2011 Pompei ferita a morte
Numero 52 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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SPECIALE Domenica 11 dicembre <strong>2011</strong><br />
L’area tra Pozzuoli e Cuma è disseminata di reperti romani non visitabili e colmi di rifiuti<br />
Campi Flegrei, tesori dimenticati<br />
13<br />
I resti antichi difficili da raggiungere<br />
Mancano i soldi per ripristinarli e custodirli<br />
Che gli antichi Romani avessero<br />
una particolare sensibilità e attenzione<br />
per il territorio dei Campi<br />
Flegrei è cosa ormai risaputa.<br />
Sono, infatti, innumerevoli i ritrovamenti<br />
archeologici da Pozzuoli a<br />
Cuma, passando per Miseno, Baia,<br />
Bacoli ed Arco Felice. Una vasta a-<br />
rea disseminata di tesori che però<br />
rimangono inaccessibili ai turisti e<br />
versano nell’abbandono e nell’incuria<br />
più totale. Vuoi la difficoltà<br />
per raggiungere i luoghi dove sono<br />
situati, vuoi la mancanza di fondi<br />
per assumere personale che si<br />
occupi dei siti, fatto sta che queste<br />
meraviglie sono fuori dai giri dei<br />
tour operators e difficilmente visitati<br />
da turisti fai da te. Un patrimonio<br />
che porterebbe denaro e posti<br />
di lavoro se valorizzato a dovere. A<br />
Pozzuoli, ad esempio, l’unico luogo<br />
accessibile ai turisti è l’Anfiteatro<br />
Flavio, il terzo d’Italia per grandezza,<br />
dietro al Colosseo e all’Anfiteatro<br />
di Capua. I resti sono visitati<br />
da circa 10mila turisti all’anno,<br />
un po’ pochi vista la rilevanza culturale<br />
di cui godono. Il sito puteolano<br />
soffre della scarsità di collegamenti<br />
con Napoli. Poco distante<br />
dai resti dell’Anfiteatro, sulla via<br />
che porta alla Solfatara, è stata costruita,<br />
da pochi anni, una strada<br />
per collegare Pozzuoli a Quarto,<br />
durante i lavori è stato ritrovato un<br />
enorme complesso cittadino che si<br />
ipotizza sia vasto come <strong>Pompei</strong>. Il<br />
sito, però, non è stato rinvenuto<br />
totalmente poiché la strada è stata<br />
costruita sopra i muri romani,<br />
visto che all’epoca, ed ancora oggi,<br />
mancavano i fondi per poterlo<br />
riportare alla luce. I pochi resti<br />
visibili, ma inaccessibili, sono pieni<br />
di vegetazione e versano in condizioni<br />
di totale abbandono. Fa male<br />
vedere gli intonaci perfettamente<br />
conservati che lentamente cadranno<br />
per colpa dell’incuria.<br />
Stessa situazione al Tempio di Nettuno,<br />
sempre a pochi metri dall’Anfiteatro:<br />
il sito è colmo di rifiuti<br />
ed ovviamente è inaccessibile ai<br />
turisti. Situazione simile anche a<br />
Bacoli, alla Piscina Mirabilis,<br />
splendida manifestazione ingegneristica<br />
del genio romano. Si tratta<br />
di una cisterna profonda 15, larga<br />
25 e lunga 75 metri, utilizzata per<br />
rifornire di acqua le navi della classe<br />
“Misenensis” della flotta romana<br />
di istanza nel porto di Miseno.<br />
Lo splendido complesso è visitabile<br />
solo quando la signora Immacolata,<br />
una vecchietta del posto che è<br />
la fiduciaria delle chiavi, è disposta<br />
ad aprire il sito ai visitatori, molto<br />
spesso ha da fare e quindi non la<br />
trovi a casa. Per chi parla italiano è<br />
facile capire se la signora sia disposta<br />
o meno ad aprire, qualche difficoltà<br />
si incontra se si è stranieri,<br />
visto che Immacolata non parla<br />
inglese. Altro sito inaccessibile ai<br />
visitatori è il Tempio di Venere sul<br />
porto di Baia: le rovine sono recintate<br />
e dall’esterno si vedono rifiuti<br />
sparsi oltre alla vegetazione che<br />
cresce sui muri.<br />
Ma i siti archeologici dimenticati<br />
non finiscono qui. Andando da<br />
Pozzuoli a Quarto si percorre una<br />
strada, via Campana, costruita dai<br />
Romani, che univa il porto di<br />
Pozzuoli all’arteria principale che<br />
portava a Roma, la Domitiana. In<br />
questa zona, alcuni scavi recenti<br />
hanno riportato alla luce i magazzini<br />
in cui sostavano le merci<br />
prima di essere portate a Roma.<br />
Per fortuna una parte di questi<br />
resti è visibile ed accessibile, ma<br />
non grazie alla Soprintendenza,<br />
bensì al supermercato “Metro”, visto<br />
che il sito insiste proprio nel<br />
parcheggio dello store a pochi<br />
passi dalle auto in sosta. Con il passare<br />
dei secoli la bellezza di questi<br />
luoghi è rimasta immutata, mentre<br />
la sensibilità e l’attenzione delle<br />
persone, rispetto a quella dei Romani,<br />
è andata via via scomparendo,<br />
quasi a volersi dimenticare dell’esistenza<br />
di questi tesori.<br />
Pagine a cura di<br />
PIETRO ESPOSITO<br />
DAVIDE SAVINO<br />
FRANCESCO SERRONE<br />
PAESTUM, POTENZIALITÀ INESPRESSE<br />
Tremila anni di storia<br />
racchiusi in<br />
pochi chilometri<br />
quadrati. Il sito di<br />
Paestum che continua<br />
a lasciarci tracce<br />
dell’antichità (appena<br />
il mese scorso<br />
sono state rivenute<br />
ventiquattro tombe<br />
a fossa del sesto secolo a.c) ha da sempre<br />
suscitato grande fascino da parte di<br />
archeologi ed intellettuali.<br />
Fin dalla metà del '700 numerosi personaggi<br />
di spicco dell'intellighenzia europea<br />
(tra cui Goethe, Shelley, Canova,<br />
Winckelmann e Piralesi) compirono<br />
viaggi formativi e mondani per visitare le<br />
rovine dell'antica città di Poseidonia ed<br />
ammirarne gli imponenti templi, gli edifici<br />
pubblici, le strade e le mura fortificate<br />
(lunghe in tutto cinque chilometri e<br />
dotate di ventotto torri).<br />
L’area dei templi<br />
è ben collegata<br />
ma nessuno lo sa<br />
A partire dagli anni '50 del novecento è<br />
cominciato il turismo di massa che ha<br />
reso famoso il sito in tutto il mondo. Tra<br />
i punti di forza c'è la relativa facilità con<br />
la quale si può raggiungere Paestum ben<br />
collegata alle principali vie di comunicazione<br />
tramite il vicino aeroporto, l’autostrada<br />
o la ferrovia. La zona inoltre risente<br />
sicuramente meno di alcuni dei problemi<br />
che si riscontrano nel napoletano e<br />
che avrebbero potuto scoraggiare l’arrivo<br />
dei visitatori. Paestum è inserita all’interno<br />
del Parco Nazionale del Cilento e<br />
Vallo di Diano ed è stata riconosciuta<br />
dall’Unesco patrimonio dell’umanità.<br />
Ma, anche in questo caso, i fondi a disposizione<br />
scarseggiano. Le risorse servono<br />
a malapena a garantire l’ordinaria manutenzione<br />
dei monumenti e il pagamento<br />
degli stipendi del personale. Al momento<br />
non sono in atto progetti di restauro,<br />
né sono in programma mostre da tenersi<br />
nel grande e rinnovato museo archeologico<br />
nazionale sito all’interno dell’area<br />
per le quali servirebbero stanziamenti<br />
straordinari. Certo la situazione è sicuramente<br />
migliore rispetto ad altri siti campani<br />
ma l’impressione è che, come accade<br />
troppo spesso in Italia, si hanno a<br />
disposizione enormi potenzialità non<br />
ancora sfruttate appieno. Tra gli addetti<br />
ai lavori molti auspicano una maggiore<br />
opera di promozione di tali risorse che,<br />
se abbinate alle bellezze paesaggistiche<br />
con la creazione di itinerari turistico-culturali,<br />
potrebbero costituire il volano per<br />
lo sviluppo del territorio.<br />
Reperto nel parcheggio di un supermercato a Pozzuoli<br />
ERCOLANO<br />
In mani<br />
americane<br />
OPLONTIS<br />
Sculture<br />
nei depositi<br />
VILLA ARIANNA<br />
Si rischia<br />
di chiudere<br />
VILLA S. MARCO<br />
Lavori<br />
mai finiti<br />
PUTEOLI<br />
Inaugurato<br />
e abbandonato<br />
L’antica Hercolaneum<br />
è<br />
dopo <strong>Pompei</strong><br />
il sito archeologico<br />
dell’antichità<br />
più<br />
importante.<br />
Nel 2001 la<br />
manutenzione<br />
dell’area è passata nelle mani<br />
degli americani. La Packard<br />
Humanities Institute, infatti,<br />
finanzia gli interventi di restauro<br />
e di manutenzione del sito<br />
attraverso un contratto di collaborazione<br />
pubblico-privato che<br />
dal 2006 può contare sul sostegno<br />
di uno sponsor d’eccezione:<br />
la scuola di archeologia British<br />
School at Rome.<br />
Gli statunitensi infatti hanno<br />
preteso che a effettuare gli interventi<br />
fossero uomini di propria<br />
fiducia.<br />
La Villa di<br />
Poppea è inserita<br />
dal 1997<br />
nei beni Unesco,<br />
ma nel<br />
2010 è stata<br />
visitata da appena<br />
32mila<br />
persone. Il sito<br />
è attualmente interessato da interventi<br />
di restauro che durano ormai<br />
da circa quattro anni. I tetti che<br />
ricoprirono la Villa, e che hanno<br />
garantito la conservazione degli<br />
affreschi, mostrano qui, come in<br />
tutta l'area pompeiana, segni di<br />
cedimento. Gli imponenti solai si<br />
stanno trasformando in rischio per<br />
la Villa di Oplontis. Dal giardino<br />
che circondava la vasca, provengono<br />
sculture in marmo, copie romane<br />
degli originali greci, che hanno<br />
fatto la fortuna di Oplontis, ma che<br />
restano chiusi nei depositi.<br />
Villa Arianna è<br />
la villa d’otium<br />
più antica di<br />
Stabiae, risalente<br />
al II secolo<br />
a. C. Situata<br />
all’estremità<br />
ovest della collina<br />
di Varano<br />
al confine tra Castellammare di<br />
Stabia e Gragnano, il sito non è<br />
conosciuto neppure tra gli stessi<br />
abitanti stabiesi. L’ingresso è libero,<br />
ma la posizione in cui si trova non<br />
è facilmente raggiungibile e per<br />
questo non riesce ad attirare molti<br />
visitatori. Il sito fu più volte scavato<br />
e ricoperto dai Borbone che<br />
andavano in cerca di beni preziosi.<br />
I tagli al settore dal prossimo<br />
primo gennaio metteranno a<br />
rischio l’apertura, con la presenza<br />
di soli due custodi a coprire tutti i<br />
turni, anche quelli notturni.<br />
Come la Villa<br />
Arianna,<br />
anche Villa<br />
San Marco si<br />
trova sulla collina<br />
di Varano<br />
e sempre come<br />
l’altro sito non è<br />
stato completamente<br />
scavato e non lo si farà per<br />
mancanza di fondi. Villa San<br />
Marco è stata costruita durante<br />
l’età augustea, ed è stata notevolmente<br />
ampliata con l’aggiunta di<br />
ambienti panoramici, il giardino e<br />
la piscina durante l’età claudia. Si<br />
trova in una posizione molto difficile<br />
da raggiungere, nascosta fra<br />
vecchi casolari e terre coltivate.<br />
Attualmente è interessata da interventi<br />
di restauro e i previsti lavori<br />
per la creazione di un centro logistico<br />
di uffici per il turismo non<br />
sono stati ultimati.<br />
A via Campi<br />
Flegrei, affacciato<br />
sul meraviglioso<br />
panorama<br />
che dà su<br />
Capo Miseno<br />
si trova l’ennesimo<br />
scempio<br />
dell’archeologia<br />
campana: lo Stadio di<br />
Antonino Pio. Inaugurato nel 2008<br />
alla presenza del governatore della<br />
Campania, allora Antonio Bassolino,<br />
dopo un intervento di restauro<br />
costato otto milioni di euro,<br />
il sito di interesse mondiale versa<br />
in uno stato di abbandandono. Un<br />
monumento di rara bellezza inaccessibile<br />
per mancanza di personale<br />
addetto e ricoperto da erbacce.<br />
Non c’è nessun progetto per l’apertura<br />
dello Stadio che l’imperatore<br />
Antonino Pio dedicò duemila<br />
anni fa al suo predecessore Adriano.