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2011 Pompei ferita a morte

Numero 52 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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16 Domenica 11 dicembre 2010 TERRITORIO<br />

Il segreto è organizzare campagne di informazione sui rischi che minacciano la salute<br />

Prevenzione, invitata speciale<br />

Tra la Regione Campania e il<br />

Comune di Napoli da mesi è in<br />

corso un confronto serrato sulla<br />

realizzazione del termovalorizzatore<br />

di Acerra. Per ora, il progetto<br />

di costruzione è fermo perché la<br />

gara d’appalto è andata deserta per<br />

ben tre volte. L’emergenza rifiuti<br />

continua a dominare il dibattito<br />

politico in Campania e un tema<br />

molto controverso resta quello<br />

degli inceneritori. In Italia, sono<br />

51 i termovalorizzatori in funzione:<br />

si tratta di grossi impianti utilizzati<br />

per ridurre il volume visibile<br />

dei rifiuti da conferire in discarica.<br />

Dal risultato della combustione<br />

vengono prodotte quantità notevoli<br />

di ceneri, fumi e polveri di cui<br />

non possono essere trascurati possibili<br />

danni alla salute e all’ambiente,<br />

in particolare quelli provocati<br />

dalle diossine e dai metalli pesanti.<br />

Si tratta, secondo la classificazione<br />

Diossine e metalli pesanti degli inceneritori<br />

pericolosi veicoli di patologie tumorali<br />

Airc (International agency for<br />

research on cancer), di cancerogeni<br />

certi per l’uomo.<br />

Evitare o ridurre i rischi causati da<br />

un’esposizione alle sostanze nocive<br />

è l’obiettivo della prevenzione primaria,<br />

rivolta a soggetti sani. Nel<br />

caso dei cancerogeni, è impossibile<br />

identificare una soglia di esposizione<br />

alla sostanza al di sotto della<br />

quale si annulla il rischio di sviluppare<br />

il tumore correlato. Ciò dipende<br />

dal fatto che la suscettibilità<br />

al tumore ha una componente soggettiva.<br />

È evidente, però che all’aumentare<br />

dell’esposizione, aumenta<br />

il rischio. L’unico modo per evitare<br />

di contrarre la malattia, è<br />

scongiurare qualsiasi contatto con<br />

le sostanze cancerogene. Informare<br />

sui rischi è un primo passo<br />

verso una maggiore consapevolezza<br />

dei pericoli che si corrono al loro<br />

contatto.<br />

Uno studio molto recente in Italia<br />

ha stimato un notevole aumento<br />

del rischio per tutti i tipi di tumore<br />

nella popolazione femminile, analizzando<br />

un campione di donne<br />

residenti dal 1990 al 2003 nel raggio<br />

di 3,5 chilometri da due impianti<br />

di incenerimento contigui<br />

(Progetto Enhance Health. 2007).<br />

Un altro studio significativo, condotto<br />

in Inghilterra su 72 inceneritori<br />

e su una popolazione di 14<br />

milioni di persone, ha evidenziato<br />

che, all’allontanarsi degli impianti,<br />

diminuiva in maniera significativa<br />

l’incidenza dei tumori. (Cancer<br />

incidence near municipal solid<br />

wasteincinerators in Great Britain,<br />

Br J. Cancer 1996).Una serie di evidenze<br />

scientifiche ha permesso di<br />

dimostrare, nel corso degli anni, i<br />

danni provocati dalle emissioni di<br />

sostanze cancerogene da parte<br />

degli inceneritori di vecchia generazione.<br />

Ciò trova conferma anche<br />

nelle parole dell’Associazione italiana<br />

di epidemiologia (Aie): «Gli<br />

impianti di vecchia generazione<br />

hanno comportato l’esposizione<br />

ambientale della popolazione residente<br />

a livelli elevati di sostanze<br />

tossiche. Studi non contestabili<br />

hanno messo in evidenza eccessi di<br />

tumori riconducibili all’esposizione<br />

a diossine». D’altra parte, non<br />

esistono ancora sul piano scientifico-epidemiologico<br />

prove in grado<br />

di stabilire che gli inceneritori<br />

attualmente in funzione sul territorio<br />

italiano abbiano impatti minori<br />

sul rischio di sviluppare patologie<br />

neoplastiche. Eppure, è evidente<br />

che l’inceneritore non risolve il<br />

problema della spazzatura, sia perché<br />

lo sposta in atmosfera e in<br />

discarica, sia perché è in contrasto<br />

con la riduzione dei rifiuti e il riciclo<br />

dei materiali. Potenziare la raccolta<br />

differenziata significa depotenziare<br />

l’attività degli inceneritori,<br />

che, una volta costruiti con notevole<br />

dispiego di risorse economiche,<br />

hanno bisogno di una fonte<br />

continua di rifiuti per alimentarli.<br />

Pagina a cura di<br />

IMMA SOLIMENO<br />

L’ONCOLOGA: CAMBIARE STILE DI VITA<br />

La dottoressa Maddalena<br />

Bianco è<br />

specialista in oncologia<br />

e responsabile<br />

dell’Unità o-<br />

perativa semplice di<br />

Oncologia dell’ospedale<br />

di Gragnano.<br />

Che spazio c’è<br />

per la prevenzione<br />

primaria nella sua attività clinica<br />

quotidiana?<br />

I pazienti che osservo sono già affetti da<br />

neoplasie, per cui è fuori tempo parlare<br />

con loro di prevenzione primaria del<br />

tumore già presente. Per questi pazienti è<br />

importante comunque stabilire protocolli<br />

di prevenzione primaria, perché essi sono<br />

più a rischio dei soggetti sani nello sviluppare<br />

un secondo tumore. Le pratiche di<br />

prevenzione che consiglio riguardano<br />

soprattutto lo stile di vita: astensione dal<br />

Istituzioni e scuole<br />

in prima linea<br />

al fianco dei medici<br />

fumo, ridurre il consumo di grassi saturi,<br />

come quelli animali, aumentare il consumo<br />

di fibre. Molto dipende anche dal singolo<br />

paziente e dall’attività lavorativa che<br />

svolge.<br />

Ritiene che l’informazione prodotta<br />

sulla prevenzione primaria sia sufficiente?<br />

A chi spetta il compito di veicolare<br />

tale informazione?<br />

Penso che sia un aspetto della medicina<br />

finora troppo trascurato, su cui si dovrebbe<br />

puntare maggiormente l’attenzione. In<br />

primo luogo, alla scuola e alle istituzioni<br />

in generale spetta il compito di promuo-<br />

vere la prevenzione primaria. Questo,<br />

attraverso campagne di sensibilizzazione<br />

che possono avere un maggior impatto<br />

sociale rispetto al singolo medico: campagne<br />

anti-fumo, educazione alimentare<br />

e sessuale. Le istituzioni potrebbero<br />

intervenire, per esempio, attraverso la<br />

bonifica di aree industriali dismesse, in<br />

cui si faceva uso di amianto. Pensiamo<br />

all’area di Bagnoli, a nord di Napoli. Nei<br />

luoghi di lavoro, si dovrebbe prestare<br />

maggiormente attenzione all’utilizzo dei<br />

“cancerogeni professionali”, come il benzene.<br />

Chi deve consigliare per primo la prevenzione?<br />

Spetterebbe, a mio avviso, anche al medico<br />

di medicina generale e al pediatra di<br />

base. È con loro, più che con lo specialista,<br />

che le famiglie hanno contatti molto<br />

più frequenti. Dei propri pazienti conoscono<br />

le condizioni di vita, le abitudini<br />

alimentari e lavorative.<br />

PAPILLOMA<br />

Un vaccino<br />

per le donne<br />

LEUCEMIE<br />

Traffico<br />

sotto accusa<br />

ALIMENTI<br />

Anche il cibo<br />

ha il suo peso<br />

RAGGI SOLARI<br />

Vietate<br />

le lampade<br />

Il tumore della cervice<br />

uterina è stata<br />

la prima neoplasia<br />

riconosciuta dall’Organizzazione<br />

Mondiale della<br />

Sanità come totalmente<br />

riconducibile<br />

ad un’infezione: si<br />

stima che nel 95 per<br />

cento dei casi può essere ricondotta ad un’infezione<br />

genitale da papilloma virus umano<br />

(HPV), sessualmente trasmesso.<br />

Sono ben 3500 i casi di carcinoma del collo<br />

dell’utero diagnosticati in Italia ogni anno,<br />

ma il dato più allarmante è che oltre 1500<br />

donne muoiono a causa di questo tumore.<br />

Una strategia efficace di prevenzione primaria<br />

è la vaccinazione contro il papilloma<br />

virus. In Italia, a partire dal 2008, è in corso<br />

una campagna di offerta del vaccino gratuita,<br />

promossa dal ministero della Salute: è<br />

rivolta alle ragazze che hanno un’età compresa<br />

tra gli 11 e i 12 anni.<br />

Negli ultimi anni, si<br />

registra un aumento<br />

dei tumori<br />

infantili. In particolare,<br />

una monografia<br />

recente dell’Associazione<br />

italiana<br />

registri tumori ha<br />

messo in luce un<br />

incremento del 1,6<br />

per cento annuo per le leucemie e del 4,6 per<br />

cento per i linfomi nei bambini. Una causa<br />

possibile può essere individuata nell’ambiente:<br />

l’inquinamento atmosferico e l’uso massiccio<br />

di combustibili fossili sono particolarmente<br />

dannosi per l’infanzia. L’unica forma<br />

di prevenzione primaria è cambiare radicalmente<br />

il nostro stile di vita: riducendo l’uso<br />

delle automobili in città e diminuendo le<br />

occasioni di esposizione dei bambini all’inquinamento<br />

atmosferico. Una politica che le<br />

istituzioni, Comuni in testa, dovrebbero<br />

attuare è aumentare le zone a traffico limitato<br />

nelle città esposte a questo rischio.<br />

Anche un’alimentazione<br />

scorretta può<br />

rappresentare un<br />

rischio per l’insorgenza<br />

del cancro.<br />

Negli ultimi decenni,<br />

istituzioni pubbliche<br />

e organismi<br />

scientifici sono corse<br />

ai ripari, in molti<br />

Paesi del mondo, promuovendo, attraverso<br />

campagne di sensibilizzazione, abitudini alimentari<br />

e stili di vita più sani al fine di scongiurare<br />

nella popolazione i fattori di rischio<br />

di tumori. In particolare, l’American cancer<br />

society ha diffuso nel 2002 le linee guida su<br />

nutrizione e attività fisica per la prevenzione<br />

del cancro. Tra le più importanti: mangiare<br />

cibi sani, prediligendo quelli che provengono<br />

da fonti vegetali, ridurre il consumo di alimenti<br />

ad alta densità energetica, prestare<br />

attenzione ai metodi di lavorazione, cottura e<br />

conservazione, adottare uno stile di vita fisicamente<br />

attivo.<br />

Principale fattore<br />

di rischio dell’insorgenza<br />

di tumori<br />

cutanei è rappresentato<br />

da<br />

un’elevata esposizione<br />

alle radiazioni<br />

solari, in<br />

particolare ai raggi<br />

ultravioletti, che<br />

possono determinare alterazioni a livello<br />

del Dna presente nel nucleo delle cellule<br />

dell’epidermide.<br />

Secondo studi recenti, ci sarebbe una<br />

stretta relazione tra lo sviluppo di un<br />

melanoma e l’uso di lampade abbronzanti:<br />

un rischio di contrarre il tumore pari<br />

addirittura al 75 per cento per le persone<br />

con un’età inferiore ai 35 anni. Questo da<br />

solo dovrebbe scoraggiare i giovani all’uso<br />

costante e prolungato dei lettini solari. La<br />

prevenzione primaria si può fare prendendo<br />

una serie di precauzioni durante<br />

l’esposizione al sole.

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