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— 296 — vanni costretto di lispondere a Gii d'Andrada, che non consentii ebbe che si partisse, e che partendosi avrebbe al Re disservito. Onde rlsposegli GU d'Andrada, che non polendo far altro, l'avria per l'avvenire servito per timore, dove per il passato per amore l'aveva servito. Le giustificazioni di ISIarc Antonio erano tali che con ragione non si poteva lor contradire. Nientedimeno parendo a D. Giovanni che avesse egli cercato d'aver senza lui la gloria di aver vinto l'armala turchesca, ed esclamando sopra di ciò gli SpagnuoU, come che avesse voluto levargli la riputazione, non si poleva placare. Ora instando tuttavia Marc'Antonio ed il Foscarino perché s'attendesse all'impresa, tra molle diversità, che s'intesero nei consìgli di D. Giovanni , che ogni giorno si ragunavano , il parere del Marchese di Trevico dogli SpagnuoU era lodato. Diceva egli , che per essere il tempo molto avanti, non si sarla potuto far impresa di terra. Clio perciò fosse bene di rinforzare il maggior numero che si potesse delle galere migliori ; e licenziando le navi e gli altri vascelli da carico, e rimandando in Italia il reslo delle galere non buone e i cavafli e soldati soverchi , seguitar con esse l'armala nemica per combatterla o melterla in fuga. Che al ritorno si fosser saccheggiate le riviere de'nemici, dove fosse stato più comodo ; e che tornando in Italia, tulle le cose si potevano apparecchiare per uscir presto l'anno seguente a progressi migliori. Ma fu risoluto nondimeno d'andare in Levante , conducendo anche le navi per far qualche impresa a gusto de' Veneziani ; 1 quali con gran prestezza spalmando le lor galere, in capo di cinque giorni navigossi alle Gomenizze. Quivi mentre di acqua e di legne si provvede Tarmata, nuova contenzione nasce tra D. Giovanni ed i Veneziani che non fu di poco momento. Aveva D. Giovanni per cosa certa che non era nelle galere veneziane il debito nuraero dei combattenti, come in tutte le altre ponentine s'aveva; e perciò faceva istanza al Foscarino. che delle genti del Re mifle -• trecento fanti accettasse per armarle a sufficienza. Ma non consentiva egli che nelle sno galero s' introducessero ffcnti b' ' ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
— 297 — mandate da SpagnuoU , allegando che erano benìssimo armate; e che ricordevole del disordine che 1' anno addietro seguì nel medesimo porto , per colpa di quei soldati , che ai Sopracomiti veneziani non volevano obbedire , non voleva che di nuovo gli avvenisse lo stesso. Pareva a D. Gicvanni che tutto ciò procedesse da inconfidenza, onde se ne alterava talmente , che giurava dì non voler andare all' impresa , se i Veneziani quelle genti non ricevevano. Travagliavasi Marc' Antonio in persuadere al Foscarino , che le accettasse ; ma nou faceva profitto. Però desideroso che tal occasione l'andata non disturbasse , lo dispone alla fine ad accettar tanti de'soldati del Papa eh'egli gli darebbe, e l'ottiene ; riarmando egli le sue galere defle genti di D. Giovanni , e con quésto modo accorda la differenza. Stabiliscesi poi la forma del combattere, e l' ordinanza dell' armala, formando la batlaglia di D. Giovanni di sessanta galere , con una banderuola gialla al calcese, con la Reale tra le due capitane del Papa e defla Signoria. Appresso alle quali il primo luogo fu della capitana di Malta ; e de' personaggi vi ebbero luogo il Principe di Parma , Paolo Giordano Orsino Generale degl'Italiani, e tre Marchesi, d'Umena, venturiero , di Santo Stefano, e di Trevico consiglieri. Il corno destro del Marchese di Santacroce con quarantacinque galere , con l'insegna verde all'albore di prua. Il sinistro dtl Provveditor Soranzo con altrettante, con T insegna turchina all' asta. Il soccorso di D. Giovanni di Cardona , con venti galere e con l'insegna bianca afla poppa. Due galere furono assegnate di soccorso alla poppa della Reale , e una per ciascuna delle capitane del Papa , de' Veneziani , del Marchese di Santacroce e del Soranzo. Le galeazze avanti alla battaglia tre , ad ogni corno due , e addietro col soccorso un' altra ne rimaneva. Tutta l'armata era, del Papa tredici galere; del Re sellanlasei, con due galeazze toscane e ventiquattro navi ; della Signoria di Venezia sette navi ,• sei galeazze , e cento cinque galere, tra le quali ve n' era una del Marchese d'Umena francese , fratello del Duca di Guisa della casa di Lorena , il quale con molti geniiluo- 19 * ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ
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