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DA DIECI ANNI

DA DIECI ANNI - Ciessevi

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51Edoardo Patriarca, Consigliere dell’Agenziaper le OnlusIo non sono milanese, mi perdonerete se non stoproprio sulle problematiche vostre e quindi miscuserete se proprio offrirò qualche spunto di riflessione,forse, più generale. Sapete che l’agenziaha una struttura molto anomala, non è unaauthority, non è neppure un’agenzia di serie A,quindi vive di tante contraddizioni, proprio strutturali.Ha pochi soldi, ha poca flessibilità e tuttaviaci stiamo impegnando affinchè diventi unaistituzione, che pur dipendendo da Palazzo Chigie dal governo, sostenga, come tra l’altro ci indicail regolamento, e promuova il terzo settore.Ci stiamo muovendo in questa direzione. La secondalinea di lavoro è quella di rafforzare questafunzione, quella di elaborare atti di indirizzoche poi sono inviati al Parlamento o al Governo,per fornire un parere persuasivo verso la politicae per sostenere percorsi di crescita e di maturazionedel terzo settore. In questo momentostiamo lavorando sul bilancio di esercizio, lavoreremoinsieme anche ai Centri di servizio sui bilancidi esercizio. Mentre per il 2009 abbiamo inprevisione di emanare un atto di indirizzo sullaraccolta dei fondi. Detto questo, vorrei proporrequalche spunto di riflessione non tanto comeconsigliere, ma come una persona che ha fattotanto volontariato e che in questi anni ha lavoratomolto nel terzo settore.È bello celebrare i dieci anni del Ciessevi Milano.Bello perché l’esperienza dei centri di servizio inItalia è unica nel suo genere. Ed è bene ricordarcelo.Infatti in Europa, non c’è in nessunPaese europeo una struttura così forte, così impegnativache sostenga il volontariato. In questo,l’Italia è la prima e quindi celebrare questoanniversario vuol dire anche ricordarci che èstata avviata un’esperienza che è unica nel suogenere. Noi che in Europa ci sentiamo semprefanalino di coda, per una volta, siamo d’esempio.Importante e positivo è anche il rapporto solidocon le fondazioni di origine bancaria. Graziea questa avventura, perché le fondazioni sisono impegnate su questo, per legge, ma ancheper convinzione. La seconda osservazioneche mi sentirei di proporvi è la questione di costruirealleanze. Il professor De Rita (presidentedel Censis) sulla situazione italiana disegna unPaese che è una “poltiglia”, una “società mucillagine”composta da tanti coriandoli chestanno l’uno accanto all’altro, ma non stannoinsieme. Una visione angosciosa. “Abbiamo sologente che aspira alla presenza come l’impulsoad esistere fosse l’unico rimasto dentro di noi.Nessuno vuole più responsabilità: è da qui, perDe Rita, che bisogna ripartire se si vuole inveceritornare allo sviluppo collettivo, allo sviluppo dipopolo. La prima speranza è che la minoranzavitale si allarghi. Le indagini Istat dicono che i volontarisono sempre quelli, mentre cresce il numerodelle associazioni. Questo vuol dire che ilvolontariato si spezzetta e diventa sempre piùpiccolo. Forse oggi occorre recuperare una strategiadello stare insieme, ma non tanto perchéè bello, ma perchè si è più efficaci sul territorio.Perchè si possono costruire progetti più di ampiorespiro, più lungimiranti. Dare delle rispostecon la capacità di pensarsi nel tempo, non solidarietàbrevi, che pure sono importanti perchése uno ha fame bisogna dargli da mangiare;occorre puntare anche alle solidarietà lunghe,quelle che sanno costruire relazioni e che sonocapaci di aiutare soprattutto gli ultimi a diventarecittadini. Invece, la tendenza è quella dicoltivare solo il nostro piccolo cortile. La secondanota che mi sentirei di fare rispetto alterzo settore, è che il volontariato, per sua natura,è sempre stato leggero, sta sulla strada, è moltoflessibile, proprio perché vive un’attività gratuita,non è strutturato. A volte questo è visto comeuna debolezza, invece è una grande risorsa perquella parte del terzo settore più strutturata. Alloraquesto ruolo un po’ profetico e di vigilanzasul terzo settore in generale, credo che vadaesercitato, non perché si è più bravi, ma perchési è più liberi, più capaci di reagire. Allora, affinchèil terzo settore strutturato non diventi, comedirebbe Tremonti, troppo “mercatista”, affinchènon perda la sua anima, credo che spetti al volontariato,che può farlo gratuitamente, avvertirequando occorre stare attenti, esercitando unruolo, appunto, di vigilanza nel passare deltempo. E anche di proposta. Perché il volontariatoè nato sulla strada, quindi sa intercettare ledomande che provengono dalle persone. Laterza questione che mi sentirei di proporvi è lanostra, dico la nostra perché mi sento nel gioco,capacità nuova di essere portatori di un progetto.Noi non siamo soltanto prestatori di servizio erogatori di servizi, come talvolta capita ci si riduca.Siamo anche quello, ci mancherebbe altro,non siamo una fondazione culturale. Noiagiamo perché abbiamo una visione, una proposta,un’idea di uomo, un’idea di società. Eoggi questa vicenda, il presidio culturale, credoche vada ribadito, che vada riproposto. Guardateche i valori su cui noi abbiamo tanto investito,che sono un po’ il DNA del volontariato, lagratuità, la solidarietà, la sussidiarietà, la cittadinanza;sono valori che sempre sono percepiticome strategici, come fondativi della nostra costituzione.Oggi la solidarietà non è più unaquestione che riguarda il volontariato, o unaquestione di nicchia, dei buoni e dei bravi, deiboy-scout, quelli che fanno attraversare la vecchiettaanche se non vogliono. Oggi la solidarietàè necessaria, è strategica. Questo Paesenon va avanti se non diventa più attento, più so-

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