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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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49non parla solo di come rendicontare, come valutarei progetti finanziati dalle leggi regionali,ma parla anche di una storia di collaborazionesu come fare cultura, su come rendere fruibilitutta una serie di informazioni, su come costruireun sito che sia realmente utile alle associazionidi volontariato. Quindi costruire un dialogo,come costruire percorsi di formazione che sianopercorsi di riconoscimento reciproco, percorsiche tengano insieme, io su questo ci credomolto, persone che arrivano dal mondo del volontariato,persone che arrivano dal mondo deiservizi, dal mondo del pubblico, perché solo conla “contaminazione”, in senso positivo, di sapere,di competenza, di esperienze, questi mondi possonostare insieme, e possono arricchirsi reciprocamente.Condivido inoltre, alcuni temicontenuti nell’elaborazione del Progetto di Ciessevitra quello che si è e quello che si vorrebbeessere. Per esempio il tema dei giovani nellescuole: credo che sia un mondo tutto da costruirema non si può farlo da soli. Sono profondamenteconvinta di questa cosa: solo sulconfronto e sullo scambio che si possono costruiredelle esperienze che hanno un significatoreale dove tutti portiamo a casa qualcosa edove, soprattutto, costruiamo un cambiamentoreale nella rete dei servizi e delle offerte destinateai giovani. Che non siano solo esperienze di riparazioneo di assistenza, ma che siano realmenteesperienze che promuovono diritti dicittadinanza. Questa è un’altra parola che sipronuncia sempre con certo pudore, soprattuttoin questo periodo, ma credo che sia una dellevere sfide, su cui ci dobbiamo impegnarci tuttiinsieme.Mariolina Moioli, Assessore alla Famiglia,Scuola e Politiche Sociali del Comune di MilanoHo scelto di essere qui questa mattina proprioper la sintonia e per la condivisione con il lavoroche Ciessevi fa. Pensavo in dieci anni a quanteassociazioni avete incontrato, a quanti serviziavete erogato e a quale processo culturale èstato fatto, anche se non si finisce mai. Nella miabreve esperienza, sono proprio due anni in questigiorni di gestione delle politiche sociali e dellascuola e della famiglia del comune di Milano,per quello che attiene le mie competenze, hoavuto modo di incontrare, collaborare e realizzareprogetti e servizi con tanta parte delle associazionidi volontariato, ma in particolare delterzo settore più strutturato, quello dell’associazionismo,quello cooperative sociali e quant’altro,ed è oggettivamente questo mondo parteintegrante della risposta sociale ed educativache il Comune di Milano dà al bisogno dellacittà. Oggettivamente io riconosco che granparte delle nostre attività, ma anche della nostraprogettualità è in capo a questo mondo, quindiè un mondo che integra assolutamente le attivitàche più direttamente il Comune di Milanosvolge. Poi devo dire che c’è da parte nostra, main particolare del Sindaco che rappresento quiquesta mattina, un’attenzione a questo mondo;siamo abbastanza vicine, o per attività diretta,seppure in ambiti diversi, o perché la nostra storiadi vita, l’impegno sociale e politico è fortementecaratterizzata da questo. Tant’è chequando eravamo al ministero insieme abbiamoavviato un’attività di valorizzazione del volontariatoa scuola. Attività che poi non ha più avutoil seguito con un sistema che noi avremmo voluto,e poiché nel “Manifesto del volontariatoche vorremmo” c’è questo tema “giovani escuole” io mi permetto di fare un affondo di tipoconcreto, per quanto riguarda la città, se è d’accordoanche la provincia ancora meglio. Io vorrei,come forma di prevenzione a un disagio diffusodi stili di vita non corretti, di violenza, di faticainfinita nel crescere che le giovani generazionihanno, mi piacerebbe proporre con voi, con leassociazioni che voi ritenete, un’attività moltopiù diffusa di volontariato nelle scuole, magariapprofittando dell’evento Expo.Creare un dialogo con la scuola è quanto maiessenziale perché è il luogo deputato alla formazionee dove c’è linfa giovane a cui passareil testimone per dare una continuità generazionalead un mondo che ha bisogno di essere alimentato.Per distribuire una competenza dipresa in carico del bisogno dell’altro come dovereche appartiene a ciascuna persona. Perchénon ci sono servizi che risolvono i problemicomplessi della nostra società se non si diffondequesta cultura. E partendo da questaconsapevolezza e da questa responsabilità chenoi dobbiamo sempre più cercare di diffonderee di costruire, arrivare anche a rappresentare,per avere titolo, forza, progettualità che sonochiamati a integrare il compito istituzionale.Credo sia possibile, nel tempo, attraverso questoprocesso di carattere culturale, che noi possiamo,in qualche modo, rigenerare il tessutosociale che è molto egoista.Le nostre famiglie oggi sono troppo piccole perriuscire ad insegnare che non esistiamo soltantonoi con quello che ci piace ma che esiste uncontesto più grande col quale rapportarci e inqualche modo fare crescere la nostra libertà, lanostra capacità di scelta, la nostra dimensionesociale insieme a quella degli altri. E quindi,credo che, a maggior ragione, in una societàcome la nostra noi dobbiamo fare questo, inuna dimensione che è una dimensione moltolarga, una dimensione di confronto anche conil mondo, quello che sembra lontano ma ci è piùvicino. E quindi l’attenzione al bisogno della città

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