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Download n.143 di DIC2011 - Architetti nell'Altotevere Libera ...

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Sì, ci sono gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze. Il primo complesso che<br />

abbiamo costruito in Olanda è il Knsm-Eiland. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio che è scaturito da ragioni curiose; il risultato<br />

è stato interpretato come nuovo espressionismo,<br />

anche se l’aspetto stilistico non è stato tra i principali<br />

obiettivi. Semplicemente si sviluppava morfologicamente<br />

dovendosi adattare a certe situazioni del contesto.<br />

A quel tempo, le case in Olanda venivano intonacate <strong>di</strong><br />

bianco e noi abbiamo invece utilizzato il laterizio a vista.<br />

Ed è stato un progetto indubbiamente importante per<br />

poter ripartire in Olanda a costruire e progettare con il<br />

mattone. Abbiamo quin<strong>di</strong> cercato dei laterizi che ci<br />

sod<strong>di</strong>sfacessero, ma non li abbiamo trovati, perché in<br />

quel momento non operavano industrie all’altezza della<br />

qualità richiesta. Quin<strong>di</strong> abbiamo cercato un mattone<br />

che ci piacesse in Germania. Solo più tar<strong>di</strong> abbiamo<br />

costruito in mattoni con una <strong>di</strong>tta del Paese dei tulipani.<br />

Ebbene, in Olanda da un lato siamo osteggiati, dall’altro<br />

siamo visti come tra<strong>di</strong>zionalisti: i critici sono gli architetti;<br />

gli uomini per così <strong>di</strong>re normali apprezzano invece<br />

il nostro lavoro <strong>di</strong> progettisti.<br />

In Svizzera, la situazione è ancora più estrema rispetto<br />

all’Olanda. La critica dell’architettura verso il tra<strong>di</strong>zionale<br />

è molto dura. Abbiamo costruito ora a Berna degli<br />

e<strong>di</strong>fici intonacati, lavorando anche alla progettazione<br />

urbanistica dell’area. Chi abita gli appartamenti è molto<br />

sod<strong>di</strong>sfatto. La gente visita queste case con molta curiosità,<br />

rendendosi conto che in Svizzera non si costruiscono<br />

solo scatoloni <strong>di</strong> cemento.<br />

In Germania, allo stesso modo, il <strong>di</strong>battito è molto acceso<br />

fra sostenitori e detrattori dell’architettura moderna e<br />

<strong>di</strong> quella tra<strong>di</strong>zionale. Dopo la guerra, con il Moderno,<br />

si pensava <strong>di</strong> potersi liberare del peso del passato e della<br />

storia recenti. La speranza dei moderni è stata, dunque,<br />

che l’innocenza delle loro costruzioni bianche potesse<br />

essere la soluzione. Invece, si sono poi resi conto che<br />

l’intento non era così facile da raggiungere.<br />

In Italia, quando presentiamo un progetto ci sono alcuni<br />

architetti modernisti che sono scioccati nel vedere<br />

l’architettura che proponiamo. Ci sono invece altri<br />

architetti che seguono la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> alcune regioni,<br />

ovvero <strong>di</strong> alcune specifiche città. Mi viene in mente<br />

Carmassi: è veramente encomiabile il modo in cui<br />

opera. Alcuni esempi molto belli sono anche quelli della<br />

ricostruzione a Firenze, sul Ponte Vecchio e sul Lungarno:<br />

ci sono e<strong>di</strong>fici fantastici. Molti critici contemporanei<br />

d’architettura non sarebbero nemmeno in grado <strong>di</strong><br />

accorgersi delle porzioni della ricostruzione.<br />

Trovo che sia assolutamente assurdo quando col Moderno<br />

si pensa in architettura <strong>di</strong> dover inventare qualcosa,<br />

partendo ad esempio dall’e<strong>di</strong>lizia residenziale. Tutto inizia<br />

a Berlino, negli anni ’20, con la siedlung a ferro <strong>di</strong><br />

cavallo, con la progettazione <strong>di</strong> appartamenti contemporanei,<br />

secondo il principio della social-democrazia.<br />

Là ancora le cose funzionavano bene. Troviamo, infatti,<br />

ancora e<strong>di</strong>fici che si confrontano, uno <strong>di</strong> fronte all’altro,<br />

la facciata verso l’altra facciata; poi c’è la corte<br />

interna, quin<strong>di</strong> il giar<strong>di</strong>no più privato. Solo cinque<br />

anni dopo, tutto quello che fa Gropius è sbagliato. Nel<br />

Dammerstock <strong>di</strong> Karlsruhe propone e<strong>di</strong>fici a stecca,<br />

senza strade, con il fronte <strong>di</strong> ogni e<strong>di</strong>ficio che guarda il<br />

retro dell’altro e<strong>di</strong>ficio. È l’architettura, sbagliata, della<br />

modernità. Questo è un altro tema che ci interessa<br />

molto: come poter realizzare un’architettura urbana.<br />

Non si inventa, ma si costruisce sostanzialmente procedendo<br />

con quello che c’è già.<br />

Cosa pensa del quartiere berlinese <strong>di</strong> Aldo Rossi? Quali<br />

sono le sue principali valenze?<br />

Nel secolo scorso, Aldo Rossi è stato uno degli architetti<br />

più importanti, sia dal punto <strong>di</strong> vista teorico che pratico.<br />

Per questo è triste vedere come in Italia Aldo Rossi<br />

sia stato così rapidamente <strong>di</strong>menticato dalle scuole <strong>di</strong><br />

architettura. Molte sue realizzazioni, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

costruttivo, sono forse state deludenti, ma questo può<br />

accadere a qualunque architetto. La generazione a cui<br />

apparteneva lui, che si è liberata dall’ideologia del<br />

Moderno e che ha tentato <strong>di</strong> dare delle basi solide all’architettura,<br />

è stata in grado <strong>di</strong> fare solo un piccolo passo<br />

in avanti. Invece lo sviluppo che è stato in grado <strong>di</strong><br />

generare Rossi è stato assolutamente affascinante. Ha<br />

avuto certamente dei Maestri che lo hanno guidato,<br />

come Ernesto Natan Rogers; ma i passi che ha compiuto<br />

successivamente sono incre<strong>di</strong>bili. É stato veramente<br />

un percorso entusiasmante.<br />

Molti progettisti italiani contemporanei sono assolutamente<br />

lontani dall’insegnamento <strong>di</strong> Aldo Rossi. Invece<br />

adoro architetti come Adolfo Natalini, perché si sono<br />

messi in gioco, e nel loro lavoro si muovono su un piano<br />

razionale: ogni scelta è frutto <strong>di</strong> un ragionamento logico.<br />

Schuttsen Strasse è da vedere in modo ambivalente: il<br />

confrontarsi con una teoria – e sotto questo aspetto è<br />

stato un intervento <strong>di</strong> successo –, accettare la forma del<br />

blocco, dell’isolato, sud<strong>di</strong>videre in parcelle e su <strong>di</strong> esso<br />

costruire facciate <strong>di</strong>verse e magari <strong>di</strong>ssimulare questa<br />

cosa nonostante l’investitore fosse una figura sola. Rossi,<br />

per creare una situazione urbana, per assicurare questa<br />

varietà e promiscuità, ha fatto sì che le facciate degli<br />

e<strong>di</strong>fici finissero per essere tutte <strong>di</strong>verse una dall’altra.<br />

C’è poi un altro tema: quello del dover costruire solidamente,<br />

se si vuole proporre un buon prodotto in termini<br />

e<strong>di</strong>lizi. Per farlo occorre essere pronti a spendere almeno<br />

il 20% in più <strong>di</strong> quanto normalmente si è <strong>di</strong>sposti a spendere<br />

per l’e<strong>di</strong>lizia corrente: il piano superiore è stato<br />

45 L ’ INTERVISTA

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