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Diritto d’alloggio violato

Numero 34 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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EDITORIALE Domenica 11 aprile 2010<br />

In una società soggetta a un costante invecchiamento i giovani sono una risorsa preziosa<br />

Il talento in una scarpa<br />

Una domanda ricorrente: qual è la più seria prospettiva per le nuove generazioni?<br />

5<br />

(continua dalla prima pagina)<br />

VANNI RONSISVALLE<br />

“I<br />

nvestono tutto sui giovani” dichiarò<br />

lo scrittore alla presentazione<br />

del suo libro. “Scommettono<br />

tutto sulle nuove generazioni”<br />

fu la testimonianza del pittore. Ne scaturisce<br />

ancora una riflessione. L’Europa,<br />

noi italiani in Europa e noi in<br />

Italia soprattutto al Sud, in tutto questo<br />

non siamo neppure pietra di paragone;<br />

semmai siamo un grumo complesso di<br />

problemi senza prospettive. Mentre la<br />

signora Gelmini, che per darsi una laurea<br />

è dovuta scendere dal nord a<br />

Reggio Calabria, annichilisce la scuola,<br />

l’università – ossia quello che è il primo<br />

investimento sui giovani – con tagli<br />

devastanti.<br />

***<br />

“Lo sapete che ai bambini a scuola<br />

già dai primi anni insegnano a<br />

comporre poesie?” raccontava l’autore<br />

de Il gigante Cina, Carlo Bernari,<br />

un napoletano che avrebbe<br />

costruito la sua fama di scrittore<br />

proprio scavando nella realtà<br />

drammatica del nostro Sud.<br />

Sembrava una incoerenza, un popolo<br />

di ingegneri, che sposta il letto<br />

di grandi fiumi sommergendo<br />

interi villaggi come nulla fosse, di<br />

informatici che oggi con un gigantesco<br />

motore di ricerca nazionale,<br />

il Baidù, consentono ai governanti,<br />

che ritengono i Diritti dell’Uomo<br />

un pettegolezzo borghese, di mettere<br />

alle corde Google come niente<br />

fosse: no, i cinesi investivano già<br />

allora, quando Hu Jintao era un<br />

bambino, anche nei futuri poeti. E<br />

quando ci si è chiesto proprio di<br />

questi giorni come sia stato possibile<br />

il sorpasso, cioè quella che fino<br />

all’altro ieri era l’immagine universalmente<br />

vincente degli Stati Uniti<br />

declassata al secondo posto, gli<br />

analisti hanno detto la stessa cosa<br />

di cinquanta anni addietro. Forse<br />

per quel mixer spregiudicato di<br />

comunismo e capitalismo? L’aver<br />

shakerato insieme Marx e Adam<br />

Smith, quel fiuto per le debolezze<br />

dell’occidente? Anche, ma coralmente<br />

il giudizio scaturito da quella<br />

analisi è stato: hanno investito<br />

tutto sui giovani.<br />

A giugno dell’estate scorsa, mentre<br />

più nere e cupe si addensavano le<br />

nubi della grande crisi (che non ci<br />

darà nemmeno la consolazione di<br />

quella del ’29: la grande letteratura,<br />

i grandi romanzi americani, da<br />

Steinbeck a Caldwell che la raccontarono,<br />

non vedo in circolazione<br />

scrittori di quella grandezza) a<br />

più di mezzo secolo da quel libro<br />

carico di presagi Il gigante Cina,<br />

l’Europa si sveglia e lassù a<br />

Bruxelles si ripromettono di adottare<br />

una strategia rivoluzionaria<br />

(sic!), investire nei giovani e conferire<br />

loro maggiori responsabilità.<br />

Responsabilità?<br />

***<br />

In una società soggetta ad un<br />

costante invecchiamento, i giovani<br />

costituiscono una risorsa preziosa.<br />

Che è persino un modo curioso di<br />

porre il problema. Il paradigma<br />

giovani/vecchi non funziona; e se<br />

l’esempio cinese potrebbe accentuare<br />

il senso di colpa degli europei<br />

va ricordato che ai vecchi in Cina –<br />

Marx non c’entra, Confucio certamente<br />

– vengono attribuiti ruoli<br />

altrettanto indispensabili bilanciando<br />

entusiasmo e vigore dei<br />

giovani con saggezza ed esperienza,<br />

un capitale di risorse non indifferente;<br />

laddove il tempo che<br />

passa, una volta tanto, non è una<br />

realtà negativa, in fatto di generazioni<br />

e generazioni che si succedono<br />

come ondate.<br />

La longevità intellettuale è frutto<br />

del progresso non solo sanitario<br />

ma culturale che non è un ludico<br />

diversivo; la centenaria Rita Levi<br />

Montalcini – una paladina della<br />

ricerca affidata ad un vivaio di giovani<br />

ricercatori – è assurta a simbolo<br />

di come stanno le cose: il gap<br />

non è tra i vecchi ed i giovani, ma<br />

tra chi sa e chi non sa perché chi ne<br />

aveva il dovere non si è preoccupato<br />

di equipaggiare, armare i giovani<br />

verso le nuove realtà sociali,<br />

economiche, industriali, imprenditoriali<br />

incombenti; laddove le lauree<br />

servono soltanto per scrivere<br />

Dott. o Prof. sul biglietto da visita<br />

di giovanotti senza futuro. In una<br />

città del Sud come Messina, i laureati<br />

in forza nella Nettezza Urbana<br />

e tra i becchini del cimitero<br />

sono una falange di depressi e sfiduciati<br />

non tanto nella Provvidenza<br />

del cielo ma nella capacità,<br />

L’Italia<br />

è all’ultimo<br />

posto<br />

tra i Paesi<br />

del G8<br />

che investono<br />

sul “domani”<br />

La politica<br />

compromette<br />

le fortune<br />

morali<br />

e sociali<br />

dei nostri<br />

figli<br />

nell’onestà di chi doveva organizzargli<br />

la vita sin da piccoli qui sulla<br />

terra. I politici? Ma i politici siamo<br />

noi che abbiamo facoltà di voto.<br />

In giugno dell’anno scorso la commissione<br />

europea auspicava strategie<br />

transettoriali per i giovani. Altro<br />

che i piccoli poeti cinesi in fieri,<br />

la capacità di sfiorare i vertici della<br />

oscurità espressiva da parte dei<br />

burocrati della politica batte i lirici<br />

del più arduo ermetismo, da Mallarmé<br />

ai Paroliberi Futuristi. Strategie<br />

transettoriali, mah!<br />

Si individuano con chiarezza, questo<br />

sì, i settori in cui favorire i giovani<br />

europei. L’istruzione, l’occupazione,<br />

la creatività e l’imprenditorialità,<br />

l’inclusione sociale (sic!),<br />

la salute e lo sport, la partecipazione<br />

civica e il volontariato. E chi<br />

può dissociarsi da questi propositi?<br />

La buona salute? Obama, presidente<br />

di una nazione che ha perso<br />

il primato rispetto alla Cina, con la<br />

riforma sanitaria investe sulla<br />

salute degli americani; ossia sul<br />

futuro del loro corpo, indispensa-<br />

bile al conseguimento della felicità<br />

che è all’articolo uno della loro<br />

Costituzione.<br />

Qui al Sud, tra la gente normale<br />

che li preferisce bamboccioni piuttosto<br />

che vagabondi morti di fame<br />

in cerca di un tetto (se i nostri figli<br />

a diciotto anni li avessimo scaraventati<br />

in un mondo come questo)<br />

il loro futuro è un’ossessione. Solo<br />

che se la politica ha un senso, cioè<br />

se la politica siamo noi nel delegare<br />

ad altri, che vi si dedicano, compresa<br />

la signora Gelmini, le fortune<br />

spirituali, morali, sociali, economiche<br />

dei nostri figli il loro futuro<br />

l’abbiamo ucciso noi. La ricerca?<br />

Siamo scesi al di sotto del 1% del<br />

Pil. Rischiamo di uscire dal club<br />

dei paesi sviluppati (che comunque<br />

quanto al pittoresco, per la nostra<br />

presenza, somiglia sempre di più al<br />

dickensiano Circolo Pickwick): un<br />

taglio di un miliardo e quattrocento<br />

milioni di euro non è tirare la<br />

cinghia ma stringere il cappio a cui<br />

impiccare i nostri giovani.<br />

***<br />

Mentre Gran Bretagna, Francia,<br />

Germania moltiplicano le risorse<br />

noi siamo all’ultimo scalino tra i<br />

paesi del G8. Ci salverà il made in<br />

Italy? Per concludere come nel<br />

varietà degli Anni Quaranta, quando<br />

per congedarsi dalla platea magari<br />

un poco delusa dalla bellezza<br />

delle ballerine si calava il sipario su<br />

una gag: un provvedimento all’insegna<br />

del largo ai giovani è il seguente;<br />

e c’entra ancora la Cina.<br />

Poiché la Cina ci batte anche in<br />

quello che era una volta il nostro<br />

primato (sulla Fifty Avenue la moda<br />

italiana spopolava, oggi non<br />

più) accanto ai provvedimenti antidumping<br />

del Consiglio dei Ministri<br />

europeo relativamente alle<br />

calzature in pelle e cuoio con cui ci<br />

invadono i figli dell’ex Celeste Impero,<br />

ecco una di quelle trovate,<br />

non sciocca per carità, anzi accattivante<br />

e fantasiosa. Ma è come<br />

quella lodevole iniziativa dei pagliacci<br />

che circolano negli ospedali<br />

pediatrici per far sorridere i bambini<br />

malatissimi. Lo slogan è esaltante,<br />

come una chiamata alle armi<br />

che rifocilla lo spirito concusso e<br />

raggrinzito nella sfiducia di chi,<br />

invece della croce del Nazareno in<br />

tempi pasquali, si porta addosso<br />

un’interrogativo altrettanto drammatico<br />

sul proprio avvenire: Un<br />

talento per la scarpa. Suona come<br />

lo shakespeariano Il mio regno per<br />

un cavallo ma con l’intento lodevole<br />

di agevolare giovani che nutrono<br />

la sincera vocazione di disegnare<br />

sandali per le signore; che è<br />

certo una risorsa, uno scommettere<br />

sul futuro di una di quelle voci<br />

che hanno reso famosa l’Italia del<br />

falso boom Anni Sessanta; ma sino<br />

a ieri. Alla faccia della Gioconda<br />

dietro cui si cela l’inventore di<br />

macchine alate Leonardo, di Galileo,<br />

di Malpighi, di Marconi, di<br />

Fermi e della sopravvissuta della<br />

grande pattuglia di geni italiani, la<br />

ultracentenaria Rita Levi Montalcini.<br />

Investire sui giovani perché<br />

tra loro si annoverino domani non<br />

soltanto grandi talenti agè, ma<br />

gente che ha attinto a quel genere<br />

di felicità citata all’articolo Uno<br />

della Costituzione americana, passando<br />

per l’articolo Uno della<br />

nostra Costituzione: il Lavoro su<br />

cui è fondata. Parola di un grande,<br />

onesto meridionale che vi appose<br />

la prima firma. Si chiamava Enrico<br />

De Nicola, napoletano.<br />

vannironsisvalle@virgilio.it

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