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di Alberto Lupini<br />
Il coronavirus che sta preoccupando<br />
il mondo è una realtà che per settimane,<br />
o forse mesi, sarà sotto l’attenzione<br />
di tutti. Non abbiamo titoli per<br />
parlare dello stato di pericolosità o meno<br />
di questa epidemia, né delle possibilità di<br />
contagio. Come tutti non possiamo non<br />
essere allarmati dalla quarantena imposta<br />
ad una regione della Cina che potrebbe<br />
contenere quasi tutti gli italiani. Possiamo<br />
solo tentare di fare qualche valutazione<br />
sulle più immediate conseguenze<br />
di questa situazione che rischia di aggravare<br />
i già difficili equilibri economici nel<br />
mondo. Un dato per tutti. Ci sono importatori<br />
italiani che sapendo che le merci cinesi<br />
possono impiegare anche settimane<br />
o mesi per arrivare da noi, si chiedono<br />
ora se al momento dello sdoganamento<br />
potrebbero essere bloccate, causandone<br />
la perdita. Molti potrebbero rinviare gli<br />
ordini, e questo, a cascata, porterebbe ad<br />
una crisi internazionale. E tutto perché c’è<br />
la remota possibilità che un virus di cui<br />
al momento si sa poco potrebbe anche<br />
sopravvivere fuori da organismi viventi,<br />
almeno per qualche periodo.<br />
Una remota possibilità, che potrebbe<br />
diventare invece concreta quando a<br />
viaggiare sono le persone. Tanto che non<br />
a caso il governo di Pechino ha bloccato<br />
i movimenti interni e all’estero.<br />
Meno cinesi escono<br />
dai confini nazionali, più<br />
facilmente si potrebbe contenere<br />
e controllare in fretta<br />
il contagio. Con però tutte<br />
le conseguenze del caso, a<br />
partire dagli effetti negativi<br />
a cascata per chi si occupa<br />
di ospitalità d’affari o di<br />
turismo. Da qui la preoccupazione<br />
espressa da Confindustria<br />
Alberghi che già<br />
segnala cancellazioni di<br />
prenotazioni da migliaia di cinesi che a<br />
causa dall’epidemia del coronavirus sono<br />
costretti a casa.<br />
Poche settimane fa, delegazioni italiane<br />
e cinesi di operatori del settore e<br />
istituzioni si erano incontrate a Roma per<br />
annunciare grandi aspettative per il <strong>2020</strong><br />
quale anno della cultura e del turismo. In<br />
quell’occasione era stato annunciato un<br />
fitto calendario di iniziative volte a stimolare<br />
e potenziare lo scambio turistico tra<br />
i due Paesi. In questo senso va osservato<br />
che per l’<strong>Italia</strong> il mercato cinese è tra i più<br />
importanti per dimensione e capacità di<br />
spesa, mentre la paura legata alla propagazione<br />
del virus rischia di generare una<br />
serie di ripercussioni economiche su tutto<br />
l’indotto.<br />
Il Belpaese è tra le mete preferite dai<br />
turisti del Dragone, tanto che l’anno scorso<br />
le presenze erano aumentate del 16% e<br />
SALUTE<br />
in tutta <strong>Italia</strong> dalla Cina avevamo prenotazioni<br />
almeno fino a Carnevale, mentre<br />
le previsioni su base annua erano di aumenti,<br />
a seconda delle zone, fra il 20 e il<br />
50%. Ora tutto questo rischia di saltare.<br />
Ma c’è forse un pericolo ancora più<br />
grave. Sarà per il clima un po’ troppo teso<br />
e sospettoso creatosi in <strong>Italia</strong> nei confronti<br />
dei “diversi”, ma fa impressione la telefonata<br />
ad una radio di una mamma che<br />
si dice preoccupata perché la figlia aveva<br />
come compagna di banco una bambina<br />
italiana di origini cinesi. Se dovesse passare<br />
un clima da “caccia agli untori”, oltre<br />
a giocarci la dignità e la civiltà metteremmo<br />
in discussione il futuro dei rapporti<br />
con un grande Paese che ci mette al primo<br />
posto come destinazione estera. Non<br />
dimentichiamolo. Il coronavirus prima o<br />
poi verrà sconfitto, ma la Cina resterà.<br />
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