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SUONO n° 524

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INSIDE<br />

di Salvatore Nocerino<br />

I’m so sexy!<br />

Negli ’60 e ’70 l’Hi-Fi ha solleticato la fantasia e l’immaginario della gente, talvolta anche con risvolti erotici.<br />

La forma oggettiva di opera d’arte in senso olistico dell’LP materializza e sintetizza infatti l’appeal sensuale<br />

del concerto, della scultura, della pittura e del libro.<br />

In quegli anni si assiste a una grande diffusione dell’LP e in particolar<br />

modo del 33 giri (gli anni ’50 e ’60 restano ancora gli anni<br />

del 45 giri); le dimensioni maggiori offerte dal mezzo non hanno<br />

rappresentato solo la possibilità di un maggior numero di brani ma,<br />

per questioni fisiche, anche di un packaging più ampio e, in definitiva,<br />

più ricco di informazioni. Non è tutto, però, perché le maggiori dimensioni<br />

hanno dato luogo alla ricerca di un design più accattivate e<br />

orientato ad agevolare l’acquisto. Quanti di noi hanno mai acquistato<br />

o sono stati tentati fortemente di acquistare un disco perché attratti<br />

dalla copertina?<br />

L’oggetto in sé ha inoltre un’ampia componente fisica e talvolta sensuale.<br />

La storia dell’esperienza musicale è un fenomeno materiale, così<br />

come il mondo della cultura umana più in generale, che si avvale di<br />

corpi sensuali, oggetti concreti e complesse mediazioni. Il fascino del<br />

disco che gira sul piatto può magari coronare visivamente e musicalmente<br />

un appuntamento a lume di candela.<br />

Nel 1950 il vinile, ormai ampiamente accessibile, avviò un processo<br />

che avrebbe cambiato la nostra cultura per sempre. La musica entra a<br />

far parte dell’ambiente domestico, un grande passo per l’accessibilità<br />

dell’esperienza musicale. Una vera e propria rivoluzione che ha alterato<br />

la portata e la profondità della ricezione dell’estetica musicale e degli<br />

altri contenuti audio. Negli anni ’60 l’industria discografica era ampiamente<br />

articolata e la distribuzione trovava la strada per le orecchie della<br />

gente attraverso la radio e la registrazione che aveva la forma del 33 giri<br />

e degli stereo Hi-Fi. Negli USA le vendite erano triplicate rispetto agli<br />

anni precedenti e la gente comprava tanti dischi quanti le etichette (sia<br />

major indipendenti) erano in grado di produrre. Si può datare a circa<br />

metà anni ’50 il fiorire spettacolare del vinile e gli anni ’60 – ’70 sono<br />

stati di massimo splendore per questo supporto. Alcune immagini di<br />

repertorio rendono l’idea di questa intensa campagna pubblicitaria e di<br />

come venisse proposto il vinile in quegli anni. La registrazione musicale<br />

non è un semplice prodotto transitorio della tecnologia o economico ma<br />

parte ampia di un corredo culturale ed estetico della società e risponde<br />

a logiche non sempre razionali o capitalistiche. Piuttosto risponde alla<br />

logica dei sensi umani e dei significati sociologici. La logica della cultura<br />

non è lineare né necessariamente logica in senso stretto, quindi vi è<br />

un’autonomia abbastanza forte da contrastare la pressione dei soldi e<br />

del potere. La conseguenza è che la tendenza alla vita sociale di questo<br />

oggetto sembra in questi anni naturale e inesorabile.<br />

Come narrato anche nello scorso numero di <strong>SUONO</strong> (1968: 2018. La<br />

rivoluzione è servita?) gli anni ’60 e ’70 sono anche di grande fermento<br />

sociale, sono gli anni della rivoluzione sessuale e delle droghe psichedeliche,<br />

due temi spesso presenti nella musica dell’epoca e anche nelle<br />

copertine degli album che vedono esplosioni di colori e ritraggono<br />

spesso anche la bellezza femminile. Un fenomeno fortemente legato<br />

alla musica, che ha dato una grossa spinta al vinile in questo periodo,<br />

è stato quello della cultura hippie (o hippy), movimento di stampo<br />

giovanile, tanto quanto lo erano il rock e il pop diffusi in quegli anni<br />

20 <strong>SUONO</strong> marzo 2018

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