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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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45è necessario che seguiamo i corsi di formazioneper imparare come si assistono gli ammalati,ma bisogna anche che ci formiamoidee chiare sulle politiche in atto.Terza condizione: che le associazioni di volontariatosiano unite. L’assistenza può farla ancheun volontario da solo; può farla meglio se èunito in una associazione. Ma un volontario dasolo o una sola associazione non possonoagire efficacemente per la tutela dei diritti.Solo se tutto il volontariato è unito diventa unsoggetto politico che può esercitare la funzionedi advocacy, cioè di tutela dei diritti: ad esempiouniti nel CNCA, nel Mo.V.I., nel Forum Permanentedel Terzo Settore, ecc. Magari utilizzandole nuove tecnologie di internet per la comunicazione.Quarta condizione: mantenere gelosamente lapropria libertà, sia dal potere economico – “chipaga comanda” – sia dal potere politico: il volontariatopuò essere guardato con simpatiaanche come buona riserva di voti.A ciascuno di noi il compito di verificarli e, se liriconosciamo autentici, la responsabilità di seguirlie di attuarli.I PROTAGONISTI DEL NUOVO WELFARETestimonianza di Carlo Maria Mozzanica,docente dell’Università Cattolica del 2007Gli attori nel nuovo Welfare sono tutti coloro chefanno la Repubblica, e non solo lo Stato, perchèè un dovere inderogabile garantire il tema dellasolidarietà.Le risorse sono essenzialmente quelle umane, ricordandoche il volontariato non è un valore aggiuntoo aggiuntivo, ma è un valore costitutivoperché il quadro delle fragilità oggi è radicalmentecambiato. Non possiamo pensare ad unWelfare fatto solo dalla somma dei livelli essenzialidelle prestazioni. Il sistema delle relazionisono quelle di Welfare Community, di una nuovaGovernance, con qualche riflessione critica suinuovi sistemi di gestione che stanno emergendo.Per esempio sui Piani di zona occorre qualche riflessioneperchè i processi nascono con formulemolto differenziate: dalla Fondazione di partecipazione,all’Azienda speciale, alle Srl. Per cui èdifficile capire chi è il committente e chi è il referente.È difficile capire se la regione Lombardiavuole l’integrazione del sanitario e socio sanitarionell’ambito dei distretti. Quindi in questo quadrocomplesso il Welfare ci appare in una dimensionesettoriale. Oggi il Welfare si fa un po’orizzontedel tutto. Ma perché? Molte volte iragionamenti su questo tema sono lasciati unpo’ ai sociologi e un po’ agli economisti, dimenticandola dimensione più antropologica, piùesistenziale e più di connotazione generale. Allora,in termini di opportunità, il Welfare non puòche essere un Welfare che promuove lo sviluppoe, quindi, “abita” il territorio dell’umano, perché sisbilancia su e con un nuovo umanesimo. È un“Welfare nuovo” quando coltiva prossimità menoaccomodanti, o quando spezza distanze di sicurezzache, nella logica un po’ identitaria e difensivadel nostro tempo, pone una serie diproblemi e di domande. Se andiamo, per esempio,a riflettere sulla dimensione adolescenziale egiovanile noi vediamo che le molteplici forme didipendenza sono “protese” verso una identità incompiutae fragile, che non trova luoghi espressivi.Allora il Welfare diventa un tema “costitutivo”di un nuovo orizzonte democratico e, purtroppo,ho l’impressione che non ci sia una grande coscienzasu questo tema. È un “Welfare nuovo”quando è accorto nel custodire i bisogni più profondi,non perchè debba essere lo Stato a risponderea questi bisogni, ma occorre ricordareche il confine tra i bisogni assistenziali e bisogniesistenziali è oggi un confine molto sfumato.I modelli di Welfare adottano, ancora, il modelloliberista e il modello laburista, con il rischio cheil Terzo Settore sia calamitato dalla dimensionedel pubblico, quando fa gli appalti o le convenzioni,o dal privato, facilitato dalle forme di finanziamentodelle Fondazioni e quant’altro.Non che questo sia un approccio sbagliato, mac’è il rischio di far perdere quella dimensioneistitutiva e costitutiva della solidarietà che èstata la dimensione che ha fatto sorgere, proprionelle forme iniziali del Welfare, il tema delVolontariato.Quindi, i profili per individuare una prospettiva dinuovo Welfare, sono tre: lo scenario istituzionalee legislativo e quello culturale post-moderno.Lo scenario “istituzionale”. Vediamo quali sonoi percorsi di Welfare che andiamo affermando,quale è la grammatica e la sintassi. Abbiamousato molti termini: Welfar devoluto, Welfarecommunity, Welfare locale. Abbiamo introdottoil problema della “Sussidiarietà”. Se è vero che inpassato l’interesse generale era definito e stabilitosolo dal pubblico, oggi c’è il rischio di una“sussidiarietà a rovescio”, che lascia soltanto aqualche soggetto di “dire e definire”, escludendoil referente pubblico, l’interesse privato.Ma questo è contro il nostro quadro istituzionale,articolo 118 della Costituzione, o l’articolo1, comma 4, della legge 328 che si riferisce nonsolo alla gestione, ma anche alla partecipazione,alla esecuzione costruttiva, alla dimensioneinterpretativa dei bisogni.Lo scenario “legislativo”. Anche nella nostra regione,ho l’impressione che non si tenga contodel quadro attuale, che è quello di un discorsocostituzionale rivisitato, dove abbiamo un “Wel-

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