la_toscana_marzo_2017 (1)
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Caffe<br />
Letterario<br />
A cura di<br />
Lina Carullo<br />
Oriana<br />
Fal<strong>la</strong>ci<br />
Un’amara riflessione sul<br />
significato del<strong>la</strong> maternità e sul<strong>la</strong><br />
libertà di scelta del<strong>la</strong> donna<br />
Il libro è il tragico monologo di una donna che aspetta un<br />
figlio considerando <strong>la</strong> maternità una scelta libera e personale.<br />
Di lei non si conosce né il nome né il volto, vive<br />
però nel nostro tempo, so<strong>la</strong>, indipendente e con un <strong>la</strong>voro. Il<br />
monologo inizia nel momento in cui si accorge di aspettare<br />
un figlio e si pone <strong>la</strong> difficile domanda se sia giusto o no<br />
costringere al<strong>la</strong> vita il figlio. E’ un monologo serrato con <strong>la</strong><br />
vita appena iniziata dentro di lei che <strong>la</strong>scia il lettore sempre<br />
in ansia di capire come va a finire. La donna cerca di spiegare<br />
al bambino tutte le realtà che dovrà affrontare se verrà<br />
al mondo, nel quale sopravvivere è violenza, essere liberi un<br />
sogno e <strong>la</strong> giustizia un imbroglio. Mentre il monologo procede,<br />
nasce un rapporto fra <strong>la</strong> madre e il figlio, un rapporto da<br />
cui scaturisce un interrogativo: è giusto sacrificare <strong>la</strong> propria<br />
vita per una vita che ancora non è? Un dilemma a cui partecipano<br />
sette personaggi senza volto né nome ciascuno dei<br />
quali è portatore di una propria risposta. Questi personaggi<br />
però sono ignari dell’angoscia interiore che porta <strong>la</strong> donna a<br />
non <strong>la</strong>sciarsi condizionare dal germe del<strong>la</strong> vita nel suo grembo,<br />
tanto da riconoscere al nascituro il diritto di decidere se<br />
venire al<strong>la</strong> luce oppure no. E il bambino al<strong>la</strong> fine decide per<br />
se stesso coinvolgendo inevitabilmente anche <strong>la</strong> madre: scegliendo<br />
di non nascere, <strong>la</strong> espone ad un processo spesso<br />
impietoso da parte dei sette anonimi personaggi, che, condannando<strong>la</strong>,<br />
confermano che, in casi del genere, è sempre <strong>la</strong><br />
donna a pagare il prezzo più alto.<br />
Oriana Fal<strong>la</strong>ci<br />
(1929 - 2006), fiorentina, è stata definita uno degli autori<br />
più letti ed amati del mondo dal rettore del Columbia<br />
College di Chicago che le ha conferito <strong>la</strong> <strong>la</strong>urea ad honorem<br />
in letteratura. Come corrispondente di guerra ha<br />
seguito i conflitti del nostro tempo dal Vietnam al Medio<br />
Oriente. Tra i suoi libri capitali, tutti pubblicati da Rizzoli,<br />
ricordiamo Lettera a un bambino mai nato (1975), Un<br />
uomo (1979), Inscial<strong>la</strong>h (1990) e <strong>la</strong> trilogia composta da<br />
La rabbia e l’orgoglio (2001), La forza del<strong>la</strong> ragione<br />
(2004) e Oriana Fal<strong>la</strong>ci intervista se stessa - L’Apocalisse.<br />
Dopo <strong>la</strong> sua morte è stato pubblicato Un cappello<br />
pieno di ciliegie (2008).<br />
Tratto da:<br />
Lettera ad un bambino mai nato<br />
(1975), edizioni BUR<br />
Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata<br />
dal nul<strong>la</strong>. Me ne stavo con gli occhi spa<strong>la</strong>ncati<br />
nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un<br />
<strong>la</strong>mpo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. E’ stato come sentirsi<br />
colpire in petto da una fuci<strong>la</strong>ta. Mi si è fermato il cuore! E<br />
quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di<br />
sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo<br />
dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi chiusa<br />
a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli,<br />
i pensieri. E in essa mi perdo. (...) Vorrei che tu fossi una<br />
donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io:<br />
non sono affatto d’accordo con <strong>la</strong> mia mamma <strong>la</strong> quale<br />
pensa che nascere donna sia una disgrazia. (...) Eppure<br />
essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede<br />
un tale coraggio, una sfida che non annoia mai.<br />
(...) Essere mamma non è un mestiere. Non è neanche un<br />
dovere. E’ solo un diritto tra tanti diritti. Faticherai a ripeterlo.<br />
E spesso quasi sempre perderai. Ma non devi scoraggiarti.<br />
Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare<br />
è molto più divertente che arrivare. (...) Sono impaurita.<br />
Ed anche adirata con te. Cosa credi che sia un contenitore,<br />
un barattolo dove si mette un oggetto da custodire? Sono<br />
una donna, perdio, sono una persona. Non posso svitarmi<br />
il cervello e proibirgli di pensare. Non posso ignorare una<br />
rabbia, una gioia, un dolore. Quanto sei esigente bambino.<br />
Prima pretendi di control<strong>la</strong>re il mio corpo, poi pretendi addirittura<br />
di control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mia mente e il mio cuore. Questo<br />
è eccessivo, inaccettabile. Se vogliamo restare insieme,<br />
bambino, dobbiamo scendere a patti (...) e piango, piango,<br />
piango senza chiederti se ti fa male. Perché sono stufa<br />
di te! (...) Perdonami. Dovevo essere ubriaca, impazzita,<br />
guarda quante cicche. Che crisi di furore imbecille. Egoista.<br />
Come stai bambino? Meglio di me spero. Io sono<br />
esausta.<br />
40<br />
ORIANA FALLACI