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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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47è stato chiamato il movimento alternativo e innovativoallo stato e al mercato.Questa è la sfida. Ritengo che una terzietà capacedi contaminare, o meglio di fecondare ilmercato esce da una ricostituita carica di democraziache esige un orizzonte antropologicoda riscoprire e da condividere, come rinnovatabase di nuovo patto di convivenza.Il Welfare “Istituzionale”. Possiamo dire quali sonoi principi di riferimento, quali sono le tradizioniconcettuali delle politiche sociali, quali i parametriermeneutici, di interpretazione. Oggi, semplificando,i modelli emergenti sono quello liberistae laburista. Il rischio è che il modellolaburista confonda processi ancora presenti distatalizzazione della società, dove avviene unaidentificazione tra bene pubblico e bene comune.Mentre il modello liberista avvia processidi mercantilizzazione, oggi molto più frequentenella società, dove si identifica il bene privatocon il bene comune. Allora il bene comune celebrai valori di legame (leggiamo il primo articolodella nostra Costituzione); il bene privatocelebra i valori di scambio; il bene pubblico celebrai valori d’uso. La somma di questi beni nondà il bene comune. Il nuovo Welfare deve guardareal bene comune, evocare solidarietà e condivisionesolidale: io lo chiamerei il “Welfare delleobbligazioni”. In senso etimologico “obbligatio”,cioè legami che ho di fronte, familiari e relazionari.Manca sia il welfare della famiglia, dovenon ci sono i livelli essenziali familiari, sia il “Welfaredelle formazioni sociali” che è il luogo dovesi costruisce la personalità dei cittadini. Allora, il“Welfare delle obbligazioni” può assumere le problematicherelazionali, è quello che sa darenome agli attori, corpo alle risorse. Il volontariatoè il soggetto che fa compagnia al desiderio,magari incrementa anche qualche risposta aibisogni, ma non necessariamente, ecco perchénon si può ridurre il Terzo Settore a soggetto disolo gestore, e quando il soggetto gestore, se èprivato non profit, deve qualificare la sua dimensionerelazionale. Allora questo “Welfaredelle obbligazioni” è un “Welfare rassicurativo”che riconosce le capacità e non risponde soloalle mancanze; è un “Welfare della promozione”,non solo della protezione, che propizia le relazionie non solo le prestazioni; è un “Welfare dellaresponsabilità” e non solo della rappresentanza;è Welfare che propizia e custodisce la “libertà di”e non solo la “libertà da”; è un “Welfare ex-ante”e non solo un “Welfare ex-post”.Questo è un Welfare che si qualifica come unlavoro di rete, non un lavoro “sulle reti”. La sussidiarietà,snodo fondamentale di questo Welfare,è una sussidiarietà attiva. Attiva perchè prima loStato, poi le Regioni, creino le condizioni affinchéla società faccia quello che non possonofare le famiglie. Ma è, anche, una sussidiarietàsociale o orizzontale che è espressiva, partecipativa,comunicativa, non solo gestionale.Credo che un nuovo Welfare debba averecome paradigmi ermeneutici le condizioni perchésia garantita l’integrità, l’unicità, l’irripetibilitàdella persona a partire da un Welfare dicittadinanza, e la cittadinanza oggi non è soltantoun discorso di diritto, perchè la cittadinanzaimplica inclusione e dunque esige undiscorso anche di dovere.Il Comune è il valore esponenziale della comunitàlocale della quale promuove lo sviluppo,rappresenta e tutela gli interessi; ma il soggettoè la comunità locale, dunque la formazione socialedi cui il volontariato è espressione fondamentale.Progettare un nuovo Welfare che guardi al futuroesige di saper prevedere; chiede di pensare aldialogo intergenerazionale anche a livello dipromozione. Dentro questo quadro si ridefinisconoun po’ i ruoli: il ruolo del Comune singoloo associato che, in termini socio assistenziali, è ilcommittente, è il referente, è il garante.

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