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luglio - settembre - Arcidiocesi di Messina

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UNA CHIESA IN CAMPO<br />

Il 16 ottobre scorso, nell’au<strong>di</strong>torium “Mons. Fasola” (<strong>Messina</strong>) si è<br />

tenuto un incontro, organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes della<br />

<strong>di</strong>ocesi, dal titolo “La Chiesa in campo: la pastorale tra i Rom e i Sinti”.<br />

Sono intervenuti mons. Piero Gabella, presidente del Comitè Catholique<br />

International Tzigane (C.C.I.T.) e don Federico Schiavon sdb, <strong>di</strong>rettore<br />

nazionale per la Pastorale tra i Rom e i Sinti della Fondazione Migrantes.<br />

La situazione dei Rom e dei Sinti, purtroppo, in Italia resta problematica,<br />

anzi per molti versi è in costante peggioramento: ciò che più preoccupa<br />

è la mancanza <strong>di</strong> segni <strong>di</strong> speranza in un cambiamento che si traduca in un<br />

futuro migliore. La parte <strong>di</strong> società contraria alla presenza dei noma<strong>di</strong> fa<br />

leva su paure ancestrali, semina dubbi, <strong>di</strong>ffidenza e, non <strong>di</strong> rado, o<strong>di</strong>o.<br />

Questi sentimenti spesso si <strong>di</strong>ffondono anche nelle comunità ecclesiali,<br />

qualche volta annullando lo spirito evangelico che dovrebbe animarle. E’<br />

stata, quin<strong>di</strong>, particolarmente significativa la presenza dei due relatori,<br />

testimoni privilegiati, che da <strong>di</strong>versi anni vivono nel campo noma<strong>di</strong>.<br />

L’incontro è stato occasione privilegiata per ascoltare la voce <strong>di</strong> una Chiesa<br />

che si fa visibile anche dentro il popolo degli zingari “abitandolo”. Una<br />

“Chiesa in Campo” è una Chiesa che annuncia una Presenza, una Persona<br />

che “è venuta ad abitare” incarnandosi. Ogni uomo ed ogni popolo si sono<br />

arricchiti <strong>di</strong> questa Presenza, che pone dei segni in mezzo ai suoi.<br />

Si tratta <strong>di</strong> leggere questi segni, convincendo il popolo dei Rom e dei<br />

Sinti, che spesso <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sé: siamo maledetti, cosa può esserci <strong>di</strong> buono in<br />

noi…; noi stessi, che talvolta ci mettiamo nella posizione <strong>di</strong> salvatori anziché<br />

<strong>di</strong> salvati; la Chiesa istituzionale e tutto il popolo <strong>di</strong> Dio, che è portato<br />

a <strong>di</strong>re: “Che cosa può venire <strong>di</strong> buono da questa gente?”.<br />

La Chiesa, che “annuncia abitando”, non traduce solo le sue parole<br />

nella lingua del popolo zingaro; la Chiesa, che “agisce abitando”, non si<br />

limita a vivere in un accampamento, portando lì gli stessi gesti del proprio<br />

ambiente, continuando perciò un insegnamento <strong>di</strong>staccato dall’essenza<br />

della vita; ma si fa lievito producendo un unico pane.<br />

Ufficio Diocesano Migrantes<br />

VITA<br />

DIOCESANA<br />

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