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Download n.143 di DIC2011 - Architetti nell'Altotevere Libera ...

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Rachel Whiteread House, 1993.<br />

Loris Cecchini. Empty Walls, Just Doors, 2006.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

Diener & Diener Architekten. Museo <strong>di</strong> storia<br />

naturale <strong>di</strong> Berlino.<br />

attuali, a tutto quanto cioè si presenti “aperto”.<br />

Sono questi i casi in cui si attua per sovrapposizione, completamento, o<br />

mo<strong>di</strong>ficazione a partire da un dato fisico. Ed è certamente necessario il confronto<br />

con l’originale, innanzitutto la conoscenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> quello che c’è, del suo stato<br />

dal punto <strong>di</strong> vista costruttivo: ma è un confronto che rimanda imme<strong>di</strong>atamente al<br />

carattere o all’atmosfera, ovvero all’identità.<br />

Nella coesistenza <strong>di</strong> due con<strong>di</strong>zioni, il “vecchio” e il “nuovo” sono entrambi<br />

partecipi, tra opposizione e continuità, e simultaneamente alludono all’idea <strong>di</strong> una<br />

totale preservazione e <strong>di</strong> un perpetuo rinnovamento.<br />

In tali casi, l’attività progettuale andrebbe condotta prevalentemente sul binario<br />

tecnico-costruttivo in cui il “nuovo” e il “vecchio” si fondono nel senso che<br />

dovrebbero tendere ad essere irrilevanti e rilevanti solo in quanto ri-definizione <strong>di</strong><br />

quel carattere, atmosfera o identità negoziata tra una ra<strong>di</strong>cale stasi e un ra<strong>di</strong>cale<br />

cambiamento e pur sempre all’interno <strong>di</strong> una concezione unitaria dell’opera.<br />

3. In quest’ottica, la ricostruzione del Museo <strong>di</strong> storia naturale <strong>di</strong> Berlino, opera<br />

dello stu<strong>di</strong>o Diener & Diener <strong>di</strong> Basilea, può essere preso come caso esemplare.<br />

La facciata esistente in mattoni, <strong>di</strong>strutta dai bombardamenti solo in una parte<br />

minore, viene ricucita seguendo il <strong>di</strong>segno originario. L’azione progettuale si centra<br />

sul dato costruttivo, sul come, e a partire da lì attua al contempo una totale mimesi<br />

e uno scarto ra<strong>di</strong>cale rispetto all’esistente. Attraverso un calco in negativo della<br />

facciata esistente, la nuova facciata, <strong>di</strong>visa in pezzi, viene successivamente riprodotta:<br />

modanature, fughe, cornici, ogni cosa è restituita fino al minimo dettaglio<br />

nella matrice del nuovo prefabbricato.<br />

L’intervento, una volta concluso – cioè la sua immagine definitiva –, non è privo <strong>di</strong><br />

riman<strong>di</strong> all’arte contemporanea.<br />

Nel vedere replicate parti della realtà in mo<strong>di</strong> e per ragioni <strong>di</strong>fferenti, alcuni lavori<br />

dell’inglese Rachel Whiteread (1963) e dell’italiano Loris Cecchini (1969) possono,<br />

per esempio, essere affiancati all’approccio architettonico <strong>di</strong> Roger Diener (1950).<br />

Medesima è la meticolosità del rilievo e della successiva replica del dato reale.<br />

Medesima appare anche l’astrazione che si tende conferire al nuovo manufatto –<br />

e<strong>di</strong>ficio o parte o elemento in sé – attraverso l’uso <strong>di</strong> un unico materiale,<br />

tendenzialmente <strong>di</strong> colore neutro, apparentemente poco opportuno (fino ad essere<br />

“inappropriato”). Ma è proprio attraverso queste apparenti “forzature” – da<br />

misurarsi rispetto all’ambito artistico o architettonico – che la messa in opera del<br />

“nuovo” assume un valore concettuale ed estetico tale da trasfigurare la realtà, da<br />

intensificarne e destabilizzarne la percezione.<br />

A tal punto che la facciata del Museo <strong>di</strong> storia naturale <strong>di</strong> Berlino solo nel<br />

momento in cui acquisisce il nuovo innesto assume una valenza emotiva e<br />

seduttiva assai più acuta dello stato originale. E così vale anche per le case <strong>di</strong><br />

cemento <strong>di</strong> Rachel Whiteread e per le porte <strong>di</strong> gomma <strong>di</strong> Loris Cecchini.<br />

Già nell’azione della replica o della ripetizione si attua necessariamente per<br />

interpretazione, per trasformazione, per <strong>di</strong>stanza critica. Come era fatto? Come fare<br />

adesso? Niente in questi casi è più eloquente della <strong>di</strong>fferenza tra il materiale<br />

dell’originale e quello della copia. Dal pragmatismo costruttivo emerge, dunque,<br />

una nuova poetica.<br />

Nulla <strong>di</strong> più lontano, per essere chiari, da un atteggiamento rinunciatario o <strong>di</strong><br />

adesione rispettosa allo stato delle cose, o al riconoscimento della rovina in senso<br />

romantico. Al contrario, è la ra<strong>di</strong>calità delle scelte che qui si intende sottolineare.<br />

E dunque anche il mattone può e deve essere utilizzato criticamente e<br />

creativamente, non solo per le capacità <strong>di</strong> mimetizzarsi, come spesso accade, quanto<br />

per le proprie qualità specifiche: dato che, sembrerebbe, è possibile ri-costruire il<br />

vetro anche con il mattone. <br />

3<br />

EDITORIALE

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