re i combattenti per la Fede de

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disse : Dunque no' era bisogno di mettere questo in capitolo di obbligo se doveva
essere in libertà della Signoria ; ma era da restringer la Lega con amore
et con affetto, per che haveria l'uno et l'altro sempre quello che volesse più facilmente
senz'obbligo et per cortesia, che con obligo: et così fu esclusa questa
lor domanda, et restorno più quieti. Et disse l'Ambasciatore, che havea proposto
quel capitoli et quel modo, non con ordine della Signoria, ma con speranza
che ella sia per acconsentire ; onde nò potria stabilirli senza nuova commissione.
Et doppo la (iongregatione dolendosi con il Cardinale Morone a parte di
tante difficoltà che erano messe in questo negotio, considerò il Cardinale Morone,
che se bene 11 Regij cercavano d'haver qualche avanlaggio, più metteva conto
alla Signoria d'inserrare il Rè in ogni modo, per che l'anno presente et l'anno
futuro l'impresa era tanto al beneficio della Signoria, che se si battesse il Turco
quest'anno o l'altro, non si potria mancare di seguitare questa Impresa senza
pensare ad Algieri ne a Tripoli no ad allre cose di poco conto, et il Papa saria
sempre favorevole all' impresa principale. Onde se bene la Signoria promette
per il tempo ma se avvenisse, che Dio guardi, che
quelle prime impreso fossero dannose alla Christianità, in modo che ella restasse
stracca et sbattuta, non si potria pensare a muovere impresa; et se pure
il Ré volesse pensarvi, la Signoria non potria essere astretta, nò valerla obligalione
ne lega ne promesse ; per che chi non fa quello che non può fare , è
sempre escusato.
A 15. fu portata in congregatione da i deputati del Papa una estesa de' capitoli
della Lega, della quale ne fu data una copia a i Regij , et un'altra all'Ambasciatore
di Venetia; et fu detto dal Cardinale Morone, che questa era la
resolutione del Papa, della quale Sua Saniìià non è per mutarsi, havendo provislo
convenientemente a tutto quello che è stato trattato per ciaschuna delle
parti. Risposero I Regij che considerariano la scrittura et dariano l'oppinione
loro et poi la mandariano in Spagna , per dare al Rè notitia d' ogni cosa. Et
l'Ambasciatore di Venetia disse, che no'era bene di mandare più In longo la
publicatione della Lega ; che il tempo era hormal molto avanti ; che i Turchi
non dormono; che il mondo sta in espeltatione di quella resolutione; cbe il far
tante congregalionl et non concludere niente, levaria la reputatione al negotio,
et a chi lo tratta; et che se pur conviene tardare a risolvere la Lega, si faria
bene a far venire l'armata cattolica quanto prima, accio che l'impresa non patisca
, et che la Christianità non abbia danno. Fu risposto da gì' altri che no'
doveva parer troppo 14. dì, che sono hoggi, in una trallationc di questa sorte;
et clie la Lega del 1537. fu principiata d' ottobre et coni-liisa di febraro. Et
quanto alPunione dell'armata, i Regij si scusavano, come dell'altre volte, di nò
poter dar ordine nessuno sino alla venuta della risposta di Spagna, la quale
aspettavano al principio della futura settimana. Et licentiala la congregatione,
l'Ambasciator di Venetia fu all'audienza del Papa per commissione havuta da
Venetia per lettere de i 13; et fece ufficio con Sua Santità per l'unione dell'armata
, et per la conclusione della Lega et per che fossero remesse tutte le cautele
et li particulari interessi, attendendo il principal obietlo d'offendere il nemico
con suo maggior danno. Et la risposta di Sua Santità fu che quanto all'unione
s'era fallo sempre quanto s'era potuto, et che si continuava ancora, et
quaiilo alla Lega, che li pareva che i Capitoli fussero accomodati in modo, che
luna partfi et l'altra potesse contentarsi; et ben che potesse parere che i Regij
havessero qualche vantaggio, per l'espressione fatta di quei tre luoghi di Barbarla
, però queir imprese non s'hanno da fase se nou in tempo, che nò si
ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ