Il mio porto non è la droga
Numero 45 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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EVENTI Domenica 17 aprile 2011<br />
Bianca Berlinguer incontra i giovani praticanti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> di Giornalismo<br />
13<br />
L’immagine prima del testo<br />
L’immagine prima del testo.<br />
Un’idea scontata, quasi una banalità<br />
volendo spiegare il si-gnificato<br />
vero del giornalismo televisivo.<br />
Eppure in questa banalità<br />
vi <strong>è</strong> il senso dell’incontro<br />
che il 29 marzo scorso ha visto<br />
Bianca Berlinguer dialogare con<br />
gli studenti dell’ateneo di Salerno.<br />
<strong>Il</strong> direttore del Tg3 al<strong>la</strong><br />
presenza di Biagio Agnes e del<br />
Rettore Pasquino, ha condiviso<br />
le sue esperienze professionali<br />
con i praticanti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> di<br />
Giornalismo e ha risposto alle<br />
domande degli universitari presenti<br />
al convegno.<br />
«L’immagine <strong>è</strong> una componente<br />
determinante del servizio televisivo».<br />
Anche un'affermazione<br />
del genere potrebbe apparire superflua,<br />
ma <strong>è</strong> in questa tautologia<br />
che va ricercata l’idea guida<br />
che ha mosso il percorso professionale<br />
del<strong>la</strong> Berlinguer, dall’incontro<br />
con Minoli al<strong>la</strong> direzione<br />
del Tg3. È necessario far sì che il<br />
giornalista <strong>non</strong> sia un semplice<br />
collettore, un qualcosa che in<br />
maniera acritica unisce un testo<br />
al video. No, un servizio di telegiornale<br />
<strong>non</strong> si esaurisce nell’addizione:<br />
giornalista più immagine.<br />
E' <strong>la</strong> forza stessa del video a<br />
dettare legge. Le sue immagini e<br />
i suoi suoni sono l’input che un<br />
bravo redattore deve essere in<br />
grado di seguire. Prima si vede<br />
l’immagine poi si scrive il testo,<br />
perché «attraverso le immagini<br />
possiamo trasmettere delle e-<br />
mozioni, delle sensazioni che lo<br />
scritto <strong>non</strong> <strong>è</strong> assolutamente in<br />
grado di dare, il fine ultimo <strong>è</strong><br />
rendere partecipe il telespettatore<br />
come <strong>non</strong> potrà mai fare un<br />
pezzo di carta stampata». Bisogna<br />
tener conto che «un servizio<br />
televisivo di un minuto e mezzo<br />
richiede un pezzo di 15-20 righe»,<br />
allora diviene ancora più<br />
chiaro che <strong>non</strong> <strong>è</strong> il testo ad avere<br />
<strong>la</strong> priorità. Sostenere che «si ha<br />
il grande vantaggio, rispetto al<strong>la</strong><br />
carta stampata, di usufruire del<strong>la</strong><br />
forza delle immagini» <strong>non</strong> significa<br />
ridurre il <strong>la</strong>voro del giornalista,<br />
che quindi avrebbe semplicemente<br />
bisogno di scrivere<br />
meno perché aiutato da un ulteriore<br />
sup<strong>porto</strong>, ma piuttosto a-<br />
deguarlo a ciò che <strong>è</strong> immediatamente<br />
visibile agli occhi del consumatore<br />
del prodotto televisivo.<br />
Premesse semplici dunque, ma<br />
sono davvero poi così scontate?<br />
A ben vedere l'informazione attuale<br />
<strong>non</strong> sembra tenerne conto<br />
infatti «ormai assistiamo ad una<br />
regressione: si scrive il testo e ci<br />
si butta dentro quello che capita».<br />
Più giusto sarebbe, anche<br />
quando <strong>non</strong> si ha <strong>la</strong> possibilità di<br />
uscire per girare e anche qualora<br />
si <strong>la</strong>vori su immagini di repertorio<br />
«innamorarsi delle immagini<br />
e del <strong>la</strong>voro che le produce, dalle<br />
riprese al montaggio». La Berlinguer<br />
ha raccontato di come,<br />
in tal senso, abbia avuto modo di<br />
fare esperienza seguendo i registi<br />
e gli autori, «rubando con gli<br />
occhi il loro <strong>la</strong>voro».<br />
Non si presta attenzione a molte<br />
cose che sono invece importanti,<br />
al di là dei contenuti politici, che<br />
anzi li precedono: «Da un punto<br />
di vista qualitativo – ha tagliato<br />
corto <strong>la</strong> giornalista - stiamo tor-<br />
<strong>Il</strong> direttore del Tg3 racconta <strong>la</strong> sua esperienza:<br />
da Minoli all’ingresso nel<strong>la</strong> terza rete Di Curzi<br />
A destra, l’incontro<br />
nell’Au<strong>la</strong> dei Consigli<br />
«Non credo<br />
nell’obiettività<br />
dei colleghi,<br />
ma nel<strong>la</strong> loro<br />
correttezza»<br />
nando indietro». E questo dipende<br />
dal<strong>la</strong> capacità del singolo<br />
giornalista, dal<strong>la</strong> sua passione:<br />
<strong>la</strong> caratteristica che più di ogni<br />
altra (e come per ogni altro<br />
<strong>la</strong>voro) fa <strong>la</strong> differenza tra un<br />
servizio ben fatto ed uno debole.<br />
Ma c'<strong>è</strong> un avvertimento: <strong>non</strong><br />
<strong>è</strong> l'obiettività a definire questo<br />
stato di cose semmai, tenuto<br />
fermo il <strong>la</strong>voro sulle immagini, <strong>è</strong><br />
<strong>la</strong> correttezza. Bisogna fare in<br />
modo che al telespettatore rimanga<br />
una scelta più ampia:<br />
<strong>non</strong> si tratta di difendersi da<br />
un’informazione standardizzata<br />
ma di avere <strong>la</strong> possibilità in un<br />
ventaglio di proposte differenti<br />
e di poter guardare un servizio<br />
Bianca Belinguer<br />
ospite del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />
di Giornalismo<br />
dell’Università di Salerno<br />
ben fatto. Citando Santoro <strong>la</strong><br />
Berlinguer <strong>è</strong> stata <strong>la</strong>pidaria:<br />
«C'<strong>è</strong> il sistema, <strong>è</strong> vero , ma <strong>la</strong> libertà<br />
<strong>è</strong> comunque nelle nostre<br />
mani». <strong>Il</strong> direttore del Tg3 ha<br />
anche espresso un parere in<br />
merito al tanto discusso emendamento<br />
sui talk show televisivi<br />
portato dal<strong>la</strong> maggioranza in<br />
Commissione vigi<strong>la</strong>nza Rai. «Se<br />
venisse approvato – ha detto<br />
poche ore prima che, in seduta<br />
di commissione, Sergio Zavoli<br />
bocciasse l’emendamento – renderebbe<br />
<strong>la</strong> vita impossibile ai<br />
programmi di dibattito politico,<br />
i quali quindi <strong>non</strong> potrebbero<br />
più andare in onda». La questione<br />
del bino<strong>mio</strong> Rai-Politica <strong>è</strong> da<br />
LA BIOGRAFIA<br />
Bianca Berlinguer <strong>è</strong> nata a Roma il 9 dicembre<br />
del 1959. Primogenita dei quattro figli di Enrico<br />
Berlinguer – storico leader del partito comunista<br />
italiano – e di Letizia Laurenti. Laureata in<br />
lettere, <strong>non</strong> ha voluto seguire le orme del<strong>la</strong> carriera<br />
del padre e ha sempre detto di «<strong>non</strong> aver<br />
mai pensato di fare un <strong>la</strong>voro diverso da quello<br />
del<strong>la</strong> giornalista». Dopo un periodo di praticantato<br />
al “Radiocorriere Tv”, ha iniziato a <strong>la</strong>vorare<br />
a “<strong>Il</strong> Messaggero”. Poi, <strong>la</strong> svolta: <strong>la</strong> prima<br />
esperienza televisiva come redattrice in<br />
“Mixer” accanto a Giovanni Minoli («l’incontro<br />
con lui <strong>è</strong> stato una svolta») e l’accesso in pianta<br />
stabile al Tg3 di Sandro Curzi, dove ha <strong>la</strong>vorato<br />
al fianco di Michele Santoro e Corradino Mineo.<br />
<strong>Il</strong> primo ottobre 2009 <strong>è</strong> stata nominata<br />
direttore del telegiornale del<strong>la</strong> terza rete e lo <strong>è</strong><br />
attualmente. Chiamarsi Berlinguer <strong>non</strong> ha rappresentato<br />
una rendita di posizione, meno che<br />
mai economica. Glielo riconobbe nel 2001<br />
Stefania Craxi: «Né <strong>mio</strong> padre né Berlinguer<br />
hanno <strong>la</strong>sciato eredità o tesori, lo sa bene<br />
Bianca che si <strong>è</strong> sempre guadagnata <strong>la</strong> vita <strong>la</strong>vorando,<br />
come ho fatto io».<br />
sempre al centro del dibattito tra<br />
il pubblico di telespettatori e gli<br />
esperti del settore. Perché lo Stato<br />
<strong>non</strong> si occupa di dare linfa vitale<br />
al<strong>la</strong> televisione pubblica?<br />
Perché <strong>non</strong> vuole dimostrare di<br />
tenere al<strong>la</strong> Rai quanto effettivamente<br />
tiene? «Nonostante quello<br />
che si dice da una parte e dall’altra<br />
dello schieramento bipartitico<br />
– ha detto il direttore del<br />
Tg3 – <strong>la</strong> politica tiene molto al<strong>la</strong><br />
Rai. <strong>Il</strong> motivo <strong>è</strong> che, tramite lo<br />
strumento del<strong>la</strong> televisione, cerca<br />
di gestire l’opinione pubblica<br />
e di esercitare il consenso. La tripartizione<br />
politica dei giornali<br />
ha fatto il suo tempo e ora andrebbe<br />
superata. Ma questo <strong>non</strong><br />
<strong>è</strong> compito di noi giornalisti, bensì<br />
degli uomini che occupano le<br />
cariche più alte dello Stato».<br />
<strong>Il</strong> <strong>la</strong>voro del giornalista <strong>è</strong> raccontare,<br />
informare, dare le notizie.<br />
«È una vita fatta di sacrificio.<br />
Chi vuole fare questo mestiere<br />
– ha spiegato agli studenti<br />
che sognano di fare i giornalisti<br />
– deve avere un ingrediente fondamentale:<br />
<strong>la</strong> passione. Spesso,<br />
nel re<strong>la</strong>zionarmi con alcuni colleghi,<br />
mi capita di pensare che<br />
“un <strong>la</strong>voro come impiegati del<br />
catasto sarebbe a loro più consono”.<br />
Perché se si cerca un mestiere<br />
con orari fissi e stabiliti, con<br />
un inizio e una fine giornata,<br />
con trasferte programmate e<br />
brevi, con guadagni alti e determinati…allora<br />
meglio <strong>la</strong>sciar<br />
perdere il giornalismo. Chi ha <strong>la</strong><br />
fortuna di fare questo <strong>la</strong>voro,<br />
perché di fortuna si tratta, deve<br />
essere sempre pronto e disponibile.<br />
Deve amare a fondo ciò che<br />
fa; tutto il resto lo si può imparare».<br />
Imparare: per strada, come<br />
si faceva un tempo, o nelle scuole,<br />
oggi uniche responsabili (o<br />
colpevoli?) di sfornare i giornalisti<br />
del futuro. Al<strong>la</strong> domanda<br />
«cosa ne pensa delle scuole che<br />
insegnano il mestiere del giornalista»,<br />
Bianca Berlinguer ha risposto<br />
che le sembrano «un<br />
buon meccanismo d’accesso»<br />
anche se poi «solo <strong>la</strong> strada e il<br />
<strong>la</strong>voro sul campo possono formare<br />
le ossa del vero professionista».<br />
Le ossa, Bianca Berlinguer,<br />
se le <strong>è</strong> fatte <strong>la</strong>vorando a<br />
“Mixer” con Giovanni Minoli e<br />
poi a “Radiocorriere Tv”, dove ha<br />
eseguito il praticantato. Poi, entrata<br />
al Tg3, <strong>non</strong> l’ha più <strong>la</strong>sciato:<br />
prima redattore, poi conduttore<br />
e infine il salto a direttore.<br />
Uno studente le ha chiesto il<br />
motivo per cui – <strong>non</strong>ostante sia<br />
diventata direttore del telegiornale<br />
– abbia deciso di continuare<br />
l’attività di conduzione. «Ho<br />
fatto questa scelta – ha risposto<br />
– per <strong>la</strong> stessa ragione per cui<br />
l’hanno fatta Fede e Mentana.<br />
Siamo giornalisti che veniamo<br />
dal video, quindi <strong>è</strong> stato naturale<br />
per noi decidere di continuare<br />
<strong>la</strong> conduzione. Diversa <strong>è</strong> invece<br />
<strong>la</strong> situazione dei giornalisti che<br />
arrivano a fare i direttori dopo<br />
un <strong>la</strong>voro cosiddetto “di macchina”.<br />
Responsabili di settore che<br />
diventano vicedirettori e poi<br />
direttori. Non hanno esperienza<br />
con il video quindi <strong>è</strong> logico che<br />
<strong>non</strong> conducano il telegiornale».<br />
La scelta inoltre nasce anche<br />
dall’esigenza di rendere il prodotto<br />
televisivo più flessibile:<br />
quando arriva una notizia <strong>la</strong> si<br />
manda in onda senza far<strong>la</strong> passare<br />
per altri filtri decisionali.<br />
Una donna instancabile, dal cognome<br />
altisonante e forse un po’<br />
ingombrante. Bianca Berlinguer<br />
ama il suo <strong>la</strong>voro e <strong>non</strong> ha mai<br />
pensato di fare altro nel<strong>la</strong> vita.<br />
«Giornalisti ci diventano tutti –<br />
ha detto citando Scalfari – ma<br />
pochi vi nascono». Probabilmente,<br />
lei vi <strong>è</strong> nata.<br />
Pagina a cura di<br />
GIORGIA MENNUNI<br />
MATTEO MARCELLI