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Italia a Tavola Febbraio 2020

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di Alberto Lupini<br />

Il coronavirus che sta preoccupando<br />

il mondo è una realtà che per settimane,<br />

o forse mesi, sarà sotto l’attenzione<br />

di tutti. Non abbiamo titoli per<br />

parlare dello stato di pericolosità o meno<br />

di questa epidemia, né delle possibilità di<br />

contagio. Come tutti non possiamo non<br />

essere allarmati dalla quarantena imposta<br />

ad una regione della Cina che potrebbe<br />

contenere quasi tutti gli italiani. Possiamo<br />

solo tentare di fare qualche valutazione<br />

sulle più immediate conseguenze<br />

di questa situazione che rischia di aggravare<br />

i già difficili equilibri economici nel<br />

mondo. Un dato per tutti. Ci sono importatori<br />

italiani che sapendo che le merci cinesi<br />

possono impiegare anche settimane<br />

o mesi per arrivare da noi, si chiedono<br />

ora se al momento dello sdoganamento<br />

potrebbero essere bloccate, causandone<br />

la perdita. Molti potrebbero rinviare gli<br />

ordini, e questo, a cascata, porterebbe ad<br />

una crisi internazionale. E tutto perché c’è<br />

la remota possibilità che un virus di cui<br />

al momento si sa poco potrebbe anche<br />

sopravvivere fuori da organismi viventi,<br />

almeno per qualche periodo.<br />

Una remota possibilità, che potrebbe<br />

diventare invece concreta quando a<br />

viaggiare sono le persone. Tanto che non<br />

a caso il governo di Pechino ha bloccato<br />

i movimenti interni e all’estero.<br />

Meno cinesi escono<br />

dai confini nazionali, più<br />

facilmente si potrebbe contenere<br />

e controllare in fretta<br />

il contagio. Con però tutte<br />

le conseguenze del caso, a<br />

partire dagli effetti negativi<br />

a cascata per chi si occupa<br />

di ospitalità d’affari o di<br />

turismo. Da qui la preoccupazione<br />

espressa da Confindustria<br />

Alberghi che già<br />

segnala cancellazioni di<br />

prenotazioni da migliaia di cinesi che a<br />

causa dall’epidemia del coronavirus sono<br />

costretti a casa.<br />

Poche settimane fa, delegazioni italiane<br />

e cinesi di operatori del settore e<br />

istituzioni si erano incontrate a Roma per<br />

annunciare grandi aspettative per il <strong>2020</strong><br />

quale anno della cultura e del turismo. In<br />

quell’occasione era stato annunciato un<br />

fitto calendario di iniziative volte a stimolare<br />

e potenziare lo scambio turistico tra<br />

i due Paesi. In questo senso va osservato<br />

che per l’<strong>Italia</strong> il mercato cinese è tra i più<br />

importanti per dimensione e capacità di<br />

spesa, mentre la paura legata alla propagazione<br />

del virus rischia di generare una<br />

serie di ripercussioni economiche su tutto<br />

l’indotto.<br />

Il Belpaese è tra le mete preferite dai<br />

turisti del Dragone, tanto che l’anno scorso<br />

le presenze erano aumentate del 16% e<br />

SALUTE<br />

in tutta <strong>Italia</strong> dalla Cina avevamo prenotazioni<br />

almeno fino a Carnevale, mentre<br />

le previsioni su base annua erano di aumenti,<br />

a seconda delle zone, fra il 20 e il<br />

50%. Ora tutto questo rischia di saltare.<br />

Ma c’è forse un pericolo ancora più<br />

grave. Sarà per il clima un po’ troppo teso<br />

e sospettoso creatosi in <strong>Italia</strong> nei confronti<br />

dei “diversi”, ma fa impressione la telefonata<br />

ad una radio di una mamma che<br />

si dice preoccupata perché la figlia aveva<br />

come compagna di banco una bambina<br />

italiana di origini cinesi. Se dovesse passare<br />

un clima da “caccia agli untori”, oltre<br />

a giocarci la dignità e la civiltà metteremmo<br />

in discussione il futuro dei rapporti<br />

con un grande Paese che ci mette al primo<br />

posto come destinazione estera. Non<br />

dimentichiamolo. Il coronavirus prima o<br />

poi verrà sconfitto, ma la Cina resterà.<br />

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