re i combattenti per la Fede de

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Può anco mostrargli quanta gloria riceverà soccorrendo Venetiani, che potranno
forsI dlffendersi da se stessi ; non dimeno Phonore si darà tutto a S. M.
ascrivendosi ogni buon successo alle forze, che li saranno aggiunte da lei.
Può similmente mostrarsi alla M. Sua l'obbligo che tiene di haver armata,
et impiegarla a difesa de'Christianì per la concessione havuta de'frutti de'beni
ecclesiastici in Spagna , et con quesla espressa conditione.
Se Venetiani non soccorsi fossero astretti a perdere o ad accordarsi, tulla
la piena si voltarebbe contro gli stati del Rè.
Se anco Dio sarà servito di dar vittoria a' Venetiani, non mette conto al
He , che gli acquistino tanta reputatione et forza , senza participatione di Sua
Maestà.
Quando beo S. M. non havesse proprio interesse alcuno con Turchi, nondimeno
per la pietà sua , et per il zelo che ha sempre mostro verso la conservatione
de' Christiani, dovrebbe congiungersi con Venetiani, atteso che le due
forze loro congiunte , sono bastanti , con tener armata continua ad assicurare
la Christianità per mare dalle forze del Turco ; il che non può farsi per altra
strada.
Ma la principal nimicllia de' Turehi è contra il Rè Cattolico ; et ad esso
mette conto implicar Venetiani per quanto tempo può nella nlmicitia medesima,
per havergli quasi per antemurale, et ridurre la guerra a casa loro più esposta,
et più propìnqua a'Turchi.
Unendosi il Rè con Venetiani, viene ad assicurare con le forze & altri
in gran parte gli stati suol, et il Christianesmo tutto, et a debilitare il sno
nimico.
Et non è da temere che Venetiani non restino sempre uniti con S. M. per
che è ragione che cosi sia , per il bisogno loro , gratitudine verso il Rè , et
per la infideltà di questo Turco, che Panno passato fece con loro pace solenne,
et quest'anno la rompe senza alcuna occasione •—Di Roma aUi 12. di Marzo
1570. Fr. M. B. Car. Ale».
RELAZIONE DI MARC* ANTONIO COLONNA ALLA MAESTÀ' DEL RE NOSTRO SIGNORE
INl'ORNO A QUEL CHE AVVENNE IN QITEST' ARMATA POSCIA 008 EOLI FU PAR­
TITO DA ANCONA FINO A' 27 SETTEMBRE, QUANDO LE ARMATE... SI DIVISERO.
Riseppi dal Santo Padre per lettere , che di Roma mi scrisse a' 27 di
Luglio , come Y. M. avesse fermato di affidare a lui le quaranlanove galee ,
che in Italia teneva a servizio de' Veneziani. Le quali seguendo le bandiere di
lui dovessero essermi soggette ; e Giovann' Andrea che ne avrebbe il comando,
senza por tempo in mezzo, con le armate del S. Padre e de' Venetiani , a
quelle si congiangesse. Perciò io , sebbene avessi dovuto rendermi in Candia
per Balmasia, con queste galee del S. Padre mi determinai, costeggiando il
mare , di condurmi ad Otranto. Vi giunsi a' 6 d' Agosto, e fino a' 20 aspettai
Giovann' Andrea , il quale, al dir di molti, e come per se manifesto appare,
troppo lento fu nel viaggio al soffio di prosperi venti : e ciò mostrarono le galee
di Napoli, che tra due dì furono a Messina. Sia detto ciò a dimostrare siccome
fin dal primo dì covasse mala voglia di procedere innanzi, o di far altro
di meglio ; e come avesse a poco conto P ordine che V. M. gli dette su la
mia persona. Ed in vero né la notte del suo arrivo , né il dimane fu a visitarmi
nella galea ancorata in porto. Mandai Pompeo Colonna a scambiar questo
urbano officio ; anzi io stesso, poste da banda queste vanità, mi resi quia-
ΚΥΠΡΙΑΚΗ ΒΙΒΛΙΟΘΗΚΗ