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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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43turo dovrebbe proporsi come obiettivo primariolo sviluppo di questa solidarietà di base in tutti irapporti interpersonali. Se una persona vive realmentei valori del volontariato nell’esperienzadi una associazione di volontariato, dovrebbe inmodo naturale e spontaneo portare e viverequei valori nei suoi normali rapporti interpersonali:diversamente sarebbe lecito dubitare dellaautenticità di quelle esperienze.Quinto aspetto: si parla molto di volontariatocon la funzione di advocacy, cioè di farsi vocee difesa della dignità e dei diritti dei più deboli,a livello mondiale e locale. È quella funzioneche usiamo chiamare ruolo politico del volontariato.C’è veramente bisogno che il volontariatosviluppi questo ruolo politico di advocacydei più deboli?Sembra richiesto dall’art. 3 della Costituzione,che afferma che tutti i cittadini hanno egualedignità sociale e che è compito della Repubblicarimuovere gli ostacoli materiali e socialiche impediscono tale eguaglianza. In realtàper promuovere eguaglianza bisogna partiredagli ultimi e dare loro precedenza nell’assegnazionedelle opportunità e delle risorse, perché“una distribuzione eguale fra uguali, ciricorda Don Milani, è giustizia, fra disuguali èsomma ingiustizia”.Questa rimozione degli ostacoli non è una cosaautomatica, perché i più forti tendono a prevaleresui più deboli, allargando le disuguaglianze:è qui che si innesta la funzione diadvocacy a tutela dei più deboli. Il discorso èdi particolare attualità.Una decina di anni fa ho partecipato ad unatavola rotonda che aveva come tema la solidarietàcon gli ultimi. Feci leva sull’art. 3 dellaCostituzione, e soprattutto sul comma secondo.Avevo davanti a me un eminente studioso di dirittodella “Sapienza” di Roma. Nel ritorno inmacchina mi disse: “Non sono intervenuto, perchéil mio intervento sarebbe stato troppo articolatoe non era quello il luogo e il momentoper farlo. Ho studiato per 15 anni sull’art. 3 dellaCostituzione, e particolarmente sul secondocomma, e ritengo che oggi non si possa ricorrerea questo testo della Costituzione per promuoverel’eguaglianza dei cittadini, non perchéil dettato costituzionale non sia valido, ma perchénon c’è la forza politica per tradurre il dettatocostituzionale in leggi e istituzioni”. E midiede la ragione di questo suo convincimento:“Nel 1947, quando fu emanata la Costituzionerepubblicana, la maggioranza dei cittadini erain condizioni disagiate e il pieno godimento deidiritti affermati dalla Costituzione era privilegiodi una minoranza. In questa situazione l’azionedemocratica della maggioranza consentiva dipromuovere riforme, leggi, istituzioni in direzionedell’eguale dignità dei cittadini. Oggi la situazioneè rovesciata: la maggioranza sta bene, chiè in difficoltà è una minoranza. Nel sistema democraticola maggioranza, usando la sua forza,tende a consolidare il suo benessere e ademarginare nell’assistenza la minoranza in difficoltà”.In sintesi: ci sono due concezioni della società:una che pone alla base una economia liberistadi mercato; l’altra una economia sociale di mercato.La prima inevitabilmente privilegia i forti edemargina i deboli, anche se poi compassionevolmenteli assiste: realmente, come dimostranoi dati, produce e aumenta le disuguaglianze ele povertà.In questa situazione il volontariato con chi sta?Con chi difende la dignità e i diritti dei poveri, ocon chi gli dà i soldi per le sue iniziative, anche secon le scelte politiche di fatto produce i poveri?La domanda è piuttosto brutale, ma nella svoltaeconomicistica che sta subendo tutto il terzosettore e anche il volontariato, non possiamonon porcela con franchezza: quale ruolo assumeil volontariato in questa nuova situazione?Dieci anni fa, in un seminario della FondazioneZancan rilevavamo che negli ultimi anni la “solidarietàorganizzata – cioè le punte più sensibilie più avanzate di quella fascia della societàche non si identifica né con lo Stato né col mercato,ma costituisce un terzo polo sotto il nomedi “terzo settore” (particolarmente associazionidi volontariato, cooperative di solidarietà sociale,associazionismo sociale) – va maturandola consapevolezza di dover svolgere un ruolopolitico per affermare i diritti dei più deboli epromuovere, controcorrente, una cultura di solidarietàche tenga fede allo spirito e ai contenutidegli articoli 2 e 3 della Costituzione econtemporaneamente comincia a organizzarsiper realizzare progressivamente tali obiettivi”.È quella funzione politica della società civileche il documento della Conferenza episcopaleitaliana “Educare alla legalità” indicava fin dal1991 come necessaria per un corretto svolgimentodella vita sociale: “Per un corretto svolgimentodella vita sociale è indispensabile che lacomunità civile si riappropri di quella funzionepolitica che troppo spesso ha delegato esclusivamenteai “professionisti” di questo impegnonella società. Non si tratta di superare l’istituzione“partito”, che rimane essenziale nell’organizzazionedello Stato democratico, ma diriconoscere che si fa politica non solo nei partiti,ma anche al di fuori di essi, contribuendoad uno sviluppo globale della democrazia conl’assunzione di responsabilità, di controllo, di stimolo,di proposta e di attuazione di una reale enon solo declamata partecipazione.La lotta per la rimozione delle strutture sociali ingiusteè un impegno che non può essere affidatoin modo unico ed esclusivo ai partiti.

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