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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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55una forma di aiuto caritatevole, ma ha acquisitoun ruolo di cittadinanza attiva. Secondo lamodifica del titolo V della Costituzione, articolo118, cioè il volontariato, l’impegno socialecome dovere civico. E aggiungo che nel momentoin cui non c’è percezione di un interventosociale all’interno dei territori, moltoprobabilmente anche le persone che si richiudonoin sé stesse vivono male. Il volontariato èun valore aggiunto rispetto a interventi sussidiarie integrativi che struttura pubblica e strutturaprivata, fanno all’interno delle collettività.Quindi il concetto che noi abbiamo via via affinatoin questi anni è il concetto di sussidiarietàche deve essere sempre tenuto presenteall’interno delle nostre associazioni.Quali sono stati i fenomeni sociali che il volontariatomilanese ha dovuto affrontare in questianni? Innanzitutto la percezione di avere davantia sé un mondo sempre più piccolo, cioèun mondo dove la mobilità delle persone hasignificato flussi migratori e di conseguenza hagenerato bisogno che ha corrisposto all’impegnodi tanti volontari. Quindi il mondo è diventatopiù piccolo e attraverso strumenti diconoscenza che prima non avevamo, in questidieci anni, il volontariato ha lavorato per farconoscere le diseguaglianze economiche, lenuove povertà. Tutta una serie di fenomeni chehanno indotto le persone che hanno a cuoreil benessere di queste popolazioni, le hannoportate ad impegnarsi all’interno del volontariato.In questi dieci anni anche all’interno deipaesi occidentali, e quindi anche all’internodella realtà milanese, sono cresciute fasce dipovertà, si sono evidenziati nuovi bisogni chein passato non c’erano. Nuovi bisogni chehanno portato, penso all’Opera San Francescoa distribuire migliaia di pasti caldi algiorno; così altre associazioni trasportano pasticaldi alle persone che non sono in grado dideambulare, quindi da un punto di vista di impegnodel volontariato rispetto a nuovi fenomeniemergenti in questi dieci anni ci si èrapportati. In questi dieci anni l’età mediadella popolazione si è enormemente innalzata.La scansione di vita, quella di nascere eapprendere, apprendere e lavorare, lavorare epoi riposarsi, come si suol dire essere considerativecchi, questa scansione di vita è cambiata.Oggi, nel momento in cui ci si apprestaalla dismissione dell’attività lavorativa, si ha davantiuna nuova fase della vita che può daremolto alla collettività. Tanto vero è che nell’ultimorilevamento Ires in Lombardia, ci sonoquasi il 50% dei volontari che vanno dai 54anni in su. Questo dato conferma che unalarga parte della popolazione lombarda, chein passato non era impegnata nel volontariato,oggi è disponibile a farlo.Per quanto riguarda la promozione del volontariatogiovanile sono convinto che è una stradada percorrere in modo determinato. Ciessevi insiemeal Provveditorato ha aperto sportelliScuola-Volontariato, ha promosso esperienze,progetti, ed è una direzione su cui bisogna continuareperché la cultura del volontariato, la disponibilitàal dono non si può ovviamente ottenerea 60 anni, se non c’ è stato un percorsoformativo che ha aiutato a promuovere questaattività. In questi dieci anni c’è stato uno sviluppoimpetuoso del volontariato, i dati Istat ci diconoche si è passati da 8mila associazioni iscritte al registroa quasi 30mila. Le preoccupazioni sullaframmentazione e il ridimensionamento in piccoleassociazioni, vanno tenute sotto osservazione,ma non dobbiamo dimenticare che questidati rispondono anche ad una maggiorepartecipazione del territorio. La linea di Ciessevi èquella di non essere la rappresentanza del volontariato,ma di mettersi a suo servizio.Nei primi anni i servizi hanno riguardato in prevalenzala consulenza e la formazione; poisono seguiti la promozione del volontariato el’aiuto alla progettazione, nella terza fase si èsviluppato l’aspetto di attività decentrata conle delegazioni di ambito territoriale, cioè andandoincontro al bisogno di una presenzapiù forte ai tavoli della programmazione distrettualeda parte delle associazioni di volontariato.Il decentramento sul territorio credo siala chiave di volta, una carta vincente che deverestare, deve essere uno dei nostri obiettivianche per il prossimo biennio. La quarta fase,quella che si aprirà da qui in avanti, sarà unafase in cui le associazioni possono costituire, insiemeal Coge e alla Fondazione Cariplo,bandi per la progettazione sociale.Credo che bisogna andare oltre, cioè aprire lapossibilità a criteri di accesso a risorse per fondidi aiuto, in particolare il fondo di garanzia alleassociazioni più piccole. Poi, e non ultima questioneè il nodo della riforma della legge 266,considerata ormai obsoleta perché non rispondepiù, dopo 17 anni, alla funzione che haassunto nel nostro Paese il volontariato. Il 40%dell’attività socio-assistenziale in Italia è fatto dalterzo settore e il 16% di queste arriva dal volontariato.Abbiamo un modello sociale dove il privatosociale e il volontariato hanno un peso dinon poco conto in questa sinergia con le istituzioni.I prossimi due anni per Ciessevi sarannodecisivi per un intervento capillare sui territori rispettoalla costruzione di reti sempre più diffuseall’interno dei distretti socio-sanitari e per consolidarei risultati che abbiamo avuto e estenderei fruitori. Consolidare e estendere i fruitoridelle attività di servizio di Ciessevi. Tenete presenteche siamo partiti con due persone, e cheoggi vi sono 42 dipendenti.

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