per sfarinare i grani, in seguito<br />
anche a scortecciare il riso, erano ricavati nel legno, dalla pietra о nel marmo,<br />
talora erano costruiti in terracotta; così era in ogni parte del mondo.<br />
In Italia, l’ufficio dell’operatore, nel primitivo metodo di elaborazione del riso<br />
grezzo, era quello di manovrare il pestello nel modo più opportuno e delicato per<br />
eliminare lo scudo legnoso-siliceo che riveste la cariosside, evitando di fratturare<br />
il grano. Il ricavato dell’operazione veniva in seguito vagliato e ventilato, così da<br />
separare il decorticato dall’involucro: il Pulone, detto anche Rusca о Ruscone non<br />
commestibile; è la Loppa dei primi anni del novecento, la Lolla di oggi.<br />
I numerosi grani che si spezzavano durante l’operazione erano pure parte importante<br />
del prodotto alimentare ricavato. <strong>Le</strong> farine, dette “Bulla” - oggi Pula e<br />
Farinaccio - che si formavano nel continuo pestare, erano conservate per cuocerle<br />
a minestra о per fame polente. Il riso decorticato che se ne ricavava dopo le setacciature<br />
e soltanto in parte reso bianco, definito mercantile - oggi si preferisce<br />
dire integrale - rimaneva assai pulverulento. 1 commercianti del primo cinquecento<br />
ricordavano i prodotti così ricavati con il termine “risi facti”.<br />
/ primi mortai per la pilatura del riso<br />
Nelle numerose aree di coltura del riso nel mondo, i metodi dello scortecciamento<br />
erano assai differenti per strumenti e modalità. L’antica illustrazione d’origine<br />
cinese qui riportata ci descrive con chiarezza un metodo di lavoro millenario<br />
che si divide tra decorticazione e successiva pilatura {vedi fig. 1).<br />
Nel Mato Grosso, tra i Bororo del “Pantanal”, oltre al riso d’origine asiatica<br />
cresceva spontaneo un altro particolare tipo di riso con radici a rizoma dalle quali<br />
ogni anno riprendeva a vegetare la pianta; dai nativi era chiamato “Irò”. Un padre<br />
religioso che viveva tra quegli indios, oltre a descrivere quella particolare Specie<br />
botanica, così ricordava il mortaio, pestello e vaglio con cui operavano: “un tronco<br />
di legno alto un metro è scavato col fuoco ad una profondità di 35 cm entro cui<br />
vi è fatto cadere un bastone di legno duro. Il vaglio per eliminare le scorie è costruito<br />
con striscioline di bambù intrecciate e montate su di un cerchio”.<br />
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