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— 142 — nell'Albania, dove da Costantinopoli un Chiaus del Gran Signore, apposta mandato ai Bascià, portò nuova della presa di Famagosta e del totale acquisto del Reame di Cipro, per cui sera cominciata la guerra ; acciocché ne facessero festa; ed insieme portò loro ordine espresso, che con gli auspici d'una tanta vittoria, essi in tutti i modi l'armala cristiana trovassero, e che la prendessero. Al che i Bascià di obbedir risoluti, subito alla volta di Lepa.ito con l'armata si mossero, essendo già i ventisei di Settembre ; disegnando dì caricar ivi le vettovaglie, di rinforzarsi di gente, di provvedere a tutti i difetti che in essa sentivano. Ove giunti che furono , non tardò punto Ali a mandar Mahemet Bei con sessanta galere a Negroponte e ad Aspropittì a caricar le cose necessarie e a condurre le genti. Il quale avendo senza dimora caricato le vettovaglie e le munizioni, condusse anche seco diecimila Giannizzeri, due mila Spahi e due mila venturieri, gente valorosa e di combatter co' Cristiani molto bramosa. In questo mezzo , già In Messina tutte le forze della Lega ridotte , ai quattordici di Settembre Gii d' Andrada ritorna , il quale non avendo trovata l'armata neraica , una lettera in cifra riporta di Paolo Orsino Signore di Lamentana , Governatore di Corfù , e con essa s' intende esser quell' armata slata colà e aver posto in terra gran genti ; soggiornando essa nel porto aver bruciato e danneggiato gran parte dell'isola, e senza tentar la fortezza essersene partila con qualche danno ; ed essere in essa armata Ira galere e vascelli minori fino al numero di trecento vele , ma molto mal fornita di gente da combattere , per esser la maggior parte di essi infermi e mal trattati. Eransi prima che Gii d'Andrada tornasse in Messina, più volte i consigli adunati, de' quali uno fu pubblico, ove non solo i consiglieri , ma tutti i capi ed uomini esperii dell' armala furon chiamati ; nel quale per esser nate molte controversie e dispareri, non fu cosa alcuna stabilifa. Ma dava cagione di temere al Generale Veniero il consiglio di Ascanio, e la ostinazione dei congiglieri Spagnùoli , che apertamente si facevano intende- ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
- 1 4 3 - re che si doveva sfuggire il combattere ; di che tante ragioni allegavano , che quando con men risoluto animo di quello di Don Giovanni avessero avuto a trattare, senza dubbio avrebbero avuto ì intento. Aggiungevasi l' occasione di Amida Re di Tunisi , che inslantemente domandava aiuto per ricuperare il suo regno, del quale già da Carlo Quinto investito , novellamente da' Turchi era stalo spogliato. Nella quale impresa ei sospettava che sì risolvesse d' impiegar le forze della Lega; avendo ella colore di ragionevole, e conoscendosi per la riputazione al Re onorevole , e per l'interesse della Goletta , che con gelosia e spesa grandissima si guardava, necessaria. E tanto più che Amida con promettere molle genti di quel Reame e un numero di Alarbi infinito, che a sua divozione avria preso l'armi, la facilitava; e con un tesoro , che diceva di aver egli nel suo giardino fuori di Tunisi riposto , per pagare le spese della guerra , gli animi v' allettava , e con la sua presenza importunando commoveva (15). Pertanto con ansietà incredibile andò il Veniero a trovare il Colonna , e seco divisando sopra i pareri nel consiglio precedente proposti, gli aprì il timore della deliberazione che lo molestava. E ricordandogli la necessità che per ben pubblico s'aveva di reprimere l'armata nemica, proponendogli sempre la fede che la sua Repubblica aveva in lui solo, più che in tulta la Lega, e aggiungendo prieghi e scongiuri caldissimi operò tanto , che insieme uniti, ambedue risoluti dì vincer la parte che a combatter s'andasse, a trovar Don Giovanni n'andarono. Col quale come colui che di gloria desideroso, alle vittorie grandi, ai trionfi regali ben uso , dal principio alla fine non s'era mai mosso da questo istesso pensiero , poco ebbero a travagliare per disporlo. Ben volle, che ancor essi vedessero quello che per la contraria opinione , oltre a quello che aveva detto in voce la maggior parte del suo consiglio, glie ne avevano presentalo con la scrittura. Diceva questa e affermava , non dover mettersi a rischio un' armala di tante forze e di tanto momento, che, quando perduta si fosse, a pena in molti anni si saria potuta rifare. Che con essa, perduta ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
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