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— 2/i6 — dalle scaglie defl'artiglieria Nestore Martinengo fu di nuovo ferito. Durò il detto assalto cinque ore, nel quale t Famagoslani si portarono molto bene. Rimase il revelUno tanto disfatto da quella mina , che non fu più ritentato di ripigliare, per non esservi luogo da fermarvisi. N'era restato in piedi solo il fianco stanco , nel quale il cavalier Maggi fece un'altra mina. Era la porta di Limisso allo incontro dì detto revelUno , ma più bassa ; e si teneva aperta , avendovi fallo un portame di ferro, arraato di punte aguzze, il quale, tagliandosi una corda, cadeva con ìrapeto, e a guisa di saracinesca chiudeva l'entrala. Ora essendo stati i nemici quattro giorni senza andare su detto revelUno, finalmente v'andarono e coralnciaiono a ritirarvlsi sopra, ed ai fianchi, non lasciando uscire nessuno dalla porta, la quale era loro di grave sospetto , per esserne spesse volte usciti i nostri ad assalirli. Onde ai quattordici di Luglio assalirono la porta e dato all'arme a tulle le altre batterie, secondo il solito, piantarono linsegna fin su la porta. Ma trovandosi quivi Luigi JMartinengo , il quale aveva preso a difenderla , saltò fuori insieme col Baglioni, ed uccisane una gran parte , gli altri mise in fuga. Nello slesso tempo si diede fuoco alla mina, la quale ammazzò fino a quattrocento Turchi. Acquislovvi il Baglioni uno stendardo , il quale tolse di mano ad un Alfiere. 11 giorno seguente diedero fuoco i neraici alla mina della corlina , e non avendo ella fatto effetto , si restarono di dare l'assalto apparecchialo; ma seguitarono ad ingrossare ed alzare la traversa, per assicurarsi nel dare gli assalti. Avevano ciivato lutto il terreno appresso alla conlrascarpa, e v'alloggiavano con li padiglioni, che non erano veduti da' nostri. Tirarono anche sopra al muro della contrascarpa diciassette pezzi d'artiglieria , acconci in tal modo , che non eran veduti ; de' quali due offendevano il revelUno , due il torrione di Santa Nappa, uno 1' Andrucci, e due per fronte la batteria della cortina. Andavano con le tavolate coperte di pelli crude per zappare i parapetti de'nostri, i quali non mancavano di tirar loro de'fuochl artificiali; uscen- ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
— 247 — do anche alle volte dalle ritirate ad offendere quelli che zappavano, ma ricevendovi serapre gran danno dagli archibugieri della contrascarpa. Rifacevano i nostri tulto il guasto con pelli di bufali bagnale, piene di sfilacci , coltoni e terra con l'acqua, e ben ligate con corde. Avevano tutte le donne di Famagosta fatto per le contrade compagnie , e guidate da Calogieri andavano a lavorare a' luoghi loro assegnati, provvedendoli di sassi e d'acqua ; la quale si teneva a tutte le batterie nelle tinozze , per riparare a' fuochi che i nemici tiravano, che erano sacchetti con un plgnatlino dentro pieno di polvere e di zolfo, che cadendo in terra ovvero addosso a'soldati, ardevano quanto toccavano. Non avendo dunque i Dcraicì potulo pigliare la porla, trovarono un nuovo modo ; e adunando gran quantità di legni detti teglia , che ardono presto e con molla puzza , li gittarono innanzi ad essa porta insieme con una trave impeciata e con fascine ; ed appiccandovi il fuoco , l'accrebbero tanto , che non poterono i nostri estinguerlo raai , quantunque molle botti piene d'acqua dal torrione molto alto , che è sopra ad essa porta, vi gettassero, le quali cadendo vi si rompevano. Durò il fuoco quattro giorni , onde furono i nostri sforzati a ritirarsi più dentro per l'eccessiva puzza e soverchio calore, chiudendo la porta, poiché non si poteva tenere più aperta. I nemici con le bande calate da' fianchi si diedero a cavar nuove mine ; e iu un subito (il che ad ogni uomo diede stupore ) rifatta la piazza del reveflino, ch'era tutta rovinata, piantarono incontro alla porta un pezzo grosso d'artiglieria ; la quale con mirabil prestezza fu da' nostri in tutto atterrata con sassi, terra ed altre materie. Erano già le cose ridotte all'estremo, ed ogni cosa era venuta meno nella città, eccetto che la .speranza del soccorso, il valor de'soldati e la prudenza de'padroni. Era finito il vino; non si trovava carne, né fresca né salala; né anche formaggio, se non a prezzo fuor di modo caro. S'erano mangiati molti asini cavalli e gatti. Non si mangiava più altro che pane molto cattivo e fave , e bevevasi acqua con aceto , il quale anche poco di poi venne meno. Nel cava- ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
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