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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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52lidale. La stessa economia non funziona. Alloraavere il coraggio e la forza di dire e raccontarequesto: il volontariato è anche una proposta, unmodo di vedere il mondo. Credo che sia unaquestione che ci spetti per contrastare questaantropologia negativa, la chiamo così, chevede i cittadini, le nostre realtà sociali, inadeguate,tragicamente inadeguate, un po’ alladeriva, senza capire, invece, che le cose buonestanno nascendo, stanno crescendo. Allora riuscireogni tanto ad alzare la voce e cavare dallanostra esperienza il messaggio, la proposta rispettoal dibattito che vive la città, il paese, la sicurezza,credo che sia importante. E questo vuoldire, talvolta, non raccontare solo quello chefacciamo, ma raccontare un’esperienza, unastoria. A volte noi pecchiamo un po’ perché raccontiamoquello che facciamo, invece dobbiamoriuscire a raccontare quello che facciamocomunicando quello che c’è dietro. Efinisco con la questione del rapporto con i giovani.Guardate che la questione non sono i nostrigiovani: siamo noi. La questione è che il cosiddettomondo adulto è incapace di offrireuna proposta. Allora capite che la cosiddetta“emergenza educativa” è una questione strategicaper il volontariato, non soltanto per chiamarealla militanza i giovani, ma perché su questoha qualcosa da dire. Allora la domanda chemi sento di porvi è: ma i ragazzi giovani che vengononelle nostre realtà incontrano personeadulte appassionate che non solo gli sanno offrireun servizio, ma gli sanno offrire una proposta?Talvolta i nostri ragazzi non vengono, lascianole associazioni di volontariato perché cidimentichiamo che l’esperienza di volontariatoè una esperienza di amicizia, di condivisione. Avolte li mandiamo a coprire delle emergenze,che, per carità sono legittime, ma se li lasciamosoli, dopo un po’ si stancano, non ci stanno. Iol’ho vissuto con mia figlia che, dopo un anno divolontariato mi ha detto “papà faccio i turni, mido da fare, ma non c’è incontro, non c’è amicizia”e quindi ha fatto un’altra scelta. Allora laquestione è questa: è strategico il rapporto conla scuola, soprattutto proponendo esperienze diadulti appassionati. Oggi, drammaticamente, ilproblema è che con i ragazzi non si discute più;ogni tanto bisognerebbe anche litigarci, nelsenso che ci sediamo e discutiamo fino allafine, come si faceva una volta fino a tarda notte,ma non per convincerti o obbligarti, ma perspiegare che le cose di cui parlo mi stanno acuore, che mi hanno reso felice, mi hanno fattostar bene. Allora se non riusciamo a dire questo,facciamo fatica ad intercettare i nostri ragazzi.Poi c’è il problema del ricambio, la capacità anchedi uscire di scena dopo tanti anni, di lasciarsì che un giovane faccia il presidente,. Ci lamentiamodella politica, dimenticando che anchenoi siamo così, ci sono presidenti chevanno avanti per vent’anni. Forse quando si èconclusa un’esperienza e si comprende chec’è qualcuno che può prendere un testimone,forse è bello dire: bene, è il tuo tempo, la tua ora,io ti aiuto, ti sto dietro, ma vai avanti tu.OGGI A MILANO, DI FRONTE ALLOSFRANGIAMENTO DELLA COESIONE SOCIALE,QUALE RUOLO PER IL VOLONTARIATO?Mauro Magatti, Preside della facoltà diSociologia dell’Università Cattolica di MilanoCredo che sia utile, essendo questa un assembleaorganizzativa e progettuale, richiamarel’idea che il volontariato trova soddisfazione nell’aiutaregli altri. Una dimensione antropologicache è costitutiva dell’essere umano, come altredimensioni: la dimensione del competere, del misurarsicon gli altri piuttosto che la capacità diesprimere con la parola, con l’immagine, con lapoesia i propri sentimenti e la proprie emozioni.Quella del volontariato è una capacità antropologicafondamentale che deve essere attivata.Però, bisogna creare le condizioni perchéquesta capacità si possa manifestare. Noi viviamoin una città che, da sempre, tende, peruna serie di ragioni, a diventare unilaterale, a diventaremono-tono, dove solo una prospettivapretende di assorbire tutto il campo della vita.Quindi, oggi, è importante essere fiduciosi sulfatto che stiamo parlando, non di qualcosa distrano, che interessa solo a qualcuno, no, stiamoparlando di una dimensione che è essenzialeper l’essere umano. Che è importante per realizzarsipienamente, per essere felice, per esseresé stesso, per stare bene con gli altri, per crearedei contesti sociali umani. E questa questioneantropologica va calata in un tempo che èquello della frammentazione. Io credo che tuttinoi facciamo questa esperienza nei nostri contestilavorativi, familiari, relazionali e di volontariato;cioè che siamo in un tempo in cui tutto siscioglie ed è come se non stesse insieme piùniente. E quando si prova, semplicemente, a tenereinsieme delle persone, o comunque a stareinsieme agli altri, ci si accorge che le dinamichea cui ciascuno di noi è esposto sono talmenteviolente, talmente forti, che alla fine ci si trova,davvero, a fare un’enorme fatica per stare insieme.Figuriamoci poi per fare qualcosa di costruttivo.Si salvano, per così dire, luoghi e reazioni“fondamentaliste” che rispondono a questa dinamicacon una chiusura molto rigida per cercare,appunto, di far fronte a questa situazione.Credo che questo processo di disgregazionedei tessuti umani interessi anche il volontariato.Rispetto ad una fase storica di venti anni fa, in cuinel passaggio dalla crisi dello stato sociale c’è

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