la_toscana_marzo_2017 (1)
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Il libro del<br />
Mese<br />
Veniero<br />
Scarselli<br />
Il male del<strong>la</strong> coppia:<br />
l’illusione che esista un<br />
“partner migliore”<br />
di Veniero Scarselli<br />
Nelle grandi città si vive immersi in un turbinio di attraenti<br />
persone dell’altro sesso che graziosamente par<strong>la</strong>no<br />
e sorridono, esibiscono i loro aspetti migliori, <strong>la</strong><br />
loro voglia di amare ed essere amati e ammirati, e con ciò<br />
mettono in pericolo l’esistenza del<strong>la</strong> coppia che con tanto<br />
amore e fiducia aveva iniziato <strong>la</strong> vita insieme. In tali concentramenti<br />
di popo<strong>la</strong>zione, dove ognuno è estraneo all’altro, i<br />
rapporti interpersonali tra concittadini e colleghi sono quasi<br />
inesistenti; manca quindi l’inibitorio controllo reciproco<br />
che esiste invece nei piccoli vil<strong>la</strong>ggi, dove i cedimenti morali<br />
sono più rari per l’esistenza di una sorta di autorego<strong>la</strong>zione<br />
automatica dei costumi.<br />
Purtroppo, quando il legame d’una coppia comincia ad incrinarsi<br />
per l’intrusione di una di quelle persone il cui fascino<br />
misterioso <strong>la</strong> fa apparire più attraente del proprio partner, il<br />
partner colpevole comincia a fornire al<strong>la</strong> propria coscienza<br />
ogni alibi possibile per <strong>la</strong>pidare colei o colui che pur aveva<br />
fino allora condotto al suo fianco una vita irreprensibile con<br />
l’amore e l’abnegazione di cui era capace. E’ difficile capire<br />
<strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> forza distruttiva che spinge una persona a disamorarsi<br />
di un partner che finora rappresentava per lui una<br />
cul<strong>la</strong> serena e ordinata e quindi generatrice di felicità, per<br />
saltare nel buio di evasioni generatrici di disordine e quindi,<br />
presto o tardi, di sofferenza.<br />
Una voce di popolo, sostenuta anche dal<strong>la</strong> Sociobiologia,<br />
sostiene che fin dagli albori del<strong>la</strong> specie umana sarebbe caratteristica<br />
naturale e incoercibile del maschio andare a caccia<br />
di femmine, oltre che di animali, distribuendo il proprio<br />
seme a destra e a manca ad ogni buona occasione. Questa<br />
teoria però poteva valere per i tumultuosi e promiscui primordi<br />
in cui gli ominidi facevano parte di branchi non ancora<br />
organizzati, ed oggi sembra poco attendibile; da quando infatti<br />
l’Homo Sapiens si è costituito in ordinate strutture sociali<br />
gerarchiche sottoposte a regole e consuetudini col valore<br />
di leggi, si è modificato geneticamente anche il suo ruolo<br />
istituzionale nel c<strong>la</strong>n e <strong>la</strong> sua responsabilità nei riguardi dei<br />
componenti. L’immagine quindi di un maschio cacciatore di<br />
proteine e di femmine si è molto ridimensionata e oggi sembra<br />
solo un alibi inventato dal<strong>la</strong> mascolinità per giustificare<br />
le sue fantasie erotiche e le sue scappatelle.<br />
Quanto al<strong>la</strong> femmina, tutti gli antropologi concordano che<br />
sia meno portata al tradimento a causa del suo primario interesse<br />
al<strong>la</strong> conservazione del nucleo familiare; è <strong>la</strong> donna<br />
infatti che investe tutte le sue energie per ogni singolo figlio<br />
e per <strong>la</strong> durata di quattro o cinque anni, ed è naturale che difenda<br />
con le unghie e con i denti il suo investimento genetico<br />
facendo in modo che vada a buon fine, conservando l’unità<br />
del<strong>la</strong> famiglia. Tale predisposizione è innata e si è mantenuta<br />
certamente anche nelle donne di oggi, nonostante <strong>la</strong> liberazione<br />
sessuale, l’interruzione di gravidanza e il controllo<br />
delle nascite, anche se <strong>la</strong> maggior parte di esse finge di non<br />
saperlo; è un dato di fatto che, salvo eccezioni perverse, <strong>la</strong><br />
maggior parte dei tradimenti femminili è provocata dall’incuria<br />
dei maschi nei riguardi delle loro compagne o da maltrattamenti,<br />
tradimenti, e comportamenti offensivi.<br />
Resta comunque <strong>la</strong> triste realtà che quando si insinua nell’animo<br />
o nel<strong>la</strong> fantasia il desiderio di liberarsi del partner, maschio<br />
o femmina che sia, non è facile per il traditore razionalizzare<br />
gli inconsci motivi abbietti del suo comportamento; è<br />
difficile giudicare con chiarezza se colei o colui di cui si era<br />
innamorati, e che ora più non si sopporta, abbia perso le sue<br />
iniziali attrattive a causa d’un oggettivo deterioramento del<br />
suo aspetto o a causa di un divergente processo evolutivo<br />
morale, oppure se a forza di guardare nei giardini degli altri<br />
reputiamo di poter aspirare ad un partner migliore di quello<br />
attuale: qualsiasi motivo si adduca, è solo un pretesto per<br />
liberarsi da ciò che si ritiene una prigione.<br />
Cercare pretesti infatti è il più comune falso salvagente cui<br />
gli esseri umani si sono da sempre aggrappati per non dover<br />
scoprire in se stessi il vero abbietto motivo del loro disamore.<br />
Guardiamo<strong>la</strong> in faccia noi, allora, l’abbietta Fata Morgana:<br />
l’illusoria e consumistica convinzione che il nostro ego meriti<br />
qualcosa di meglio, un partner migliore, mentre il vero<br />
abbietto motivo è <strong>la</strong> nostra incapacità creativa di rendere<br />
interessante <strong>la</strong> nostra vita, e allora ci illudiamo che lo possa<br />
fare un “partner migliore”. Mettiamoci una mano sul petto e<br />
chiediamoci se almeno una volta non abbiamo accarezzato<br />
il pensiero che il nostro partner, per un motivo più o meno<br />
giusto, “non ci meritasse”.<br />
Questa Fata Morgana del partner migliore che ci spetta di<br />
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