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Diritto d’alloggio violato

Numero 34 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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TERZA PAGINA Domenica 11 aprile 2010<br />

Reportage da uno dei Paesi tormentati dalla guerra dei Balcani<br />

3<br />

Alcune donne kosovare<br />

davanti a un centro<br />

di spaccio<br />

per la distribuzione<br />

di derrate alimentari:<br />

il Paese, uno tra i più poveri<br />

tra quelli dilaniati<br />

dalla guerra dei Balcani,<br />

guarda al futuro<br />

con l’aiuto della Nato<br />

e spera di proiettarsi in Europa<br />

Kosovo, terra della povertà<br />

STEFANIA MELUCCI<br />

Una macchia marrone,<br />

costellata da rivoli<br />

d’acqua e intervallata<br />

da piccole vette. Il paesaggio,<br />

visto dall’alto prima di<br />

atterrare all’aeroporto militare<br />

di Dakovica, è così<br />

intenso da togliere il fiato: le<br />

creste bianche, con la loro<br />

imponenza, alternano i<br />

colori scuri del panorama,<br />

tra cielo e terra. Benvenuti<br />

in Kosovo, lo stato più<br />

recente del mondo, che ha<br />

festeggiato il secondo anno<br />

di indipendenza il 17 febbraio.<br />

Una natura da incorniciare,<br />

che mostra però le<br />

crepe nei particolari, quando<br />

lo sguardo mette a fuoco<br />

gli scorci devastati dall’inquinamento<br />

e dall’incuria.<br />

Nella splendida valle<br />

Rugova, zona occidentale<br />

del Paese, lungo la strada<br />

dissestata che si arrampica<br />

sulle vette, sono i rifiuti i<br />

veri protagonisti.<br />

Abbandonati da tempo,<br />

sono massi incastonati<br />

sulle sponde dei fiumi,<br />

capaci di catturare anche lo<br />

sguardo dell’osservatore più<br />

distratto. La tutela ambientale<br />

non è la priorità di un<br />

paese che prova a risollevarsi<br />

dalla guerra lasciata alle<br />

spalle.<br />

Il 1999 sembra lontano, ma i<br />

segni sono ancora visibili sul<br />

territorio. Lungo le strade<br />

polverose e poco trafficate<br />

spuntano le tante case grezze,<br />

consegnate ai returnees. E poi<br />

cimiteri, serbi e albanesi, con<br />

Tensioni<br />

a Mitrovica<br />

e la metà<br />

della gente<br />

sopravvive<br />

con meno<br />

di 1,43 euro<br />

al giorno<br />

file di tombe sparpagliate in<br />

maniera confusa, dove non<br />

mancano avanzi di cibo,<br />

probabilmente utilizzati per<br />

condividere la quotidianità<br />

con chi non c’è più. “New<br />

Born” è la scritta a caratteri<br />

cubitali di colore giallo<br />

posizionata nella piazza<br />

centrale di Pristina, un’opera<br />

imponente, simbolo dell’indipendenza.<br />

Ovunque<br />

spiccano le bandiere del<br />

nuovo stato, che ricordano i<br />

colori dell’Europa, accompagnate<br />

dal vessillo albanese<br />

con l’aquila bicefala.<br />

Se i kosovari si sentono<br />

giovani europei, gli indicatori<br />

di ricchezza fanno<br />

di questo Paese uno dei più<br />

poveri del vecchio continente:<br />

secondo le stime della Banca<br />

Mondiale il 45% della popolazione<br />

vive con meno di 1,43<br />

euro al giorno, e di questi il<br />

15% ha a disposizione solo<br />

novantatre centesimi per sod-<br />

disfare le necessità quotidiane,<br />

inoltre il 42% della<br />

popolazione non ha un<br />

lavoro e la fascia più colpita<br />

è quella degli under 24. In<br />

sintesi: la povertà coinvolge<br />

maggiormente le zone rurali.<br />

Uno stato appena nato,<br />

costretto a fronteggiare la<br />

mancanza di infrastrutture,<br />

l’emergenza occupazionale<br />

e la presenza costante di<br />

traffici illeciti e corruzione.<br />

Il quadro è complesso dal<br />

punto di vista economico,<br />

ma il dialogo interetnico tra<br />

maggioranza albanese e<br />

minoranza serba, almeno<br />

nella parte occidentale del<br />

Paese, funziona senza troppe<br />

frizioni. Una situazione<br />

stabile ma fragile, come sottolineato<br />

dai report internazionali.<br />

Il quadro kosovaro<br />

però si complica a nord, a<br />

Mitrovica, dove i rapporti<br />

tra i due gruppi etnici sono<br />

più tesi.<br />

Ècompito delle forze<br />

internazionali della<br />

Kfor, la missione Nato,<br />

vigilare sul territorio e garantire<br />

la libertà di spostamento di<br />

tutti gli abitanti del Kosovo.<br />

«In questi ultimi dieci anni - ha<br />

spiegato il colonnello Vincenzo<br />

Grasso, comandante del<br />

Multinational Battle Group,<br />

operante nella zona occidentale<br />

del Paese - la comunità internazionale<br />

ha assistito a un<br />

cambiamento evidente,<br />

soprattutto per quanto<br />

riguarda la sicurezza. La polizia<br />

locale ha fatto passi da gigante.<br />

Adesso bisogna far ripartire<br />

l’economia, solo così il<br />

Paese può guardare al futuro».<br />

Uno stato attaccato agli<br />

aiuti internazionali e alle<br />

rimesse dei tanti che vivono<br />

all’estero.<br />

I<br />

l<br />

Kosovo prova a ripartire,<br />

ma mostra tutte le crepe<br />

nell’insufficienza di infrastrutture.<br />

Con gli aiuti del<br />

Cimic, la cooperazione civile e<br />

militare che collabora con le<br />

autorità locali, un pezzetto<br />

d’Italia prova a ridare speranza.<br />

Nonostante il taglio dei fondi,<br />

passati da 950mila euro nel<br />

2009 a circa 543mila nel 2010,<br />

ci sono progetti per l’istruzione<br />

e per la sanità, per l’attività<br />

sportiva e per le infrastrutture.<br />

E così, a Jasanica/Josanica, nella<br />

municipalità di Klina, c’è una<br />

squadra di operai kosovari che<br />

lavora sotto l’occhio vigile del<br />

capitano Michele Gortan,<br />

architetto friulano prestato<br />

all’esercito italiano per sei mesi<br />

come riserva selezionata.<br />

Severo e un po’ schivo, i suoi<br />

occhi diventano lucidi e la voce<br />

si incrina quando parla dei piccoli<br />

studenti, incontrati la<br />

prima volta solo quattro mesi<br />

fa. «Ci sono cose che ti restano<br />

nel cuore - ha affermato il libero<br />

professionista in mimetica,<br />

durante un sopralluogo - nelle<br />

città più grandi i bambini chiedono,<br />

fanno domande, nelle<br />

zone rurali non accade nulla di<br />

tutto questo. È la dignità della<br />

povertà ».<br />

Tre giorni per ottenere il<br />

via libera dalla municipalità<br />

e iniziare i lavori:<br />

la squadra ha iniziato a<br />

imbiancare muri e a costruire<br />

nuovi servizi igienici, in modo<br />

da chiudere definitivamente<br />

quelli vecchi e fatiscenti che<br />

gettavano i liquami in un fiume<br />

poco distante dal plesso scolastico.<br />

La collaborazione Italia-<br />

Kosovo funziona perché unisce<br />

le conoscenze tricolori con le<br />

specificità del posto: banditi i<br />

materiali d’importazione e<br />

linoleum, il capitano Gortan ha<br />

preferito utilizzare legno e pietra<br />

locali per mettere in moto<br />

un circolo virtuoso all’interno<br />

del Paese. E poi, nel progetto di<br />

riqualificazione della loro<br />

scuola, sono scesi in campo<br />

anche alcuni dei 230 alunni: gli<br />

studenti delle prime tre classi,<br />

quelli che utilizzeranno la<br />

struttura più a lungo, hanno<br />

deciso i colori delle pareti e i<br />

disegni da applicare alle finestre.<br />

Mano tesa<br />

dell’Italia<br />

con progetti<br />

per scuole,<br />

sport e sanità<br />

Ritrovare<br />

il dialogo<br />

interetnico<br />

Una scelta del capitano<br />

per regalare un sorriso<br />

a chi non ha niente.<br />

Puntare sulla formazione, ma<br />

anche ritrovare la religiosità nei<br />

luoghi sacri, come il Patriarcato<br />

di Pec/Peja o il monastero di<br />

Visoki Decani, avamposti serbi<br />

in territorio albanese, dove si<br />

prova a mandare avanti il dialogo<br />

interetnico.<br />

La spiritualità della Chiesa<br />

ortodossa è racchiusa nel<br />

monastero, sorvegliato<br />

giorno e notte dal contingente<br />

italiano. I monaci, alti da far<br />

invidia ai cestisti americani,<br />

vivono una dimensione senza<br />

tempo, in totale autosufficienza.<br />

Un laboratorio d’icone<br />

sacre, una fattoria con mucche<br />

e galline, una distilleria che<br />

porta ai turisti un ottimo vino<br />

della casa e la Rakja, la tipica<br />

grappa locale, capace di riscaldare<br />

i più freddolosi durante<br />

l’inverno. Una vita di meditazione,<br />

con sveglie che suonano<br />

ogni mattina alle quattro, per<br />

mandare avanti le preghiere e<br />

l’attività collettiva. Partecipare<br />

al vespro dedicato al fondatore<br />

del monastero Santo Stefano fa<br />

cogliere al meglio la spiritualità<br />

del luogo sacro. L’odore inebriante<br />

dell’incenso, diffuso in<br />

un ambiente illuminato esclusivamente<br />

dalla luce fioca<br />

delle candele, rende l’atmosfera<br />

ancora più intima e profonda,<br />

mentre lo sguardo si perde tra<br />

gli ori e gli intarsi delle pareti.<br />

Guardare una candela e<br />

ritrovare la serenità,<br />

dimenticando per un attimo<br />

i contrasti dell’esterno.

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