25.08.2015 Views

DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

DA DIECI ANNI - Ciessevi

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

53stato un momento in cui il volontariato ha avutouna spinta significativa, oggi, invece, questa disgregazioneè vissuta anche dalle associazioni.C’è molta fatica a sopravvivere e la composizionedei volontari ha un’età media molto alta.Ma sul volontariato come si produce questaframmentazione? Intanto con un orientamentosingolo. Le persone compiono atti singoli, comel’atto della donazione, un fatto culturale moltoimportante, che però spiazza il volontariato. Cioèle persone compiono il “minimo della donazione”:mandare un sms durante una trasmissionetelevisiva. E siamo proprio all’ultimo bit divita di questa competenza antropologica. Esiste,c’è un bit, però ci accontentiamo di quello. Ecco,la cosa un po’ drammatica è che questo prendeil posto del prestare il sale al vicino di casa, cheanche quello è un atto minimale, ma se non altroè un atto che richiede un minimo di esposizioneconcreta, maggiore. Quindi, c’è una riduzionea impegni singoli e questo rende moltofaticosa l’espressione di forme di volontariatoper come le abbiamo conosciute. Il secondoelemento di disgregazione del volontariato è l’instabilitàdel significante. Cioè il luogo più fortedove si manifesta la disgregazione è il luogo deisignificati. L’idea che ciascuno ha il diritto di diresempre il suo pensiero, anche se non sa nientedi niente. Ma è così radicalizzata l’idea che ciascunodeve dire la sua a tutti i costi che si perdeil senso di riuscire a condividere dei significati.Condividere per costruire qualcosa insieme, diventaun’operazione difficile e questo credo chedentro l’associazione di volontariato lo si vive.Per esempio chi a un certo punto prende unaposizione di responsabilità alla fine è preso inuna sorta di trappola, perchè ha la sensazionedi dire: “se non ci sono io che tiro avanti con lemie idee, l’associazione non va avanti, però, setiro avanti solo io gli altri se ne vanno perché nonla pensano come me”. Il risultato è che va avantilui e tre o quattro che la pensano come lui, mentregli altri se ne vanno. Perché abbiamo smontatogli elementi di contesto culturale che ci facevanointendere. L’intesa è faticosa e instabilein un luogo già instabile come è il volontariato.L’ultimo elemento è il tema della paura dell’altro,cioè la tonalità emotiva di questo tempo èche l’altro è sostanzialmente una minaccia equindi se è una minaccia, quella capacità antropologicadell’essere volontario si ritira, equindi, in questo momento non solo non c’è piùuna spinta, ma c’è anche un reflusso nei confrontidi questo atteggiamento di apertura neiconfronti degli altri.Quindi questo tempo della frammentazione,della disgregazione è un tempo impegnativoper questa storia perché la sfida. Io credo che rispettoa questo clima culturale, il volontariatonon parla più e non parla, soprattutto, alle nuovegenerazioni. Perché il volontario è in contrapposizionea costrizione e volontariato è una cosache faccio liberamente. È questa la radice perchéc’è dentro la parola volontà, una cosa chedecido di fare. Ecco, questo, nei codici culturalicontemporanei non è più inteso. Questa nuovagenerazione cerca la libertà. Il massimo della libertà.Per i giovani non è più “io decido di esserequella cosa lì”, ma il massimo della libertà è “ioesco di casa e mi succede qualcosa a cui nonavevo assolutamente pensato” e, quindi, si diventamonaco tibetano per sei mesi, poi mi succedequalcos’altro e allora cambio, faccio un’altracosa. C’è questa idea della libertà comesorpresa, come qualcosa che non si era calcolato,non si era previsto ma che “prende”, infattic’è l’espressione “quella cosa lì mi ha presotanto”, se non prende, allora non interessa. Tuttoquesto ha un codice molto diverso da un’assembleacome questa, dove i giovani, salvoqualcuno, non vengono assolutamente perchéè una cosa che li “prenderebbe” poco, ma soprattuttoè molto difficile lavorare con questotipo di codice culturale rispetto a un impegno,perché poi l’impegno vuol dire darsi impegno,vuol dire sottrarre qualche cosa di me. Mi mettoin gioco, mi do un impegno e questo i giovanifanno una grande fatica a capirlo perchéstanno cercando la libertà da un’altra parte. Bisognatrovare, bisogna sforzarsi di ragionare suquali sono le chiavi per interpretare questotempo. Allora, il tema della fraternità diventa ungrandissimo tema. Perché in un epoca in cuiabbiamo interiorizzato l’idea che siamo tuttiuguali, dove ciascuno può dire la sua anche sela dice a caso, in cui abbiamo il tema della diversità,dello straniero, o credo che il tema dellafraternità sia il tema che anche un giovane, cheintende la libertà come sorpresa, la fraternità siaun tema cha ha un enorme risorsa. La fraternitàha un potenziale di intercettazione dell’esperienzadei giovani oggi. Condividere provvisoriamenteun pezzo di strada e imparare modi eforme che ci consentono di stare bene insieme.Credo che questo tema della fraternità sia untema che abbia un grandissimo potenziale culturaleche deve essere costruito. La mia sensazioneè che oggi la fraternità sia un codice chepuò rimettere in circuito quelle ragioni chehanno spinto la generazione passata a darevita a questa ondata, così significativa in Italia,che è stato il volontariato, da cui è nata tuttal’area del terzo settore. Dobbiamo, però, fare losforzo di reinterpretare questo tempo non solocon le strutture organizzative, non solo con l’efficienza,non sono solo queste le azioni che salverannoil volontariato. Il volontariato non può esseresalvato dalla tecnica del volontariato, masarà salvato dalla sua capacità di reinterpretareculturalmente questo tempo.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!